giovedì 30 ottobre 2014

PENSIERI SULLA A12

qualche sera fa sono andata a Chiavari, invitata alla cena della consegna degli attestati di fine 1° livello del corso per sommelier di cui sono stata direttore di corso prima dell'estate. ci sono andata volentieri malgrado fossi stanca per essermi svegliata alle 6 e aver lavorato la mattina a scuola e il pomeriggio a casa. malgrado fosse una sera infrasettimanale e quindi  la mattina dopo dovessi di nuovo alzarmi alle 6 come ogni mattina. malgrado il forte mal di schiena che da giorni è tornato a farmi compagnia.
appena imboccata l'autostrada ho cominciato a pensare. tanto. forse troppo. ho persino deciso di non ascoltare musica mettendo un cd ma di ascoltare un programma radio e il notiziario. pensando di poter fermare i pensieri concentrandomi sulle parole dei conduttori. ma dopo poco mi sono accorta di non seguire i discorsi. mi sono accorta di non aver ascoltato nemmeno una notizia.
il cielo era bellissimo. sereno. stellato nonostante l'inquinamento luminoso. con uno spicchio di luna che somigliava all'immagine qui a fianco. solo che quello qui a fianco è il sole durante una eclissi. mentre quella era la luna. ma sto divagando. ecco, i miei pensieri l'altra sera facevano uguale... divagavano. facevo dei voli pindarici incredibili. da un pensiero all'altro senza collegamento. apparentemente. ma sicuramente nella mia mente un collegamento c'era. anche se bizzarro. e quando non c'era... forse c'era ma era inconscio.
il cielo stellato mi ha fatto pensare  a quando navigavo, e allora ho pensato a un mio lontano amore conosciuto proprio in quel periodo durante una sosta un po' più lunga in un porto. una storia importante durata  abbastanza a lungo per essere una storia iniziata per caso. l'unico colpo di fulmine della mia vita. uno dei pochissimi amori della mia vita.
l'autostrada che stavo percorrendo mi ha ricordato quando per lavoro sono stata due mesi  a Genova e tornavo a casa solo per il fine settimana e il pensiero di Genova mi ha riportato alla mente persone conosciute durante i miei 15 anni di lavoro nel mondo della nautica e quindi i miei 15 Saloni di Genova. ma mi ha riportato indietro anche di pochi mesi, quando per l'incarico che avevo avuto sono andata a Chiavari per una volta a settimana per due mesi. ho pensato che era fine primavera- inizio estate e le giornate stavano allungando, e io stavo bene. mentre adesso stanno accorciando, e io sto bene lo stesso. ho pensato che avevo già mal di schiena ma ancora non avevo avuto attacchi di lombalgia acuti e violenti. e che ancora non avevo fatto la risonanza magnetica e non avevo chiesto il consulto di un neurochirurgo. e non sapevo di avere due protrusioni. nome brutto che indica l'anticamera dell'ernia. nemmeno sapevo che a settembre avrei ottenuto il mio tanto atteso trasferimento in una scuola  di Viareggio. e che quindi sarebbe finita la mia vita da pendolare. dopo sei anni. e ancora non sapevo che l'estate sarebbe stata bizzarra dal punto di vista meteorologico. e nemmeno che sarei riuscita ad andare tre giorni in Franciacorta. e nemmeno immaginavo che avrei conosciuto chi poi ho conosciuto durante l'estate. e ho ricordato che ancora pensavo di essere innamorata. e forse lo ero. e che ancora pensavo che il mio rapporto, se pure traballante e in crisi da tanto, troppo tempo, forse era ancora recuperabile. e che forse non sarebbe mai finito. non ricordavo, in quel momento,  che invece tutto ha una fine (meno i würst che ne hanno due, come dicono i tedeschi) e che io l'ho sempre pensato. volevo credere ad una eccezione. senza non voler vedere che l'unica cosa che non aveva fine in quella storia era la reciproca sofferenza da quando qualcosa si era definitivamente rotto. e che non sapevo nemmeno esattamente cosa, si fosse rotto. e nemmeno esattamente quando. ma si era rotto. e che era già finito da tempo. quello che avevo creduto, ormai quasi cinque anni prima, essere "per sempre".... in realtà aveva una scadenza.  come lo yogurt. con la differenza che la data non è indicata da alcuna parte. in una cosa che in vita mia non avevo mai creduto essere possibile... per un periodo ci avevo creduto. e mi ero sbagliata.
in mezzo a pensieri spettinati come i miei capelli, aggrovigliati come i miei capelli... ma anche morbidi come i miei capelli... sono arrivata a Chiavari.
uscita autostrada, ristorante. ottima cena, e tante soddisfazioni. buoni vini, e alcune  gratificazioni. persone piacevoli. alcune molto simpatiche. peccato che anche se non siamo lontanissimi non siamo  nemmeno vicini vicini. perché alcune di quelle persone le frequenterei volentieri.
di nuovo in auto. di nuovo autostrada. di nuovo pensieri. tanti. forse troppi. ho faticato a tenerli fermi. cercavo di fissarli come fissavo la linea di mezzeria.
facevo il conto alla rovescia dei chilometri che mi separavano dal mio letto. e dei sogni ad occhi aperti che mi separano  dalla mia serenità. fine viaggio. uscita viareggio. pedaggio.  casa. letto. sonno. e ancora sogni. vita.



lunedì 13 ottobre 2014

ARROGANZA

mi dicono che sono logorroica. è vero. quindi non mi offendo. anche se non mi piace il termine perchè mi sa di negativo. di persona che parla troppo e magari anche a sproposito, di cose poco interessanti e in maniera troppo prolissa.che si parla addosso, insomma.
preferisco chiaccherona. che mi sa di persona che chiacchera spesso e volentieri, praticamente sempre,  ma in modo intelligente e interessante e forse anche pure simpatico.
mi dicono anche che sono logorroica pure nello scrivere. ma anche questo non è una novità. scherzo sempre autodefinendomi "graforroica". il mio prof di lettere del primo biennio alle superiori diceva che ogni tanto mi sarebbe dovuta cadere la penna. almeno avrei fatto una pausa per raccoglierla e per verificare se scriveva. meglio se si fosse rotta almeno avrei dovuto allungare la pausa per cercare un'altra penna.
ma non è di questo che volevo parlare... e nemmeno scrivere. ma a riprova di quanto sopra detto... se parto non mi fermo... l'introduzione era solo per dire che a volte sono anche sintetica. arrivo persino ad essere ermetica. stamani, per esempio, mi basta poco per descrivere quello che ho provato venendo al lavoro, imbottigliata nel traffico, osservando gli altri automobilisti:

VIVIAMO IN UN MONDO POPOLATO DA ARROGANTI. punto.

