Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post

giovedì 2 novembre 2017

EMOZIONI IN UN ANGOLO

sono andata a prendere un caffè a casa di un amico. non c'ero mai stata. sapevo che abitava in un angolo antico di Viareggio. un angolo che io considero anche magico. immaginavo cosa si vedesse dal suo balcone, ma vederlo mi ha emozionato. un po' perché mi è sembrato di vedere uno scorcio di un'altra città, osservare un angolo a me noto della "mi' Viareggio" ma da un'altra prospettiva mi ha regalato cinque minuti di "vacanza"... amplificata dalla luce crepuscolare e dall'atmosfera di festa che erano nell'aria. un po' perché da quel balcone si vede, ed anche quello da un'altra prospettiva ma comunque ben riconoscibile, il punto esatto dove ho avuto il brutto incidente dove ho rischiato la vita e che per molti versi la vita, che fortunatamente non ho perso,  mi ha cambiato. un po' perché l'odore della darsena, intesa non come quartiere viareggino ma proprio nel senso di canale, darsena, porto, ormeggi, banchine...che ben si percepisce da così vicino, mi ha riportato indietro negli anni, a quando lavoravo nella nautica e ancora di più, chiudendo un attimo gli occhi, a quando navigavo e dall'oblò della mia cabina entrava lo stesso odore. un po' perché Viareggio è Viareggio e in quell'angolo mi è sembrata più Viareggio del solito. e per un attimo mi sono sentita alla fine dell'800. nella Viareggio timida cantata da Egisto. e non mi sarei meravigliata se avessi visto passare un barcobestia. o correre qualche ragazzino coi calzoni corti gridando "all'ariulò". o passeggiare qualche dama con l'ombrellino. o qualche sposa con la gonna nera lunga e lo scialle andare incontro al su' sposo che tornava dal mare.

martedì 30 maggio 2017

IL TUFFO CATARTICO

il mare è sempre stato per me importante, ed il mio rapporto con esso profondo e in qualche maniera misterioso. un legame indissolubile e atavico, ancestrale. mia madre mi ha sempre raccontato che fin da piccolissima ne ero affascinata e mi incantavo ad osservarlo in silenzio. calmo o in tempesta, dalla spiaggia o dal molo, in estate o in inverno. e negli anni è sempre stato così e ancora oggi è così. e tuffarmi mi ha sempre dato un senso di libertà, di riconciliazione con la vita dopo momenti difficili, di rilassamento dopo tensioni accumulate, quasi di purificazione dopo periodi da dimenticare... un senso di catarsi appunto, nel senso filosofico di Pitagora e Platone.
fare il primo tuffo di stagione l'ho sempre considerato un rito di buon auspicio, durante il quale faccio pensieri ben augurali per me e per chi mi vuole bene. così pure l'ultimo, anche se a fine stagione poi   non so mai se sarà veramente l'ultimo, sperando sempre in una clemenza del meteo che sposti a più tardi possibile la possibilità di tuffarsi ancora.
a volte in inverno vorrei poter avere questa opportunità, ne sento forte l'esigenza fisica, che solo il freddo mi blocca dall'assecondare. e mai come quest'anno ho atteso il primo tuffo "catartico"... soprattutto dopo aver vissuto un periodo di forte stress per mille motivi aggravati dalla conoscenza di una brutta persona che ovviamente non ho riconosciuto subito come tale, alla quale ho dato la mia fiducia e che in cambio mi ha tolto molto rubandomi tempo, serenità e soprattutto energia.
e allora domenica scorsa, complice una bellissima giornata di fine maggio, sono andata con il mio scooter verso la mia spiaggia preferita tra Viareggio e Torre del Lago, la mitica Lecciona, con il sorriso sulle labbra e i capelli (quelli che spuntavano dal casco) al vento.
ho parcheggiato e camminato un po' attraverso la pineta, ho attraversato le dune coperte di macchia mediterranea, mi sono inebriata del profumo di camuciolo (elicrisio per i non viareggini)  misto a quello del salmastro, ho guardato  la distesa di fiori gialli (i camucioli-elicrisio, appunto), le apuane in lontananza, il mare, gli ombrelloni colorati, le vele sul mare... e ho goduto della serenità che la vista mi trasmetteva.
ho apprezzato la sabbia sotto i piedi, non più fredda come in inverno, non ancora bollente come in estate. piacevole come velluto tiepido.
sono arrivata alla riva e l'acqua era trasparente. il mare calmo e invitante. l'acqua ancora fredda ma il mio rito mi attendeva ed io attendevo quel momento da tanto, troppo tempo...
ho camminato, grazie ad una secca, per parecchi metri con l'acqua che non andava oltre le mie ginocchia... ho aspettato di trovare  l'acqua abbastanza alta e dopo essermi bagnata un po' mi sono tuffata, ed ho fatto qualche bracciata... mi sono fermata ed il sole sembrava ancora più caldo sulla pelle rinfrescata dalla temperatura dell''acqua ancora primaverile...
e mi sono sentita bene. rigenerata. purificata. rilassata. serena. viva.

mercoledì 11 gennaio 2017

ODIO L'INVERNO, ODE ALL'ESTATE

si. odio l'inverno e non ci posso fare niente. ho provato a trovare lati positivi ma non ce l'ho fatta. ho provato a guardarlo sotto varie angolature ma non c'è un solo motivo per il quale non dico possa arrivare ad amarlo ma almeno ad apprezzarlo. niente. le giornate sono più corte, la mattina devi alzarti ed uscire dal tepore del letto per immergerti in una giornata faticosa che inizia con temperature che invogliano solo al letargo. devi vestirti con un sacco di roba stando attenta a che sia facile da togliere però, che se vai in un ufficio pubblico o in un supermercato, dove in estate rischi di morire assiderata per l'aria condizionata impostata a 10°C adesso rischi di squalgliarti come un pupazzo di neve al sole. poi al mattino nell'economia della giornata devi calcolare 5 minuti per eventuale sbrinamento vetri prima di partire, se la notte la temperatura è scesa sotto zero e quindi i vetri della macchina sono ghiacciati. poi non devi scordarti sciarpa guanti e se non hai tanti capelli come me pure un cappello che non guasta. devi rinunciare alla bicicletta, oppure no, ma sai che infagottata così pedalerai male, suderai tantissimo e quando arriverai a destinazione ti verrà voglia di spogliarti e il risultato sarà un immediato "colpo di freddo". e dei vestiti che quando li lavi non asciugano mai? ne vogliamo parlare? e delle lenzuola e degli asciugamani che ti ritrovi stesi sui termosifoni che sembri un'accampato? ti muovi come robocop e sembri l'omino della michelin, se metti le scarpe eleganti ti ritrovi con due blocchi di ghiaccio al posto dei piedi, quindi ripieghi su due scarponcelli sexissimi con tanto di calzettone di lana che fanno tanto escursione in montagna, peccato che abiti in una ridente cittadina sul mare. che poi che c'avranno da ridere tutte 'ste cittadine? Viareggio proprio niente anche se, per carità, siamo già fortunati... i giorni veramente di freddo insopportabile da noi sono pochi e basta un raggio di sole che sembra primavera e il mare si sa mitiga le temperature e poi nelle giornate veramente fredde ma asciutte e assolate l'aria è limpida e il panorama intorno è bellissimo. si vedono le apuane, gli appennini innevati, si vede la costa da livorno a porto venere, si scorge distintamente tino e tinetto,di fronte a noi si vede benissimo il dito della corsica, la gorgona e i tramonti hanno colori mozzafiato. ma vuoi mettere l'estate? si. ode alla mia amata estate: una maglietta, un paio di pantaloncini, ciabatte e via. pronti per uscire. lavi le cose le stendi e sono asciutte. ti svegli che il sole è già alto e hai già finito di cenare quando finalmente se ne va a dormire. l'ora del crepuscolo, che è quella che più amo, che sembra non voler finire mai. quell'ora dove il sole ci ha già abbandonato ma il giorno non si decide a lasciar posto alla notte, quel limbo che profuma di giorno che sta per morire e di notte che sta per cominciare. che contiene tutte le belle cose ancora calde della giornata e tutte le promesse di una notte ancora da vivere... se solo potessi inseguirei l'estate. con una valigia piena di stracci leggeri e colorati, come i sogni ed i pensieri. che pure quelli d'estate sembrano più leggeri e colorati. in inverno è tutto più pesante. persino il cibo che dobbiamo mangiare per scaldarci ed il vino che lo accompagna. solo il volo dei coriandoli riesce ad essere leggero e colorato in inverno. ma quello lo sappiamo solo noi viareggini. ed è l'unica cosa che apprezzo dell'inverno... anche perchè quando arriva è quasi primavera. e perchè l'amore per burlamacco mi fa sscordare "il naso ghiaccio"... ma vuoi mettere un tuffo alla lecciona e il profumo dei camucioli?