domenica 12 ottobre 2014

IL TRENO, IL VINO

e dopo il treno preso dopo secoli martedì, per andare a Firenze per la giornata dello champagne, c'è il treno preso di nuovo dopo solo due giorni, giovedì,  per tornare a Firenze per la presentazione della guida dell'Espresso. stessa stazione di partenza, praticamente stesso treno anche se con orario diverso (quello delle 8.10 anziché quello delle 9.10) stesse fermate. stesso caleidoscopio di immagini fuori dal finestrino, stesso assortimento di varia umanità dentro lo scompartimento, stesso groviglio di pensieri spettinati (come i miei capelli) dentro la mente, stesso intreccio di piacevoli sensazioni dentro l'anima.
ovviamente anche stessa corsa per raggiungere la stazione  da casa mia perché anche se stavolta cerco di calcolare bene i tempi, una serie di imprevisti casalinghi mi porta ugualmente a correre per non perdere il treno.
però stavolta riesco a fare il biglietto in stazione. ed anche a convalidarlo nell'apposita macchinetta! Viareggio ormai è una stazione di serie B. pochi treni, niente fermate per le varie frecce... rosse, bianche o azzurre che siano. biglietteria aperta solo in certi orari e solo una su sei. coda. impiegata lenta. signora gentile che mi fa passare avanti ché tanto doveva solo chiedere informazioni. annuncio treno, corsa nel sottopasso, scale salite di corsa, binario sbagliato, scale discese di corsa, e risalite di corsa stavolta al binario giusto, treno. al primo posto libero mi siedo e vedo una faccia conosciuta. una professoressa che insegna nella scuola dove lavoravo lo scorso anno. io ero nella sede distaccata ma ci siamo incrociate qualche volta e reciprocamente piaciute. ci salutiamo e intanto il caldo (già appiccicoso fuori),  aumenta per reazione alla corsa. camicia bianca pulita e ben stirata e ancora profumata di ammorbidente... già stropicciata. appoggio la schiena al sedile per rilassarmi e riprendere una respirazione e una traspirazione normali ma la poltroncina di plastica non aiuta. la camicia si appiccica ancora di più e diventa un tutt'uno con la mia pelle e con la plastica dello schienale. mi metto seduta senza appoggiarmi e mi  salta  un bottone della camicia, fortunatamente il più basso. ho sempre ago e filo in borsa. mai quando serve. perfetto. così, per non andare a giro con la pancia all'aria sarò costretta a tenere il giubbotto legato in vita tutto il giorno. tanto è freddo.... rido tra me e me. Fantozzi in confronto a me è un dilettante...
il treno si muove. partiamo. e ad ogni metro percorso e per ogni minuto che passa penso che la mia giornata fiorentina si avvicina. un'altra giornata tutta per me e dedicata alla mia passione: il vino a 360°... come mi piace dire... dalla vigna al bicchiere.
parlo con la prof.  mi dice del suo nuovo impegno come vicepreside. io le dico della nuova scuola dove ho chiesto ed ottenuto il trasferimento. di quanto sia contenta non solo per la vicinanza a casa ma anche per il tipo di laboratorio nel quale sono impegnata. tra le tante cose che ci siamo dette tra Viareggio e Lucca dove lei è scesa mi dice anche che ha sentito dire che sono in gamba sul lavoro. be'... son soddisfazioni, non si vive di solo pane. ci salutiamo. lei ha un appuntamento in provincia per la scuola. io, le dico, vado a Firenze a degustare i vini premiati come eccellenze dall'Espresso. scopro così che anche lei è sommelier e quindi, mi dice, un po' mi invidia.
resto sola con i miei pensieri. sto bene. da qualche settimana ho ripreso in mano la mia vita e ho deciso di coccolarmi un po'. di volermi più bene. di ascoltare di più il mio corpo e i segnali che mi manda. mal di schiena? si certo, la discopatia. l'inizio di ernia... ma anche fardelli che mi son portata sulle spalle e spesso anche inutilmente. e allora terapie farmacologiche per superare l'attacco acuto, fisioterapie per togliere dolori e contrazioni. ma adesso che sto meglio... ho capito che bisogna anche fermarsi quando si è stanchi. regalarsi momenti di relax. riposare il corpo ma anche la mente. fare cose piacevoli. trovare il tempo di fare attività fisica. e circondarsi di persone positive. sto facendo tutto questo. e i primi risultati stanno già arrivando.
a Montecatini sale un gruppo di vacanzieri tedeschi non proprio giovanissimi. li ascolto un po'. non per farmi i fatti loro ma perché voglio testare cosa ricordo della loro lingua che io amo ma che ormai non ho più molte occasioni di parlare.
ad un certo punto uno di loro va in bagno. arriva una ragazza e chiede se il posto è libero. lei parla solo italiano e loro solo tedesco. non si capiscono. lei capisce che è libero e si siede. loro dicono di no allora si alza. tra di loro si chiedono "chissà come si dice occupato in italiano" allora io dico loro come si dice e iniziamo a scambiare qualche battuta. mi fanno i complimenti per il mio tedesco e io invece chiedo scusa perché, dico,  ho dimenticato molto. però piano piano riaffiora tutto. dico loro che anche quando andavo spesso in Germania anche per lavoro all'inizio mi sembrava di non ricordare niente ma poi tutto mi tornava in mente piano piano. e aggiungo che se poi bevo un paio di birre dopo parlo benissimo, tanto bene che sembro nata a Berlino. li faccio ridere di gusto. ma chi l'ha detto che i tedeschi sono freddi? alcuni di loro sono ridanciani e goderecci. e anche piacevoli. riprendo a guardare il caleidoscopio fuori dal finestrino e la signora più vicina a me riprende a parlarmi. mi chiede dove ho imparato il tedesco e dove sono stata in Germania. io le dico che ho fatto solo un piccolo corso privato ma che sono stata spesso a trovare amici vicino ad Heidelberg, dove poi  mi ero anche iscritta all'università per fare un corso per stranieri che poi non ho fatto perché mentre ero là ad organizzarmi cercando casa e lavoro ho avuto un brutto incidente e sono rimasta in ospedale tre mesi e dopo sono rientrata in Italia. le chiedo da dove vengono. lei mi dice da un paesino piccolo del nord, vicino alla Danimarca e aggiunge che viene spesso in Italia, che ama tutta l'Italia ma che adora la Toscana. io le dico che effettivamente l'Italia è tutta bella ma che la Toscana è la regione più bella perché abbiamo tutto. le città d'arte, il mare, le montagne, la campagna...  in coro (anche con un'altra "frau" che si è unita alla conversazione) diciamo che la cucina è ottima. ridiamo per averlo detto insieme... e io aggiungo che c'è pure il vino buono... e un signore, unico uomo del gruppo, marito di una di loro indicandomi mi dice "e poi ci sono le belle donne".... che galantuomo. ringrazio. eh be'... anche queste son soddisfazioni. :-)
tra una chiacchera e l'altra arriviamo a Firenze. li saluto augurando loro un buon proseguo di vacanza. vado verso un bar. un caffè è quello che ci vuole. poi direzione Leopolda. dove incontro il mio amico giornalista che mi ha "regalato" la possibilità di entrare a questa manifestazione riservata agli operatori accreditandomi come collaboratrice della sua rivista. in realtà la collaborazione è appena appena cominciata ma spero che si svilupperà. io le idee ce l'ho. se trovo chi le apprezza poi me ne viene anche di più.
sono quasi emozionata. ho fatto cinque o sei edizioni di questa manifestazione ma sempre a fare servizio come sommelier. il primo anno poi, non ancora diplomata, solo come supporto ai sommelier. che guardavo con ammirazione sognando un giorno di indossare lo stesso smoking ma soprattutto di conoscere il vino come loro. ho indossato lo smoking ed ho imparato molte cose. sono come loro. forse, senza falsa modestia, anche meglio di alcuni di loro. li guardo e sono belli. eleganti e professionali. il colpo d'occhio è davvero bello.e mi congratulo con alcuni di loro e con i capo servizio. e con il responsabile nazionale dei sommelier. e con il segretario nazionale e con  il presidente. mi ricordo per un attimo quando ero di là dal banco. la tensione del prima,  la fatica del durante e la stanchezza del dopo. ma anche la soddisfazione a fine giornata. ma penso anche che oggi, finalmente dalla parte di qua, posso assaggiare, degustare e commentare con chi di vino ne ha masticato e "sputato" tanto. e ne ha fatto un lavoro.
si, il vino si sputa. questo lo scrivo per chi non è pratico di degustazioni professionali. alle manifestazioni dove si assaggiano molti vini, alle degustazioni tecniche dove si assaggiano e si valutano alcuni vini, alle degustazioni dei concorsi dove degustatori professionisti valutano e  premiano parecchi vini, alle degustazioni dove esperti e giornalisti valutano e "recensiscono" vini e  aziende e dove in una mattinata vengono assaggiati settanta-ottanta vini... ovviamente "si sputa"... pena l'ubriacatura o comunque la perdita di lucidità e capacità gustativa...
sono stata bene. ho rivisto facce amiche. ho salutato colleghi di altre delegazioni che non vedevo da tempo. ho rivisto "vignaioli" amici e ne ho conosciuti altri.  ho assaggiato (e sputato) parecchi vini. e come al solito mi sono sentita bravina quando ho dato giudizi che coincidevano con quelli di chi è avanti a me anni luce.
veniamo via che mi sembra tardissimo, per l'intensità della giornata. in realtà è solo primo pomeriggio. autostrada, chiacchere, risate, sosta caffè, considerazioni, complimenti, suggerimenti. ho ancora tanto da imparare, dico io, un po' sconsolata.  ma sono sulla buona strada, mi dicono. resto  perplessa e allora aggiungono che sono già brava...così dicono. e ci voglio credere. continuando a studiare e ad assaggiare.
e a sputare. son soddisfazioni (saranno un po' troppe per oggi?) che danno una impennata alla mia autostima.
casa, doccia, appuntamento per  prova di degustazione professionale di alcuni vini tra i quali un chianti, un chianti classico, un pinot nero toscano e alcuni IGT toscani. sarà che nel frattempo ho dovuto risolvere un problema imprevisto. e avevo quindi la testa altrove. sarà che ero stanca. sarà che le degustazioni si fanno la mattina. sarà che non avevo mai fatto una degustazione professionale "di valutazione" (avevo solo assistito a degustazioni di questo tipo come supporto per prendere le bottiglie a batterie di cinque alla volta dal frigorifero e/o dalla cantina e portarle ai degustatori). sarà  che non sono poi così brava... ma è stata una tragedia. e la mia autostima ha avuto un calo vertiginoso. sono riuscita a riderci sopra perché l'ironia e l'autoironia sono parte di me. però  non ero contenta...
ma mi ripiglio... eh, se mi ripiglio... alla prossima, amici degustatori professionisti che avete così tanta pazienza con me che sono alle prime armi...e grazie davvero. mi avete insegnato già tanto. adesso sta a me. stappare, degustare, sputare, considerare, esprimere giudizi.
imparare.





sabato 11 ottobre 2014

IL TRENO, LO CHAMPAGNE

erano anni, ma mi sembravano secoli, che non prendevo un treno. l'ultima volta era un treno per Parigi. vagone letto. non fa testo. perchè lo presi di sera. euforia da partenza, con famiglia al seguito. e soprattutto con figlio quattrenne... ai primi cenni di stanchezza letto e sonno. disturbato, a intermittenza, non come in un vero letto. ma sonno. e poi il risveglio. praticamente a Parigi. no. non fa testo. un treno regionale (come si chiama ora) praticamente un locale (come si chiamava allora) erano almeno una venticinquina d'anni che non lo prendevo. e l'ho preso due volte in tre giorni, solo andata, per Firenze. nel senso che per il ritorno sapevo di avere un posto in auto con amici che avrei trovato là. martedì a Palazzo Borghese per la giornata dello champagne. giovedì alla Stazione Leopolda per la presentazione della guida dell'Espresso.
martedì non sapevo cosa mi aspettasse sul treno. caos? sporcizia? ritardi? sono arrivata trafelata in stazione, che è vicinissima a casa mia  ma io sono in perenne ritardo. vivo spettinata e in ritardo. da una vita. da sempre. e poi non ho saputo calcolare la distanza e il tempo necessario per percorrere tale distanza a piedi. mentre correvo  nel sottopasso per andare a fare il biglietto hanno annunciato il treno in partenza. puntuale. dietrofront. non potevo rischiare di perdere il treno. mi sarebbe saltato tutto il programma della giornata. speravo di trovare velocemente il capotreno per fare il biglietto a bordo. chè se lo cerchi te paghi solo il biglietto. se ti trova lui paghi anche la multa.
montata sul treno praticamente al volo. e  trovato  il capotreno davanti. gli dico "buongiorno, cercavo proprio lei". e lui mi fa il biglietto. gentile e sorridente. prendo posto. treno pulito e abbastanza comodo. si parte.
guardo fuori il paesaggio che scorre. e penso. a tutto. a niente. ho la testa piena di mille pensieri ma leggera. mi sto regalando una giornata tutta per me dopo un periodo di tempo indefinito ma comunque troppo lungo. e per una delle mie passioni: il vino. passione nella passione: lo champagne.
sul treno mi guardo in giro. persone e personaggi di varia umanità. il tipo in carriera che non vedo ma sento, seduto qualche posto davanti a me.  che parla ininterrottamente al telefono. chiamate ricevute, effettuate. ha parlato con clienti, con superiori, con subordinati, con segretarie e forse anche con un'amico. o un'amica. o un/una collega con il quale però, dal tono, aveva più confidenza. il tutto a voce alta. due palle.
poi c'era la mamma giovane della quale, pure di lei, ho sentito solo la voce. dall'accento napoletano, che dava istruzioni ad una baby sitter, o a un marito lasciato a casa con il bambino piccolo o ad una nonna, su cosa dare da mangiare alla creatura, la quantità  e a che ora. ma lasciare le cose dette prima no eh? anche in questo caso... due palle.
poi i due signori, marito e moglie, dall'aspetto straniero ma italiani anche se parlanti uno strano dialetto del nord,  un po' agè. marito e moglie. lui dice che ha fame. lei gli dice che non è ora di mangiare. lui borbotta rassegnato tra se e se che lei deve sempre decidere tutto, anche a che ora si deve avere fame. allora lei, pure rassegnata, tira fuori un sacchetto e dal sacchetto un piccolo panino imbottito. si sorridono. non mi hanno fatto due palle. tutt'altro. mi hanno fatto  tenerezza.
passa il controllo biglietti. intanto Firenze e la mia giornata di champagne si avvicinano. passata Lucca che una volta non mi piaceva invece ha un suo perchè. passata Pescia che mi riporta ad un sabato mattina di più di 15 anni fa, quando alle 12 il mio travaglio finiva  e mio figlio nasceva. in quella cittadina scelta solo perchè aveva  un ospedale che favoriva il parto naturale e la dimissione precoce. passata Montecatini, che mi riporta invece ad una mia esperienza di teatro amatoriale di quasi 30 anni fa... passata Prato e i suoi cinesi (ma quanti sono?)... finalmente Santa Maria Novella. puntualissimo. Firenze. caffè, passeggiata, panino (solo qualche morso) mangiato senza fame per non andare a degustare a stomaco vuoto. palazzo meraviglioso. champagne. tanta gente. tutti interessati. tutti operatori. molti conoscenti. qualche amico. tanto ben di dio. peccato sputare. ma non puoi deglutire. al terzo assaggio non sentiresti più niente. tra le maison piacevoli sorprese, qualche conferma, alcune delusioni. sento esperti che danno giudizi che coincidono con i miei. e allora mi sento brava.  so di avere ancora molta strada da fare ma capisco di averne fatta parecchia.
ad un certo punto penso che la giornata sia finita...  ed è anche giusto che sia così anche se è ancora primo pomeriggio... invece mi aspettava ancora una piacevole passeggiata per Firenze (sempre meravigliosa) in ottima compagnia, un rientro verso casa ridanciano e un pit stop per la cena a Lucca in un locale slowfood dove incontro per caso anche altri amici. arrivo a casa stanchissima. ma con un senso di serena leggerezza.

domenica 21 settembre 2014

L' ORIGINE DELLE PASSIONI

capita che qualcuno mi chieda perché mi sono appassionata al mare prima e al mondo del vino poi. entrambe le passioni vengono da lontano. addirittura il fascino che subivo da questi due mondi quando ero piccola mi è stato in parte raccontato perché ero così piccola che non lo ricordo. sembra che restassi in silenzio assorta e sorridente davanti al mare quando mia madre mi portava sulla spiaggia la mattina presto. in estate.o in bicicletta sul molo,  in tutte le altre stagioni, appena il tempo le permetteva. perché l'aria salmastra, lo iodio e il sole facevano bene. guardavo quell'immensa distesa d'acqua, se il mare era calmo, e stavo bene. mi dava pace. guardavo le onde frangersi sulla riva o sugli scogli, se il mare era mosso,  ed ero affascinata. guardavo le barche e sognavo. erano considerazioni che  faceva  mia madre interpretando le mie espressioni. ma visto che sono sensazioni che provo anche adesso... credo che non fosse lontana dal vero...

la zona di Viareggio dove vivevo all'epoca era periferia, quasi campagna. oggi è un quartiere come tutti gli altri. all'epoca, in fondo alla strada dove abitavo (e dove ancora oggi vivono i miei) c'era un passaggio a livello "morto" oltre il quale c'erano campi, una pioppeta e la casa di un contadino. prima del passaggio a livello c'era invece  un casello dove abitava un ferroviere con sua moglie e una figlia di poco più grande di me. in uso, oltre al casello, aveva un paio di filari di vigna che correvano per qualche centinaio di metri lungo la ferrovia.
quando arrivava settembre, in un giorno che lui riteneva giusto e che ci comunicava per tempo e che noi aspettavamo con impazienza, il ferroviere chiamava tutti i ragazzini della strada e consegnandoci un paio di forbici ci portava "di là dalla ferrovia" con sua moglie e sua figlia e dopo averci fatto vedere dove tagliare dava inizio alla "vendemmia".
il giorno dopo ci metteva in fila su un muretto, ci lavava i piedi con la sistola * e ci faceva entrare in grossi contenitori dove iniziavamo a pigiare l'uva. la sensazione dell'uva che si spacca sotto i piedi, del solletico dei raspi, dei grappoli che diventano poltiglia... non la dimenticherò mai.
ci preparava anche la merenda. un po' di pane con l'olio, o con il pomodoro strusciato, o qualche fico colto dall'albero nell'orto.
dopo buttava "il pigiato" in una botte di legno che aveva in una stanza buia sul retro della casa. e ricordo, quando andavo a trovare sua figlia per chiaccherare un po' e passavo dal retro, attraversando quella stanza buia e fredda,  secondo che mese era,  l'odore del mosto  il rumore del "ribollir dei tini". e il sapore aspro del vino pronto, qualche mese dopo, che mi faceva assaggiare (giusto bagnare le labbra). e l'orgoglio nel pensare che quel vino "l'avevo fatto anche io". non so se  l'asprezza è solo nel mio ricordo o se davvero era il sapore di quel vino fatto in casa. so che quel lungo procedimento, dalla vigna al bicchiere, mi affascinava.
come mi affascinava la "cambusa" del ristorante di lusso dove lavorava mio padre come cameriere e dove, nel periodo che ci ha lavorato anche mia madre come governante, io e mio fratello abbiamo trascorso pomeriggi dopo la scuola. la cambusa era la cantina. ma il proprietario era appassionato di mare e parte dell'arredamento  del ristorante, che si trovava sul molo, ricordava l'interno di una nave. il suo ufficio lo chiamava "cabina" ed era arredato come la cabina di una nave, e anche la finestra era un oblò. e la cantina era chiamata, appunto, cambusa.
mi piaceva seguire mio padre quando sistemava i vini sugli scaffali. mi piaceva guardare le etichette e immaginavo fossero bottiglie preziose, data la cura e l'attenzione che mio padre riservava loro. sicuramente all'interno ci doveva essere, pensavo, un vino buonissimo. ben diverso dal vino "del ferroviere".
narra la leggenda (perché questa è una delle cose che non ricordo ma che mio padre sostiene) che io in quel periodo, di tanto in tanto, dicessi che da grande volevo fare il sommelier. avevo circa 10 anni. bene. avevo fatto dei progressi visto che per un periodo, intorno ai 6 anni,  alla domanda cosa farai da grande rispondevo "il benzinaio". forse perché mi piaceva l'odore della benzina. deve essere per questo che oggi amo il risling. (e questa la capiranno solo gli appassionati di enologia)
in quel lussuoso locale che oggi, cambiato il proprietario, a poco a poco dopo la vendita è diventato una trattoria (con tutto il rispetto per le trattorie ma se il vecchio proprietario ormai morto lo vedesse morirebbe per la seconda volta) non c'era un sommelier ma sapevo cosa era e cosa faceva un sommelier perché mio padre me lo aveva spiegato. e pare che proprio dopo la sua spiegazione abbia cominciato a immaginarmi a stappare, a degustare, a servire dei vini importanti.
a me il vino non piaceva. quella goccia di vino che a volte i vecchi mettevano nel bicchier d'acqua dei piccoli durante il pasto non mi piaceva. ma mi piaceva l'odore.
intorno ai 16 anni mia madre, mia nonna, mio padre... iniziarono a dirmi che dovevo bere almeno un dito di vino che sicuramente mi avrebbe alzato la pressione che avevo sempre bassa. e che, insieme alla "ciccia", mi avrebbe aiutato a combattere quella leggera anemia... perché si sa... il vino fa buon sangue, dicevano. ma a me il vino continuava a non piacermi. poi mia madre una volta comprò il lambrusco. lo sentì dolcino, leggermente frizzante, e mi sembrava una bibita. e allora un dito di lambrusco a pranzo e uno a cena ce la facevo a berli. per la gioia dei miei che mi vedevano (e lo ero) sempre verde... versione pallida e invernale di chi come me ha la pelle olivastra. che poco c'entra con la salute effettiva della persona. ma vallo a spiegare a mia nonna.