domenica 18 dicembre 2016

un amico

uno dei miei più grandi amici abita all'estero da qualche anno. sono più di venti anni che ci conosciamo e che ci vogliamo bene. manteniamo i contatti per telefono e messaggi e ogni tanto viene in Italia e ci vediamo. qualche giorno fa ha pubblicato su facebook una foto che lo ritraeva bello e felice e mi è venuto in mente che una decina di anni fa scrissi su un blog un racconto sulla nostra amicizia. è ancora attuale e quindi lo condivido su questo blog.

La prima volta che l'ho visto era estate, ad una festa in piazza, perchè il fidanzato di una mia amica era amico suo, e si fermò a salutarlo, mentre la mia amica mi diceva chi era. Perchè ne avevo sentito parlare tante volte come di una persona speciale ed affascinante, e quindi mi aveva sempre incusiosito.
Effettivamente lo trovai affascinante, almeno fisicamente, perchè come persona non lo potevo sapere. Nessuno ci presentò, eravamo nella confusione della festa e tra me e lui c'era qualche metro di distanza e parecchie persone. Questo non impedì ai nostri sguardi di incontrarsi, per un istante che durò pochi secondi, ma che dopo più di dieci  anni ricordo ancora.
Niente di che, anche perchè io ero in compagnia del mio allora fidanzato, lui era in compagnia della sua allora fidanzata, e comunque nessuno dei due provò particolare interesse, ma entrambi  avevamo riconosciuto qualcosa di nostro nell'altro. Anche se probabilmente dopo pochi minuti nessuno dei due avrebbe più pensato a quell'incontro...