ho continuato ad amare il mare, come ben sa chi mi conosce. tanto da frequentare l'Istituto Tecnico Nautico, lavorare poi nel settore per venti anni  dei quali tre trascorsi imbarcata come marinaio.
e ancora oggi, che faccio tutt'altro, lo amo. in estate facendo vita da spiaggia appena posso. e in tutte le altre stagioni correndo sul molo a respirare un po' d'aria salmastra, di iodio e a godermi un raggio di sole. che, si sa, fanno sempre bene.
ho continuato ad amare il mondo del vino, che nel frattempo ho cominciato a bere e ad apprezzare. prima da autodidatta, poi con un mini corso, poi diplomandomi sommelier. e continuo ad amarlo, dalla vigna al bicchiere. visitando cantine e partecipando a degustazioni. insegnando anche a chi, autodidatta come ero io all'inizio, ama il vino e vuole conoscerlo per apprezzarlo.
ovviamente adoro  le prime due strofe della  poesia "san martino" del Carducci...

La nebbia a gl'irti colli 
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale 
urla e biancheggia il mar; 

ma per le vie del borgo 
dal ribollir de' tini 
va l'aspro odor de i vini 
l'anime a rallegrar.
 


* sistola = termine toscano che indica un pezzo abbastanza lungo di tubo di gomma che, collegato ad una fontana (in toscana cannella), viene  usato per annaffiare le piante

domenica 14 settembre 2014

LA STESSA STRADA

ieri ho percorso  una parte della strada che ho fatto per anni, tutti i giorni, giorno dopo giorno, mese dopo mese. è la strada che mi portava a lavoro. a Seravezza, dove si trova la scuola che era mia sede di servizio. qualche volta però, quando la sede di Seravezza era chiusa, dovevo andare a Forte dei Marmi, dove si trova la scuola che era sede centrale. una strada percorsa con diverse condizioni meteo fuori dal finestrino, attraversando ogni stagione. una strada percorsa con diversi pensieri nella testa, organizzando mentalmente la giornata cercando di rendere "produttivi" quei quaranta  minuti di guida. una strada percorsa con diversi stati d'animo nella pancia, mai positivi. andando in un posto che non mi piaceva, a fare un lavoro che non mi piaceva. circondata da molte persone, alcune delle quali non mi piacevano.
ieri dovevo andare al Forte. e non per lavoro. una amica aveva organizzato la presentazione di un libro di poesie. e mentre viaggiavo ripensavo a tante cose. e mi sentivo finalmente lontana dal periodo più brutto della mia vita lavorativa.
la serata è stata piacevolissima. belle poesie, scritte a quattro mani da un uomo e una donna che si sono conosciuti su facebook e coltivando la stessa passione per la scrittura e per la poesia hanno iniziato ad inviarsi versi e poi ad aggiungere versi propri ai versi dell'altro. si sono accorti che venivano fuori vere e proprie poesie dove non si capiva più chi aveva scritto cosa. ed hanno avuto l'idea di raccogliere gli scritti e farne un libro.
interessante la conoscenza con gli autori e con alcune persone venute dal nord  per assistere alla presentazione di questo libro e per conoscere gli  autori che invece vengono dal  sud (campano lui e siciliana lei) che avevano conosciuto su facebook e dei quali leggevano ed apprezzavano  gli scritti senza mai averli incontrati nella vita reale.
le ore sono scivolate via tra un verso ed una riflessione, tra un aperitivo e due chiacchere, tra uno stuzzichino e una risata. il tutto allietato pure dalle note di un sassofono.
tornando a casa, arriccchita di nuove conoscenze, sono passata davanti a quella scuola che per me resterà sempre "il salotto buono del diavolo", come la definivo quando chiamavo invece la mia sede di servizio "casa del diavolo". ho sorriso. un periodo ormai chiuso. definitivamente. una tempesta che ho affrontato e superato. dalla quale sono uscita un po' acciaccata ma ancora più forte. ed ho continuato, serenamente, la strada. verso casa.
e sto continuando, serenamente, la strada.
della vita.

martedì 9 settembre 2014

STAGIONI ASTRONOMICHE, METEOROLOGICHE, DEL CUORE E DELL'ANIMA.

quest'anno l'estate praticamente non c'è stata. almeno  meteorologicamente parlando. ma niente, nemmeno il maltempo,  ha potuto impedire che lo fosse astronomicamente (e menomale). e quindi le giornate erano lunghe, come ogni estate. anche se è proprio da momento che scatta l'estate astronomica, e cioè al solstizio d'estate (20 o 21 giugno, dipende dall'anno) che le giornate iniziano ad accorciare di nuovo. se pure  in maniera impercettibile. ma le ore di luce in estate sono sufficienti a farci far colazione col sole e cenare col sole. e la luce, si sa, è vita. e quei pochi minuti di luce in meno la mattina e quei pochi minuti di luce in meno la sera non cambiano la sensazione d'estate. e non sono sufficienti a farci pensare che piano piano ci avviamo all'autunno. sempre astronomicamente parlando. e nell'aria c'è  profumo d'estate. e c'era anche quest'anno. anche quando pioveva. anche quando era quasi freddo. c'era comunque profumo d'estate. adesso l'accorciarsi sempre più evidente delle giornate è percettibilissimo. si cena che è già buio, ogni sera un po' di più. e quando suona la sveglia è sempre buio. e il sole ogni mattina sorge un po' più tardi. e nell'aria c'è profumo di autunno.
oggi sono triste. e l'astronomia e la meteorologia c'entrano poco. ho un po' freddo dentro l'anima. e qualche foglia ingiallita  è caduta nel mio cuore. per fortuna ho cieli azzurri almeno nella mente. che fanno pendant con gli occhi di mio figlio. mio figlio che è il raggio di sole che riesce sempre a scaldarmi.
affronterò anche questo inverno.
e tornerà l'estate.
in tutti i sensi.
panta rei.

domenica 7 settembre 2014

IN RADA E IN NAVIGAZIONE. NEL MARE E NELLA VITA.

ieri mattina, pochi minuti dopo le 7. mentre sto per uscire dalla doccia sento il suono di notifica dell'arrivo di un messaggio. indosso un accappatoio e mentre mi asciugo penso chi possa essere mattiniero come me. è sabato mattina e io devo andare a lavorare ma nessuno tra i miei amici lavora il sabato. mio fratello a volte si. penso sia lui e mi preoccupo anche un po'. vive con i miei genitori i quali,  anche se ancora in gamba, sono pur sempre anziani e con qualche acciacco dell'età. controllo il telefono. leggo il nome del mittente. è un amico. ma il messaggio non contiene parole. solo una immagine. la apro. so che è in Corsica. in barca a vela. ci accomunano molte cose tra le quali la passione per il mare. che lui riesce a coltivare molto più di me. e spesso mi rende partecipe di qualche suo bel momento "di mare" inviandomi belle immagini. come questa. è la foto dell'alba. in rada. stare in rada significa, per chi non è "avvezzo" al mare ed è  poco pratico di termini marinareschi, dar fondo all'ancora sotto costa, in un punto riparato dal mare e dal vento, invece di entrare ed ormeggiare  in porto. ed ha un fascino particolare.
rispondo al mio amico  ringraziandolo e dicendo che le albe e i tramonti sono tra le cose che più mi mancano del mio "navigare". soprattutto quelli delle notti passate in rada. mi risponde che il senso de messaggio era proprio quello. condividere uno dei momenti che lui adora e che immaginava, conoscendomi,  amassi anche io. inizio a prepararmi per il lavoro e vestendomi ripenso a quando navigavo. mi sembra siano passati cento anni. mi sembra di averlo fatto in un'altra vita. mentre invece l'ultimo imbarco risale "solo" a diciassette anni fa. certo non pochi. ma niente in confronto all'eternità. una frase fatta, ma così è. l'eternità poi  è uno di quei concetti astratti, come immenso, infinito... che in mare prendono forma. come prendono forma alcune sensazioni  solitamente non descrivibili. serenità. pace. ma anche irrequietezza. e perché no, paura.
ripenso alle mie notti in navigazione e a quelle in rada. con le albe e i tramonti dai colori indescrivibili che nemmeno le belle foto riescono a riprodurre. al sole che nasce e scompare sempre dal mare e nel mare. sempre in un punto diverso. ma solo rispetto a chi lo guarda. perché, si sa, lui sorge sempre ad est e tramonta sempre  ad ovest. ripenso anche alle notti in porto. al tintinnare delle drizze e delle sartie delle barche a vela ormeggiate vicino a noi. perché ero marinaio su una barca a motore. e quindi quella musica tintinnante potevo goderla solo se c'era vicino qualche barca a vela. e se c'era un po' di vento. io dovevo accontentarmi di un altro "suono". anzi due. che pure adoro. uno è lo "sciabordìo" dell'acqua che batte leggermente sullo scafo dondolato da un po' di risacca. e l'altro è il "cigolìo"  dei cavi di ormeggio, ora tesi ora laschi, al ritmo della risacca. tanto più percettibile quanto più l'oblò della cabina è vicino ad uno dei cavi. e penso pure alle albe ed ai tramonti in porto. il sole che scompare dietro ad un promontorio. e risorge dal mare. o che si tuffa nel mare dopo aver attraversato con i suoi raggi rossi una foresta di alberi di legno e di acciaio. o che fa capolino da dietro un gruppo di case arroccate su una collina che si tuffa nel mare. cartoline di vita sempre diverse. mille espressioni di uno stesso fenomeno. sempre diverso e sempre uguale.
a volte il mio amico mi invia anche brevi filmati. di lui al timone che recita, con la voce attraversata dal rumore del vento,  termini e numeri che solo un appassionato di mare può decifrare. sono i dati di navigazione. rotta. vento. mare. vele. manovre.
allora ripenso ai miei anni di scuola. quando studiando navigazione, astronomia, meteorologia ed oceanografia immaginavo un giorno di solcare i mari, di approdare in terre lontane, di attraversare le tempeste e di assaporare le calme. in realtà poi l'ho fatto solo per pochi anni. realmente. ma continuo a farlo ogni giorno. con la fantasia, continuando ad immaginare traversate oceaniche e navigazioni costiere. nel ricordo, continuando a ripensare a notti trascorse nel silenzio della rada o in porto tra il tintinnìo delle manovre e il cigolìo delle cime. nella realtà, continuando a navigare nel mare della vita. superando tempeste ed approdando, di tanto in tanto, in qualche porto sicuro.

sabato 30 agosto 2014

MANCANZA

mi mancavi. troppe cose negli ultimi tempi ci hanno tenuti distanti. mi mancava il tuo abbraccio. mi mancava sentirmi avvolgere da te e sentire il tuo sapore sulle mie labbra. mi mancava ascoltarti. e così oggi ti ho raggiunto. e già vederti mi ha riconciliato con il mondo e mi ha dato un senso di serenità. quando poi finalmente mi sono immersa in te ti ho sentito di nuovo mio. il mio mare.


venerdì 29 agosto 2014

ANSIA DA PRESTAZIONE

ecco. mi inizia. fino ad oggi solo contentezza. anno (scolastico) nuovo, vita (lavorativa) nuova... ambiente nuovo, scuola nuova, colleghi nuovi... ma finalmente nella mia Viareggio. e questo ultimo è il punto positivo numero uno. ma ora che il giorno si avvicina, tutte le cose positive che il trasferimento comporta sono nascoste sotto una leggera coperta di ansia. leggera si, come la copertina che in questa bizzarra estate alcuni freddolosi hanno sempre tenuto a portata di mano perché in certe sere avrebbe potuto far comodo, che però copre. copre la contentezza che continua a sbucare perché comunque è tanta e non ce la fa ad essere tutta coperta... straborda... copre la curiosità che però, per natura, fa sempre capolino (altrimenti che curiosità sarebbe?). copre l'entusiasmo che però, in fermento com'è, smuove la coperta e riappare subito. però c'è. questo sottile velo di ansia. non vedo l'ora che sia il primo di settembre e al tempo stesso temo quel giorno e quelli che immediatamente dopo arriveranno. sono fin troppo consapevole dell'impegno che mi aspetta invece, almeno per questi ultimi tre giorni prima dello START preferirei essere più incosciente e fatalista. ma non sarei la tiziana. la tiziana è anche questo. con tutto quello che di positivo e negativo c'è nell'essere consapevoli. delle difficoltà e dei propri limiti. ma anche, fortunatamente, delle proprie capacità. di impegno, di adattamento, di apprendimento... e allora il sorriso torna, e almeno per il momento ripiego la copertina e la metto in un cassetto. e dò aria solo a pensieri positivi. ce la farò.

mercoledì 27 agosto 2014

FINE ANNO (scolastico)

chi lavora a scuola come me arriva a fine agosto come si arriva a fine dicembre... pieni di aspettative e di buoni propositi e di speranze per l'anno nuovo. che per noi che lavoriamo a scuola inizia il primo di settembre. perché per noi l'anno lavorativo dura dodici mesi come per tutti, con circa 30 giorni di ferie come per tutti ma prende una parte di un anno solare e parte dell'anno solare successivo. si considera cioè l'anno scolastico. ma non l'anno scolastico inteso come periodo di attività didattica, quello cioè degli studenti (e in diciamo anche degli insegnanti) cioè da metà settembre a metà giugno, bensì dal 1° di settembre al 31 agosto. e quindi in questi giorni è tutto un trionfo di "auguri" e di  "buon anno" esattamente come negli ultimi giorni di dicembre. tra pochi giorni finirà ufficialmente l'anno scolastico 2013/14 per me e per i miei colleghi ATA e anche per i docenti che però in estate anche se non sono in ferie hanno solo l'obbligo di essere reperibili e disponibili ma non devono essere presenti a scuola come invece noi tecnici, amministrativi e bidelli. per chi è di ruolo e non cambia sede ci sono poche novità. al limite può perdere qualche collega che se ne va perché precario o perché ha chiesto il trasferimento. o anche il dirigente scolastico (preside) perchè va in pensione o perché viene trasferito... ma  chi è precario ha in questi giorni l'ansia di sapere se e dove lavorerà. ed è quindi destinatario anche di "in bocca al lupo" oltre che di auguri di buon anno. per chi invece è di ruolo ma, come me, ha fatto domanda di trasferimento e l'ha ottenuto, ha l'adrenalina a mille. è contento, curioso, un po' preoccupato e molti altri stati d'animo si alternano e si confondono. personalmente sono contenta perché finalmente torno, dopo 7 anni, a  lavorare a Viareggio. sono curiosa perché sarò in una scuola dove non ho mai lavorato. e sono un po'  preoccupata perché sarò di nuovo tecnico dell'area informatica e non più dell'area meccanica e quindi dovrò ripassare alcune cose, studiarne altre, organizzarmi il nuovo lavoro... e tutto ciò mi piace. mi stimola. mi "energizza".

oggi era il mio ultimo giorno di lavoro nella vecchia scuola. da oggi sono ufficialmente in ferie per tre giorni e poi da Lunedì settimana nuova, mese nuovo, anno (scolastico) nuovo, scuola (e anche lavoro) nuovo... insomma vita (almeno quella lavorativa) nuova.
pensavo di finire ormai l'anno nella sede centrale a Viareggio poiché quella distaccata di Seravezza nel periodo estivo è chiusa. invece un operaio doveva venire a fare alcuni interventi proprio sui torni dell'officina meccanica e quindi stamani sono andata per l'ultima volta a casa del diavolo. avevo iniziato a cdefinire Seravezza così, scherzosamente, appena ebbi l'incarico... perchè mi pareva lontanissimo. a casa del diavolo, appunto. e quindi chiamavo così quel "paesotto" che sa di montagna ma che non è nemmeno collina, solo che ne ha l'aspetto. forse perché si trova in una conca dove si incontrano due fiumi (il Serra e il Vezza, che evidentemente hanno dato nome al paese) ed è circondato da monti. poi per vari motivi, ben noti a chi mi conosce bene,  ho pensato che mai nome fu più appropriato per definire il mio posto di lavoro. e per me, fino allo scorso anno, quella scuola (e non il paese) era davvero la casa del diavolo. ma torniamo ad oggi. di nuovo Seravezza, di nuovo quel tragitto che non so quante volte ho fatto. in tutte le stagioni, con il paesaggio che mi scorreva dal finestrino sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso. con gli alberi spogli in autunno e verdi in estate ma sempre gli stessi alberi. con i giardini più fioriti in primavera ma sempre gli stessi giardini. le scuole, l'ospedale, il supermercato, le stradine sconosciute ai più percorse nel tentativo di guadagnare quei cinque minuti che se riuscivi a risparmiare sia all'andata che al ritorno diventavano dieci e nell'economia della giornata erano a volte fondamentali. stamani ho rivisto la statua di Botero a Pietrasanta, i laboratori di marmo a Vallecchia, e l'indicazione della strada per Strettoia che mi ha ricordato il circolo ARCI che ho gestito per un anno e mezzo. e l'indicazione per Solaio che invece mi sa di tordelli e di festa dell'unità che non si chiama più così. perchè gli anni passano e le cose cambiano. ma vado fuori tema. di certo non fuori strada che ormai la macchina ci arriva da sola, a Seravezza. attraverso il ponte di ferro che passa uno dei due fiumi (mnon ricordo mai quale dei due) e poi il secondo ponte di ferro in quel tratto di strada dove non prende il telefono e nemmeno la radio. neanche radio maria, che invece prende ovunque. e a dir la verità ogni tanto fa capolino anche in quel tratto di strada, dimenticato dagli uomini ed evidentemente anche da dio, con un pezzo di una qualche preghiera che io zittisco subito spengendo la radio. e mica si può sentire l'avemaria o il padrenostro mentre si va a casa del diavolo. e che diamine. e così oggi ho rivisto la "mia" officina. con i "miei" torni,  le "mie" morse e tutti i "miei "attrezzi" e i "miei" strumenti. che avevo già salutato a giugno anche se non sapevo ancora se avrei avuto il trasferimento. ma ci speravo. e ho rivisto i miei ultimi 6 anni di vita lavorativa. compreso quello "sabbatico" che mi presi per allontanarmi dal diavolo. e adesso, con tutte le sensazioni che mi porto dentro, mi vado a fare una doccia. e dopo mi rilasso un po'  sul divano con il mio micio ed un buon libro. e in questi ultimi tre giorni di ferie mi preparerò al capodanno. sperando che sia col botto.

domenica 24 agosto 2014

IERI, 23 Agosto, AUGURI EGISTO

100 anni sono passati da quando vedesti la luce nella tua Viareggio. e io ieri ti ho ricordato così, con uno scritto di poche parole che ho pubblicato altrove e poi ho dimenticato di pubblicare anche qui. provvedo subito, anche se con un giorno di ritardo rispetto alla tua data di nascita...  a "imperitura memoria"... come ti garbava dire a te. e già che ci sono lo amplio anche un po'.