Passò quasi un anno. Era una calda domenica di inizio estate. Sulla spiaggia vedo il fidanzato della mia amica che nel frattempo avevo un po' perso di vista, mi avvicino per salutarlo, per avere  notizie della mia amica, per chiedergli che ci fa su quella spiaggia che loro di solito non frequentano.
Mi dice che è venuto a trovare un amico, e mi indica lui, che lo sta raggiungendo. Questa volta me lo presenta, ci sono le condizioni per farlo. Io lo riconosco, lui no, ma non importa. Mi invitano a seguirli al ristorante, ma io rifiuto ringraziando. Per me la vita da spiaggia è mare, sole e frutta, preferisco cenare che pranzare, in generale, d'estate a maggior ragione, con il caldo che fa!
Saluto, auguro buon appetito, mi sistemo sulla battima, mi bagno e mi asciugo al sole e mi bagno di nuovo, godendo di quella assolata giornata di Giugno.
Dopo un paio d'ore i due amici tornano, e mi raggiungono mettendosi a conversare. Poi S. se ne va, fa troppo caldo, e poi la fidanzata, la mia amica,  lo aspetta per non so quale impegno, ci saluta e noi restiamo a parlare senza renderci conto del tempo che passa veloce.
Se ripenso a quel pomeriggio lo vedo come una scena di un film, quando il regista per far vedere lo scorrere del tempo inquadra i protagonisti nella stessa posizione, con lo stesso sfondo ma  con le luci cambiate. Ecco, noi eravamo li, sulla battima, alle tre del pomeriggio come alle cinque, alle sei, alle sette...cambiava l'altezza del sole nel cielo, e di conseguenza la luce ed i colori intorno a noi, e si allungavano le ombre sulla spiaggia, e diminuivano le persone e quindi le voci, ed i chiacchericci ed il vociare dei bambini lasciava il posto allo sciabordìo della risacca mentre i gabbiani iniziavano ad arrivare alla ricerca di qualche rifiuto commestibile lasciato dai bagnanti, ed i bagnini iniziavano a chiudere gli ombrelloni ed a rassettare la spiaggia. Uno di loro ci conosceva bene (perchè anche se non c'eravamo mai incontrati scoprimmo di frequentare la stessa spiaggia da un po') e passando continuava a chiederci cosa mai c'eravamo raccontati in tutto il pomeriggio, e quante cose avevamo mai ancora da dire, visto che non davamo cenni di cedimento... arrivarono le otto.
P. disse che a quel punto doveva comprarsi qualcosa di pronto per cena , perchè la sua quasi ex-ragazza, che ancora viveva con lui in attesa di trovarsi una nuova sistemazione, non era a casa, sarebbe rientrata in serata, dopo cena, e lui avrebbe dovuto comprare qualcosa da  cucinarsi e fare la spesa anche per l'indomani, ma ormai era tardi.
Io abitavo da sola, e buttai lì un invito molto informale, dissi che se voleva potevo offrirgli un piatto di spaghetti o un insalata. Lui accettò ma pose una condizione: doveva cucinare lui. Mi chiese se avevo gli ingredienti per fare la pasta di S.Lorenzo, una ricetta che aveva trovato su una confezione di pasta, che aveva provato e gli era piaciuta. Provò ad elencare gli ingredienti, avevo tutto.
Affare fatto, lui a casa sua per una doccia, io a casa mia per la doccia e per preparare gli ingredienti. Che gli feci trovare allineati sul piano di lavoro del mio angolo cottura da single!
Era un piatto molto estivo. Gli ingredienti tutti a crudo sul quale butti la pasta cotta che quindi diventa subito tiepida, condisci con un filo d'olio e via.
Ovviamente continuammo a conversare, come due vecchi amici, anche molto complici. Continuavamo a riconoscerci come c'eravamo riconosciuti in quello sguardo un anno prima...
Finimmo di parlare alle 5 della mattina! Solo perchè decidemmo di farlo, perchè in realtà avremmo potuto continuare! Infatti non avevamo affatto esaurito la voglia di raccontarsi, di confrontarsi, di spaziare dai discorsi futili ai grandi temi, dai discorsi seri agli scherzi. Lui se ne andò, io andai a letto. Dopo poche ore eravamo sulla stessa spiaggia, quasi nella stessa posizione del giorno prima, ed il nostro amico bagnino scherzava chiedendoci se per caso avevamo passato la notte lì.
Dopo qualche giorno il nostro chiaccherare si trasformò in flirtare, conservando però il sapore del gioco, insomma, eravamo un po' più che amici ma fondamentalmente, principalmente, amici.
Con lui stavo bene e dimenticavo le recenti delusioni, affettive e professionali. Ed anche i problemi, primo fra tutti la disoccupazione!
Dopo qualche settimana trovai lavoro su uno yacht, e così passai quasi tre mesi in Corsica, dove incontrai anche una persona per la quale persi la testa e il cuore.
Quando tornai rividi P. e ci raccontammo i nostri tre mesi, il mio amore per la persona conosciuta in Corsica, la fine della sua convivenza e quindi la chiusura definitiva della sua lunga storia, la sua storia estiva con una persona che conosceva da anni e che conoscevo anch'io, insomma riprendemmo a frequentarci e a raccontarci, come facevamo nelle lunghe giornate di sole e di mare. Questa volta passeggiando sul molo, gustandoci il salmastro di quel mare autunnale che tanto amavamo, o davanti al suo caminetto, bevendo un bicchiere di vino.
Poi una sera ci fu un fraintendimento, per telefono, ci capimmo male, ci spiegammo peggio, e il nostro rapporto si incrinò.
E forse a causa di un po' d'orgoglio, o forse perchè in quel momento i nostri sentimenti erano confusi, e cercavamo nell'altro cose che l'altro in quel momento non poteva o non voleva darci, o forse perchè i nostri sentimenti erano diversi da quello che pensavamo, facemmo una gran litigata, e non cercammo di chiarirci, perdendoci di vista.
E quando ci rincontrammo  l'estate successiva sulla stessa spiaggia ci evitammo accuratamente.
Quando dopo anni, ho avuto bisogno di un aiuto che professionalmente lui poteva darmi, ho esitato un po' ma poi ho chiamato, e lui è stato il solito. Come se ci fossimo salutati la sera prima, come se tutti quegli anni non fossero passati. E quello stupido litigio non fosse mai avvenuto.
Tra l'altro scoprimmo che conosceva benissimo la persona che che nel frattempo avevo incontrato ed era diventato mio  marito, o meglio lo conosceva quando mio marito era un bambino e lui un ragazzino, ed abitavano vicini.

Dopo un po'  ci perdemmo di nuovo di vista, questa volta per i diversi impegni familiari e per il diverso stile di vita. Lui ancora single impenitente, io sposata e con un bambino piccolo da accudire.
Nel frattempo avevo cambiato anche spiaggia, quindi gli incontri erano rarissimi anche in estate.
Poi lo incontro con una nuova fidanzata, lo vedo sereno, ne sono felice. Vengo a sapere dal "bagnino" della vecchia spiaggia, ancora in contatto con lui, che si è sposato e che proprio lui gli ha fatto da testimone! Bene, mai dire mai, non ci avrei mai  creduto...
E infatti, quando lo incontro e mi congratulo per l'avvenuto matrimonio mi dice che si è già separato...e sono passate solo poche settimane dal giorno del si! Mi dispiace. A lui no. Riconosce di aver fatto un errore. Ma la considera una tappa della sua vita che comunque gli ha dato molto.
Da allora non ci siamo  più persi, anche se i nostri diversi stili di vita ancora ci separano. Lui è tornato ad essere uno scapolo impenitente e per di più sempre in viaggio, io ho ripreso a lavorare ed ho un figlio che cresce e con lui crescono gli impegni.
Questa è la storia di una amicizia vera , che dopo più di dieci anni e qualche intoppo resiste ancora. Sempre più profonda, intensa, per qulacuno forse inconcepibile, incomprensibile. Per noi, che la viviamo, semplicemente bella.
Gli intoppi sono dovuti ai nostri caratteri, così simili. E' per questo che ci siamo "riconosciuti", subito, con uno sguardo prima, a pelle dopo.  Per noi guardare l'altro è come guardarsi alo specchio. A volte riconosciamo nell'altro i nostri stessi lati positivi, che ci fanno sentire bene, con noi stessi e con gli altri. Altre volte quelli negativi, che non ci piacciono. E allora lo facciamo notare all'altro. E nasce il confronto. Altre volte ancora invece, il lato negativo non ci piace proprio, prima in noi e poi  nell'altro, e viene la rabbia, e  nasce lo scontro.
Però siamo ancora qua. E quando iniziamo a parlare non ci fermiamo più. E sicuramente potremmo arrivare all'alba, come quel giorno di dieci anni fa. Ma adesso ci sono impegni che ce lo impediscono. Per fortuna, dopo tanti anni, ci capiamo al volo, a volte anche solo con un semplice sguardo, e quindi i tempi diconversazione si sono notevolmente ridotti anchese la voglia di raccontarsi e confrontarsi è rimasta la stessa.


altri anni sono passati, nel frattempo io mi sono separata, lui ha perso prima la madre e poi il padre, quindi i motivi per rientrare in Italia sono diminuiti per cui ci vediamo sempre meno. nelle foto che ogni tanto pubblica su facebook, comeho già scritto,  lo vedo felice. ha una nuova compagna incontrata dove vive ed è ancora affasscinante. non più un bel ragazzo  moro dallo sguardo tenebroso ma un affascinante signore brizzolato. ma soprattutto è ancora il  mio  grande amico P.