AUGURONI Egisto! ogni volta che ti ricordo o che ascolto una tua canzone (e mi viene la ciccia di gallina) o leggo una tua poesia... penso che ho avuto la fortuna di conoscerti. E l'onore di "fare" un paio di tue canzonette, e purtroppo il dispiacere di non essere a Viareggio quando te ne sei andato. quell'estate ero imbarcata. ero, come si dice a Viareggio, "agli sbruffi del mare". a Viareggio manchi, sai? avevi un caratteraccio, è vero. come spesso hanno gli artisti... i poeti... e quindi forse proprio dal brutto carattere nascono certe sensibilità... chissà. ricordo la prima volta che ti vidi "da vicino" e non sul palco: era novembre, eri sul letto, nella tua casa in via Garibaldi, con la vestaglia da camera, i fogli del copione sparsi sul letto... recitavi sempre, eri un vero istrione.  e in quel momento interpretavi la parte del grande regista. mentre  spiegavi, parlando con la voce impostata e la gestualità da teatrante, a me e ad altri della compagnia cosa avevi pensato per la canzonetta che sarebbe andata in scena a Febbraio: le scene che cambiavano girando... "come al Sistina" , dicesti.... pensavi sempre in grande, te. era un'idea che avevi da tempo, ci spiegasti,  e che avresti realizzato grazie a una "ghidona" presa in prestito da un giostraio della pineta. ciao Egisto. eri un monello, proprio come quello che interpretavi nello sketch della panchina e del carapugnolo... brontolavi sempre e non ti andava mai bene nulla... e io ti ho voluto bene come si vuole bene a un nonno burbero.

venerdì 22 agosto 2014

VIAREGGIO E IL TABARRACCI



ci sono angoli di Viareggio che quando ci passo davanti mi fan sentire più viareggina del solito. perché appartengono a Viareggio più di altri, perché sono la storia di Viareggio più di altri, o semplicemente perché per me sanno di Viareggio più di altri. anche se sono cambiati. anche se ne è cambiata la destinazione d'uso. del resto il Malfatti tanti anni fa cantava già "...Viareggio sei cambiata, non ti conosco più..." e ogni volta che lo incontravo si lamentava di come fosse ridotta "la su' viareggio"... mi immagino cosa potrebbe scrivere e cantare e dire se facesse un giro per Viareggio oggi. soprattutto nella irriconoscibile Via Garibaldi... che non è più la sua "Via Garibaldi piena di soldi, soldi per vivere e fare all'amor..."
facevo queste riflessioni ieri mattina presto quando sono andata al "vecchio ospedale" per farmi delle analisi. ecco. il Tabarracci è uno di quei posti che mi fanno sentire a Viareggio e di Viareggio. ci pensavo mentre cercavo disperatamente parcheggio (una delle tante note dolenti di Viareggio) e mentre cercavo disperatamente di evitare le buche (altra nota dolente). ho un problema alla schiena e mi ha detto il medico, almeno in questa fase acuta,  di portare un busto e di evitare di guidare. ma da casa mia al Tabarracci ci sarà si e no un chilometro... e quindi ho "trasgredito" alle prescrizioni mediche. senza pensare che le strade di Viareggio sono ormai dei piccoli, piccolissimi  tratti di asfalto  tra una buca e l'altra. dopo cinque  minuti di un misto tra safari e rally girando intorno all'isolato stando attenta, oltre ad evitare le buche, ai sensi unici che vengono cambiati ogni tre per due, ho parcheggiato proprio di fronte all'ospedale. sono scesa di macchina, mi sono girata e in quei pochi attimi attraversando la strada, entrando dal grande portone e salendo le scale ho ricordato quando venni, bambina contenta, a visitare mia mamma che aveva partorito mio fratello. e quando, più grandicella ma sempre bambina, fui operata di appendicite. e quando venivo, adolescente preoccupata, a trovare mio padre che aveva avuto  un brutto incidente. ho buttato lo sguardo  oltre l'ingresso ricordandomi quel corridoio che da piccola mi sembrava enorme, mi sono ricordata la cappella dove con la mamma ci fermammo a pregare, perché mio padre non era messo bene. e dove mi è sempre stato raccontato che ero stata battezzata dal frate che curava la cappella. padre Giosuè. quel frate a metà tra il burbero e il buono. che aveva, e quello lo ricordo, battezzato anche mio fratello. così diverso dal bambolotto tipo cicciobello che mi ero immaginata di avere come fratellino. cicciobello biondo e paffuto. mio fratello "scaarito" con tutti  i capelli neri. pochi secondi e così tanti ricordi. salgo le scale, quelle che una volta portavano alle camere "a pagamento". ala dell'ospedale, almeno per me bambina curiosa che ogni volta chiedeva "lassù cosa c'è",  oscura e misteriosa frequentata solo dalla Viareggio bene. da coloro che non potevano mescolarsi agli altri malati in camerate con dieci letti.
solo le scale di marmo consumate dall'usura ricordano "il Tabarracci" che fu. perchè dentro ci sono cartelli moderni che indicano i vari ambulatori, suddivisioni moderne con infissi moderni con infermieri moderni. ma per un attimo ho ricordato le infermiere con le calze bianche, la cuffietta in capo e il giacchetto blu. e le suore con quei  buffi copricapo. e padre Giosuè che vagava per i reparti portando conforto. e i dottori che conoscevano tutti. perché erano quasi tutti di Viareggio loro e quasi tutti di Viareggio i pazienti. vivevamo in un paesone dove tutti si conoscevano. per un attimo ho avuto nostalgia di quella Viareggio. poi sono uscita, ho fatto colazione da Puccinelli. una pasticceria che, come la Fauzia, mi sa di Viareggio. come mi sanno di Viareggio  la pizza di Athos e la cecina di Rizzieri. come mi sanno di Viareggio la darsena e il ponte girante, l'orologio vicino a Fappani, la torre Matilde e il ponte di Pisa, la statua del Viani sul molo, il moletto della madonnina e il muraglione in darsena.
sono tornata a casa con le paste per il figliolo. ed il sorriso nel cuore. era passata solo un'ora da quando ero uscita. ma avevo ripercorso una cinquantina d'anni...

giovedì 21 agosto 2014

SANTORINI parte terza. the end. con riflessioni extra.

ed eccoci arrivati alla fine della vacanza. e quindi del racconto. con qualche divagazione finale. 