domenica 21 settembre 2014

L' ORIGINE DELLE PASSIONI

capita che qualcuno mi chieda perché mi sono appassionata al mare prima e al mondo del vino poi. entrambe le passioni vengono da lontano. addirittura il fascino che subivo da questi due mondi quando ero piccola mi è stato in parte raccontato perché ero così piccola che non lo ricordo. sembra che restassi in silenzio assorta e sorridente davanti al mare quando mia madre mi portava sulla spiaggia la mattina presto. in estate.o in bicicletta sul molo,  in tutte le altre stagioni, appena il tempo le permetteva. perché l'aria salmastra, lo iodio e il sole facevano bene. guardavo quell'immensa distesa d'acqua, se il mare era calmo, e stavo bene. mi dava pace. guardavo le onde frangersi sulla riva o sugli scogli, se il mare era mosso,  ed ero affascinata. guardavo le barche e sognavo. erano considerazioni che  faceva  mia madre interpretando le mie espressioni. ma visto che sono sensazioni che provo anche adesso... credo che non fosse lontana dal vero...

la zona di Viareggio dove vivevo all'epoca era periferia, quasi campagna. oggi è un quartiere come tutti gli altri. all'epoca, in fondo alla strada dove abitavo (e dove ancora oggi vivono i miei) c'era un passaggio a livello "morto" oltre il quale c'erano campi, una pioppeta e la casa di un contadino. prima del passaggio a livello c'era invece  un casello dove abitava un ferroviere con sua moglie e una figlia di poco più grande di me. in uso, oltre al casello, aveva un paio di filari di vigna che correvano per qualche centinaio di metri lungo la ferrovia.
quando arrivava settembre, in un giorno che lui riteneva giusto e che ci comunicava per tempo e che noi aspettavamo con impazienza, il ferroviere chiamava tutti i ragazzini della strada e consegnandoci un paio di forbici ci portava "di là dalla ferrovia" con sua moglie e sua figlia e dopo averci fatto vedere dove tagliare dava inizio alla "vendemmia".
il giorno dopo ci metteva in fila su un muretto, ci lavava i piedi con la sistola * e ci faceva entrare in grossi contenitori dove iniziavamo a pigiare l'uva. la sensazione dell'uva che si spacca sotto i piedi, del solletico dei raspi, dei grappoli che diventano poltiglia... non la dimenticherò mai.
ci preparava anche la merenda. un po' di pane con l'olio, o con il pomodoro strusciato, o qualche fico colto dall'albero nell'orto.
dopo buttava "il pigiato" in una botte di legno che aveva in una stanza buia sul retro della casa. e ricordo, quando andavo a trovare sua figlia per chiaccherare un po' e passavo dal retro, attraversando quella stanza buia e fredda,  secondo che mese era,  l'odore del mosto  il rumore del "ribollir dei tini". e il sapore aspro del vino pronto, qualche mese dopo, che mi faceva assaggiare (giusto bagnare le labbra). e l'orgoglio nel pensare che quel vino "l'avevo fatto anche io". non so se  l'asprezza è solo nel mio ricordo o se davvero era il sapore di quel vino fatto in casa. so che quel lungo procedimento, dalla vigna al bicchiere, mi affascinava.
come mi affascinava la "cambusa" del ristorante di lusso dove lavorava mio padre come cameriere e dove, nel periodo che ci ha lavorato anche mia madre come governante, io e mio fratello abbiamo trascorso pomeriggi dopo la scuola. la cambusa era la cantina. ma il proprietario era appassionato di mare e parte dell'arredamento  del ristorante, che si trovava sul molo, ricordava l'interno di una nave. il suo ufficio lo chiamava "cabina" ed era arredato come la cabina di una nave, e anche la finestra era un oblò. e la cantina era chiamata, appunto, cambusa.
mi piaceva seguire mio padre quando sistemava i vini sugli scaffali. mi piaceva guardare le etichette e immaginavo fossero bottiglie preziose, data la cura e l'attenzione che mio padre riservava loro. sicuramente all'interno ci doveva essere, pensavo, un vino buonissimo. ben diverso dal vino "del ferroviere".
narra la leggenda (perché questa è una delle cose che non ricordo ma che mio padre sostiene) che io in quel periodo, di tanto in tanto, dicessi che da grande volevo fare il sommelier. avevo circa 10 anni. bene. avevo fatto dei progressi visto che per un periodo, intorno ai 6 anni,  alla domanda cosa farai da grande rispondevo "il benzinaio". forse perché mi piaceva l'odore della benzina. deve essere per questo che oggi amo il risling. (e questa la capiranno solo gli appassionati di enologia)
in quel lussuoso locale che oggi, cambiato il proprietario, a poco a poco dopo la vendita è diventato una trattoria (con tutto il rispetto per le trattorie ma se il vecchio proprietario ormai morto lo vedesse morirebbe per la seconda volta) non c'era un sommelier ma sapevo cosa era e cosa faceva un sommelier perché mio padre me lo aveva spiegato. e pare che proprio dopo la sua spiegazione abbia cominciato a immaginarmi a stappare, a degustare, a servire dei vini importanti.
a me il vino non piaceva. quella goccia di vino che a volte i vecchi mettevano nel bicchier d'acqua dei piccoli durante il pasto non mi piaceva. ma mi piaceva l'odore.
intorno ai 16 anni mia madre, mia nonna, mio padre... iniziarono a dirmi che dovevo bere almeno un dito di vino che sicuramente mi avrebbe alzato la pressione che avevo sempre bassa. e che, insieme alla "ciccia", mi avrebbe aiutato a combattere quella leggera anemia... perché si sa... il vino fa buon sangue, dicevano. ma a me il vino continuava a non piacermi. poi mia madre una volta comprò il lambrusco. lo sentì dolcino, leggermente frizzante, e mi sembrava una bibita. e allora un dito di lambrusco a pranzo e uno a cena ce la facevo a berli. per la gioia dei miei che mi vedevano (e lo ero) sempre verde... versione pallida e invernale di chi come me ha la pelle olivastra. che poco c'entra con la salute effettiva della persona. ma vallo a spiegare a mia nonna.