e così, tra un tramonto da brivido ed una serata da incanto, la mia favola stava finendo...
tra facciate bianche e tetti turchesi, tra mare trasparente e cieli stellati, il mio tuffo nelle sfumature del blu stava finendo...
tra un ouzo e due pistacchi, una insalata greca e un polpo alla griglia, uno yogurt con miele e noccioline ed una mussaka, la settimana greca stava finendo...
tra un incontro casuale proprio con quell'amico ufficiale su navi da crociera che mi aveva parlato tanto di Santorini e nuove conoscenze con gente del posto e non, la mia vacanza stava finendo...
tra un "ma te che ci fai a Santorini?" esclamato da quell'amico  ed un "te di dove sei?" chiesto in varie lingue, anche la mia pausa cosmopolita stava finendo...
poi un idea: e se prolungassi di una settimana? e se mi cambiassero il volo senza spendere una grossa cifra?
ci provai, e fu uno di quei momenti in cui hai la sensazione di essere fortunata. una persona aveva chiesto di anticipare il rientro per impegni imprevisti di lavoro. incredibile. l'agenzia non fece che scambiare i biglietti. fantastico. né io né quella persona dovemmo pagare alcuna penale. né acquistare nuovi biglietti. uno scambio alla pari. et voila!
non erano ancora arrivati i telefonini, ed io non avevo nemmeno una carta di credito, viaggiavo con i contanti che ormai erano quasi finiti. mi precipitai in un posto telefonico pubblico, chiamai casa, chiesi a mia madre (abituata, ma mai abbastanza, ai miei colpi di testa) se mi poteva fare un vaglia postale internazionale perché la mia vacanza sarebbe durata una settimana di più. mi chiese se per caso mi fossi innamorata di qualcuno. e io risposi: "si, di quest'isola". poi feci le valigie, lasciai quell'albergo fin troppo chic per approdare in quella pensioncina a poche dracme a notte dove alloggiava la mia occasionale compagna di avventura conosciuta in aereo. una pensione a gestione familiare che non era niente di che, ma era pulita e decorosa. e soprattutto molto economica. con un piccolo supermarket di fronte, dove andavo a comprare frutta e yogurt ogni mattina prima di andare in spiaggia. e ancora più vicina al centro dove ogni sera andavo a gustarmi tramonti da brivido e serate da incanto. e la mia favola continuò.
Inevitabilmente anche quella settimana finì, e con essa finì anche, questa volta veramente, la mia vacanza.
Sono passati molti anni, ho fatto altri viaggi, altre vacanze,  ma per me, quella, rimane "la" Vacanza. con la V maiuscola. non una vacanza qualsiasi. e quando mi chiedono quale è stato il viaggio più bello rispondo senza dubbio: "quello a Santorini".
ho viaggiato molto, prima e dopo Santorini. in Italia e all'estero, per diletto e per lavoro, ma quello che ho vissuto a Santorini non l'avevo e non l'ho più vissuto altrove. mai più ho riprovato quelle sensazioni. in Italia o all'estero, da sola o in compagnia, che fosse una vacanza o un viaggio di lavoro, niente mi ha fatto rivivere un solo momento magico come quelli innumerevoli vissuti a Santorini.
viaggi di lavoro con momenti di relax piacevoli ce ne sono stati,  ma niente di paragonabile.
quando per lavoro navigavo ho visto posti affascinanti come Santorini, ho navigato in acque turchesi come quelle di Santorini. ma non era Santorini, non era la stessa situazione. e forse anch'io non ero la stessa persona.
certo, il viaggio di nozze alle Maldive, un po' per l'atmosfera da paradiso terrestre propria degli atolli, con quei colori e quei profumi, un po' per la situazione di "luna di miele" è chiaro che lo ricordo con piacere.
e come potrei scordare la prima settimana bianca della mia vita, con il neo maritino provetto sciatore ed io invece imbranata alla prima esperienza sciistica che mi sono fatta delle gran cadute,  delle gran discussioni con racchette sci e scarponi, ma anche delle gran risate.
e poi, con il bebè, dopo  qualche gita fuori porta da mattina a sera, o al massimo brevi week-end la prima vera vacanza, una settimana nel Mar Rosso,  quando il bimbo aveva appena 2 anni. solo noi tre, una full-immersion di famiglia e di mare prima che il marito-papà partisse per qualche mese per lavoro.
e in seguito le settimane bianche con  il bimbo ed il marito.
e quel viaggio di lavoro di mio marito, a Parigi, trasformato in mini vacanza seguendolo ed aggiungendoci un soggiorno ad Euro Disney, e tornare bambini insieme a nostro figlio.
e ancora  in Francia qualche mese dopo, questa volta portandoci anche i miei, e vedere gli occhi di mia madre brillare, e quelli di mio padre sgranati dallo stupore, perchè loro hanno viaggiato poco, e quindi riescono ancora a meravigliarsi di tutto, con lo stesso entusiasmo dei bambini. con il piccolo Lorenzo che si sentiva grande, perché a Parigi c'era già stato,  e faceva da cicerone ai nonni. che tornarono definitivamente bambini quando arrivammo a Disneyland.
e la settimana bianca da sola con il bimbo perché il marito-papà era impegnato con il lavoro.
e la settimana bianca per il primo natale da separata. sola con mio figlio. lontana dalle tre P... come mi divertivo a dire: parenti panettoni e palle (di natale). ma soprattutto lontana da chi indelicatamente chiedeva perché ci fossimo separati.  o da chi mi guardava con sospetto pensando: "sicuramente è colpa tua, con il  caratterino che hai" o da chi invece mi guardava con pietà perché pensava "e ora come farà, con un bimbo ancora piccolo, un lavoro precario". invece ci eravamo separati di comune accordo. proprio per questo il bimbo non ne ha risentito più di tanto. e io ce l'ho fatta. ma torniamo alle vacanze. ormai viaggiare con il bimbo da sola mi piaceva. e lui era un piccolo globe trotter che sembrava nato con la valigia. e allora siamo tornati nel mar rosso, che lui non ricordava.  e poi in tunisia. e in danimarca. e ancora in tunisia. tutte belle vacanze. in posti diversi che ci hanno regalato sensazioni diverse e tutte da ricordare con piacere. ma Santorini mi è rimasta dentro. 
quella a Santorini è stata la mia prima, vera, unica vacanza.  dove sono riuscita a staccare veramente la spina. a dimenticare tutto e tutti. a stare sola, e bene, con me stessa. ma soprattutto, e proprio per tutto questo,  è stata, e resterà, la MIA vacanza.

mercoledì 20 agosto 2014

SANTORINI parte seconda

ecco la seconda parte del racconto "ripescato, tagliato e cucito" che narra le gesta di me, in vacanza a santorini...


dopo aver preso visione e possesso della stanza, sfatto le valige e fatta una doccia, decisi di rilassarmi in piscina. ormai era tardi per mettermi alla scoperta dell'isola, rimandai all'indomani l'inizio vero della vacanza "greca", e così feci quello che io ritengo assurdo e cioè mi spaparanzai a bordo vasca con un cocktail alla frutta tanto colorato quanto cattivo. assurdo perché quando stai sul bordo di una piscina non ha molta importanza dove è situata la piscina stessa, quindi stare in una bella isola circondata da un mare splendido e stare in piscina non ha generalmente senso, lo aveva in quel momento, che era solo un momento di relax post viaggio. la sera feci un giro per il centro dell'isola, piena di scintillanti vetrine piene di delfini di ogni dimensione fatti con ogni materiale più o meno prezioso. e vista la passione che ho per i delfini, pensai che quella era proprio la mia isola!
il giorno successivo andai al mare. scesi per quella scalinata famosa di Santorini, a picco sul mare, e mi immersi in una caletta che a me pareva piena di acqua minerale, tanto era limpida, invece mi fu detto che era il punto più sporco dell'isola, perché lì le correnti portavano tutto l'inquinamento del porto vicino dove arrivavano e partivano i traghetti. non ho mai capito se le meduse stanno nell'acqua pulita o in quella sporca, ci sono diverse scuole di pensiero, fatto sta che ne beccai una tuffandomi, ed il dolore fu talmente intenso che iniziai ad annaspare e io, discreta nuotatrice, pensai di affogare! non sapevo che fare, continuavo a buttare sopra l'ustione acqua minerale, che mi dava solo 10 secondi di sollievo e così riaffrontai la famosa scalinata, questa volta in salita, sotto il sole cocente del primo pomeriggio, con un braccio in fiamme. cercai una farmacia, la trovai, e mi scontrai per la prima volta con la mentalità greca, che è molto rilassata, very easy. attesi l'orario di apertura, niente. aspettai ancora, niente. allora chiesi a che ora aprisse la farmacia e mi fu risposto... a volte apre alle 16,30 a volte alle 17... a volte non apre proprio! erano quasi le 18, ci rinunciai, mi incamminai verso l'albergo. pensai che i greci erano un po' come noi, ecco perché quel loro proverbio "italiani - greci una faccia una razza" in fondo siamo mediterranei, se non fratelli sicuramente cugini!
in albergo mi dettero un pomata, e mi fecero vedere su una cartina tutte le spiagge più belle dove sarei dovuta andare, e così feci a partire dalla mattina dopo.
la mia occasionale compagna di viaggio si era ormai aggregata a me. scoprì che malgrado avesse azzardato una vacanza non organizzata e da sola, era molto meno avventurosa di me. aveva paura di tutto, si vergognava, si imbarazzava. io invece stavo benissimo, per la prima volta in vita mia  mi sentivo libera. non dovevo aspettare nessuno, non dovevo rispettare nessun orario, potevo decidere di ora in ora cosa avrei fatto nell'ora successiva. per poi magari cambiare idea. intanto pensavo che in un altra vita, se c'è stata, ero sicuramente una greca. mi sentivo stranamente a casa, completamente a mio agio, ed un giorno ho pure avuto un dejavu: percorrendo una stradina ho immaginato cosa ci fosse dietro una chiesetta ed effettivamente era così. ma la cosa non mi turbò, anzi, mi dette una piacevole sensazione. intanto avevamo conosciuto gente. del posto e non. quelli del posto ci fecero scoprire taverne e disco-bar frequentati da greci e non da turisti, quelli "non" si aggregarono a noi proprio perché disertavamo i posti da turisti preferendo scoprire l'anima di quell'isola incantata che lo era ancora di più quando a tarda sera iniziava a salire dalla "caldera" la nebbia. santorini è un isola vulcanica e la caldera è il vecchio cratere che si è riempito di acqua, e di notte, quando la temperatura si abbassa, l'acqua calda del mare evapora e forma quella nebbia che avvolge l'isola rendendola ancora più affascinante e un po' misteriosa. e le stelle stavano a guardare... ed io mi lasciavo avvolgere da quell'atmosfera da favola...
quelle stelle che nelle isole, grazie al poco inquinamento luminoso, sembrano più vicine. tanto belle da sembrare finte, con le costellazioni riconoscibili come su un atlante astronomico, tanto nitide che ti aspetti che ci sia anche scritto il nome. e le stelle continuavano a guardare. ed io continuavo a vivere la mia favola...


continua... 