ho continuato ad amare il mare, come ben sa chi mi conosce. tanto da frequentare l'Istituto Tecnico Nautico, lavorare poi nel settore per venti anni  dei quali tre trascorsi imbarcata come marinaio.
e ancora oggi, che faccio tutt'altro, lo amo. in estate facendo vita da spiaggia appena posso. e in tutte le altre stagioni correndo sul molo a respirare un po' d'aria salmastra, di iodio e a godermi un raggio di sole. che, si sa, fanno sempre bene.
ho continuato ad amare il mondo del vino, che nel frattempo ho cominciato a bere e ad apprezzare. prima da autodidatta, poi con un mini corso, poi diplomandomi sommelier. e continuo ad amarlo, dalla vigna al bicchiere. visitando cantine e partecipando a degustazioni. insegnando anche a chi, autodidatta come ero io all'inizio, ama il vino e vuole conoscerlo per apprezzarlo.
ovviamente adoro  le prime due strofe della  poesia "san martino" del Carducci...

La nebbia a gl'irti colli 
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale 
urla e biancheggia il mar; 

ma per le vie del borgo 
dal ribollir de' tini 
va l'aspro odor de i vini 
l'anime a rallegrar.
 


* sistola = termine toscano che indica un pezzo abbastanza lungo di tubo di gomma che, collegato ad una fontana (in toscana cannella), viene  usato per annaffiare le piante

domenica 7 settembre 2014

IN RADA E IN NAVIGAZIONE. NEL MARE E NELLA VITA.