martedì 19 agosto 2014

SANTORINI parte prima

da qualche giorno ho nostalgia di santorini. forse perché ho voglia e bisogno di una vacanza che da tempo non faccio e ho anche voglia e bisogno di mare e di sole che quest'anno per vari motivi, non ultimo le bizzarre condizioni meteo, ho trascurato. e sono andata a ricercare le foto di quella che fu LA vacanza. e mi è venuto a mente che avevo anche scritto un racconto su quella vacanza e l'ho ripescato. è lungo, l'ho rivisto un po'... l'ho tagliato e ricucito e  lo ripropongo in due o più puntate...


da qualche mese ero di nuovo single dopo una convivenza sofferta, e da un paio di mesi ero tornata dai miei in attesa di un affitto decente. non stavo bene. né male. stavo.
e andavo avanti. un po' per inerzia, un po' cercando di reagire. alternando momenti no a momenti si. la gioia per essere uscita da una situazione di sofferenza ma anche la delusione, il senso di fallimento. la solitudine...
intanto era estate, intanto la gente andava al mare, intanto uscivo ogni giorno da quello che allora era il mio posto di lavoro alle 17 ed il sole mi abbagliava, riflesso sugli scafi bianchi ormeggiati nella banchina di fronte. ed ero stanca. fisicamente e mentalmente. avrei avuto bisogno di una bella vacanza. già, ma dove? e con chi? e mi avrebbero dato le ferie? e se poi trovavo la casa in affitto e a fine anno non mi rinnovavano il contratto di lavoro? forse, mi dicevo, sarebbe stato meglio risparmiare...
ma poi, un giorno... "Tiziana, dovresti fare le ferie, ne hai troppe, e  per l'organizzazione dell'ufficio sarebbe bene tu le prendessi nella prima quindicina di settembre"...
ma eravamo già alla fine di agosto... e che potevo inventare così da un giorno all'altro? come mi potevo organizzare? e dove potevo andare? che fare? ma sì, per una volta volevo  vivere alla giornata. ai soldi, alla casa da prendere in affitto, al contratto di lavoro che forse non mi rinnovavano a fine anno ci avrei pensato al mio ritorno. e così mi ritrovai all'uscita di un agenzia di viaggi con una decina di cataloghi sulla grecia. perchè entrando in agenzia l'unica cosa che ero riuscita a dire era stata "vorrei andare in grecia. anzi, su un'isola greca, per la precisione..."
le isole greche mi avevano sempre affascianato, e quella mi pareva l'occasione giusta. lo sarebbe stata?
passai la serata a sfogliare cataloghi e a confrontare prezzi. ogni posto mi pareva più bello di quello della pagina precedente. alla fine sarei voluta andare in ognuna di quelle isole. e mi venivano in  mente le parole un rap ironico di Claudio Bisio... quante isole ha questa grecia... be' veramente usava espressioni molto più colorite... era arrabbiato con la fidanzata che si era concessa una vacanza in grecia e gli raccontava che ogni sera era su un'isola e allora lui diceva... qualcosa tipo... ma quante cazzo di isolacce ha questa merda di una grecia... mi pare. comunque alla fine la mia scelta cadde su Santorini...la descrizione sul catalogo aveva suscitato in me una curiosità maggiore, mi aveva affascinato. forse influenzata dai racconti di un amico ufficiale su navi da crociera che facevano tappa anche su quell'isola. e così la mattina dopo andai a prenotare. l'impiegato esordì con  "complimenti per la scelta, Santorini ha un fascino particolare, sono famosi i suoi tramonti, è l'isola più romantica di tutta la Grecia"... fantastico, pensai, passi il fascino, passino i tramonti, ma il romanticismo... e proseguì il pensiero ad alta voce "...parto sola, forse allora è meglio se cambio isola..." l'impiegato borbottò qualcosa imbarazzato e si affrettò ad iniziare la pratica di prenotazione. purtroppo tutti i pacchetti più economici erano esauriti, e poi partendo sola volevo arrivare e trovare tutto pronto, sicuro ed organizzato e così spesi qualcosa in più del previsto. ma ormai ero decisa a concedermi questo "lusso", che sentivo di meritare, dopo gli eventi passati.
all'aeroporto conobbi una ragazza che aveva azzardato ancora più di me, nel senso che oltre a decidere di fare una vacanza da sola aveva anche scelto di prenotare solo il volo, riservandosi di cercare un alloggio dopo l'arrivo sull'isola. be' aveva ragione, all'aeroporto c'erano decine di persone che offrivano appartamenti in affitto, o camere in famiglia, in pensioni a gestione familiare, in piccoli alberghi...ce n'era per tutti i gusti, a prezzi veramente stracciati. c'era una hostess del tour operator ad aspettare me e gli altri turisti che avevano prenotato quel pacchetto e prima di salire sul pullman salutai quella occasionale compagna di viaggio dicendole di cercarmi, se voleva, nell'albergo dove alloggiavo. e così fece, il giorno stesso, comunicandomi che aveva trovato una pensioncina dove con poche dracme dormiva. con quello che pagavo io ci sarei potuta rimanere un paio di mesi. che rabbia. ma chissà... quella era la mia vacanza ed ero solo al primo giorno... una pagina ancora bianca dove tutto era ancora da scrivere.

continua... 



UN NUOVO CAPITOLO

ammetto di essere un poco emozionata. un nuovo inizio? una ripresa? diciamo un nuovo capitolo. mi piace scrivere, da sempre. ho sempre scritto di tutto ed ovunque, su fogli di quaderno, su scontrini, su tovaglioli di carta,  su carta da lettere... e i miei scritti sono sparsi per tutta la casa, quelli che sono sopravvissuti ai traslochi e quelli che ho scritto da quando abito qui. e sparsi anche per la casa dei miei che fu la mia abitazione per anni. ed a casa di amici, se non li hanno buttati, destinatari di miei pensieri. ma sono una inguaribile disordinata e l'unico periodo in cui i miei scritti erano raccolti in un unico contenitore è stato il periodo del mio blog su splinder. poi la piattaforma chiuse e io non feci in tempo a traslocare su altra piattaforma. copiai tutto in una cartella dal nome blog, suddivisa in sottocartelle diverse per ogni anno, a loro volta divisi in files contenente gli scritti di un mese di quell'anno. ripromettendomi di aprire, prima o poi, un altro blog. o di continuare a scrivere su questo, che avevo già aperto (quando ancora esisteva splinder in un momento nel quale sull'altro mi rompevano le palle) ma sul quale avevo scritto sempre poco perché.. non so perché... sono fatti miei... ah ah... questa battuta la capirà solo chi ha un'età tale da ricordarsi la pubblicità dello jegermeister... ma torniamo seri. non ci scrivevo, su questo blog,  perchè non lo sentivo mio. un po' come quando traslochi in una casa nuova e per un po' non la senti tua. allora meditavo di aprirne un altro ancora,. e lo feci, poi lo chiusi, poi lo riaprì ma sbagliai le impostazioni e non veniva indicizzato dai motori di ricerca per cui era come scrivere solo per me. qualcuno che sapevo leggere volentieri i miei scritti ebbe l'indirizzo... ma ci scrivevo talmente poco... ieri, dopata dal voltaren per placare il dolore provocato da una ernia discale (anzi due) e costretta in casa malgrado la bellissima giornata, peraltro rara in questa estate bizzarra, ho deciso di riesumare questo blog abbandonato, che avevo persino dimenticato di avere ancora, gli ho rifatto un po' il trucco e il parrucco, cambiandogli il nome e aggiungendo una breve descrizione delle mie passioni. ho lasciato la fotina perchè all'inizio non riuscivo a cambiare il nome che automaticamente all'inizio avrebbe firmato  i miei scritti (la luna nel sole) e allora la foto era appropriata. perchè anche se sembra una luna in realtà è uno spicchio di sole, la parte nera  è la luna che gli passò davanti. era marzo del 2006 e ci fu una eclissi di sole (in italia solo parziale) ed io lavoravo come assistente tecnico del laboratorio di navigazione astronomia e meteorologia dell'istituto tecnico nautico della mia città. e la foto la scattai con una semplice "compattina" appoggiata al telescopio. poi sono riuscita a cambiare anche quella parte. adesso la firma automatica dei post è tiziana, che è il mio nome. ma a quella foto ci sono affezionata e la lascio. la luna che copre il sole, e lo spicchio di  sole che sembra una falce di  luna... la mia passione per l'astronomia. i miei studi prima e il mio lavoro poi in quell'istituto nautico. l'eclissi  e tutto quello di scientifico ma anche di magico c'è.  bene, forse è il caso che mi fermi... quando inizio a scrivere divento un torrente in piena e non mi fermo più. un'ultima cosa: chi dovesse capitare tra queste "pagine" e leggere,  prima di pensare che non conosco le regole grammaticali e/o di sintassi... sappia che ho deciso di scrivere così, di getto. e di usare la punteggiatura (forse nemmeno sempre in modo corretto) ma non la regola delle maiuscole e nemmeno quella dell'andare a capo. userò maiuscole solo quando vorrò sottolineare qualcosa e andrò a capo solo quando, istintivamente, mi verrà di farlo. magari per un motivo che solo io o nemmeno io capisco.

lunedì 18 agosto 2014

VOGLIA DI SCRIVERE

si, mi è tornata voglia di scrivere e anche voglia di essere letta. però non so se riuscirò a riprendere confidenza con un blog... ci provo...
state sintonizzati...