ieri mattina, pochi minuti dopo le 7. mentre sto per uscire dalla doccia sento il suono di notifica dell'arrivo di un messaggio. indosso un accappatoio e mentre mi asciugo penso chi possa essere mattiniero come me. è sabato mattina e io devo andare a lavorare ma nessuno tra i miei amici lavora il sabato. mio fratello a volte si. penso sia lui e mi preoccupo anche un po'. vive con i miei genitori i quali,  anche se ancora in gamba, sono pur sempre anziani e con qualche acciacco dell'età. controllo il telefono. leggo il nome del mittente. è un amico. ma il messaggio non contiene parole. solo una immagine. la apro. so che è in Corsica. in barca a vela. ci accomunano molte cose tra le quali la passione per il mare. che lui riesce a coltivare molto più di me. e spesso mi rende partecipe di qualche suo bel momento "di mare" inviandomi belle immagini. come questa. è la foto dell'alba. in rada. stare in rada significa, per chi non è "avvezzo" al mare ed è  poco pratico di termini marinareschi, dar fondo all'ancora sotto costa, in un punto riparato dal mare e dal vento, invece di entrare ed ormeggiare  in porto. ed ha un fascino particolare.
rispondo al mio amico  ringraziandolo e dicendo che le albe e i tramonti sono tra le cose che più mi mancano del mio "navigare". soprattutto quelli delle notti passate in rada. mi risponde che il senso de messaggio era proprio quello. condividere uno dei momenti che lui adora e che immaginava, conoscendomi,  amassi anche io. inizio a prepararmi per il lavoro e vestendomi ripenso a quando navigavo. mi sembra siano passati cento anni. mi sembra di averlo fatto in un'altra vita. mentre invece l'ultimo imbarco risale "solo" a diciassette anni fa. certo non pochi. ma niente in confronto all'eternità. una frase fatta, ma così è. l'eternità poi  è uno di quei concetti astratti, come immenso, infinito... che in mare prendono forma. come prendono forma alcune sensazioni  solitamente non descrivibili. serenità. pace. ma anche irrequietezza. e perché no, paura.
ripenso alle mie notti in navigazione e a quelle in rada. con le albe e i tramonti dai colori indescrivibili che nemmeno le belle foto riescono a riprodurre. al sole che nasce e scompare sempre dal mare e nel mare. sempre in un punto diverso. ma solo rispetto a chi lo guarda. perché, si sa, lui sorge sempre ad est e tramonta sempre  ad ovest. ripenso anche alle notti in porto. al tintinnare delle drizze e delle sartie delle barche a vela ormeggiate vicino a noi. perché ero marinaio su una barca a motore. e quindi quella musica tintinnante potevo goderla solo se c'era vicino qualche barca a vela. e se c'era un po' di vento. io dovevo accontentarmi di un altro "suono". anzi due. che pure adoro. uno è lo "sciabordìo" dell'acqua che batte leggermente sullo scafo dondolato da un po' di risacca. e l'altro è il "cigolìo"  dei cavi di ormeggio, ora tesi ora laschi, al ritmo della risacca. tanto più percettibile quanto più l'oblò della cabina è vicino ad uno dei cavi. e penso pure alle albe ed ai tramonti in porto. il sole che scompare dietro ad un promontorio. e risorge dal mare. o che si tuffa nel mare dopo aver attraversato con i suoi raggi rossi una foresta di alberi di legno e di acciaio. o che fa capolino da dietro un gruppo di case arroccate su una collina che si tuffa nel mare. cartoline di vita sempre diverse. mille espressioni di uno stesso fenomeno. sempre diverso e sempre uguale.
a volte il mio amico mi invia anche brevi filmati. di lui al timone che recita, con la voce attraversata dal rumore del vento,  termini e numeri che solo un appassionato di mare può decifrare. sono i dati di navigazione. rotta. vento. mare. vele. manovre.
allora ripenso ai miei anni di scuola. quando studiando navigazione, astronomia, meteorologia ed oceanografia immaginavo un giorno di solcare i mari, di approdare in terre lontane, di attraversare le tempeste e di assaporare le calme. in realtà poi l'ho fatto solo per pochi anni. realmente. ma continuo a farlo ogni giorno. con la fantasia, continuando ad immaginare traversate oceaniche e navigazioni costiere. nel ricordo, continuando a ripensare a notti trascorse nel silenzio della rada o in porto tra il tintinnìo delle manovre e il cigolìo delle cime. nella realtà, continuando a navigare nel mare della vita. superando tempeste ed approdando, di tanto in tanto, in qualche porto sicuro.

sabato 30 agosto 2014

MANCANZA

mi mancavi. troppe cose negli ultimi tempi ci hanno tenuti distanti. mi mancava il tuo abbraccio. mi mancava sentirmi avvolgere da te e sentire il tuo sapore sulle mie labbra. mi mancava ascoltarti. e così oggi ti ho raggiunto. e già vederti mi ha riconciliato con il mondo e mi ha dato un senso di serenità. quando poi finalmente mi sono immersa in te ti ho sentito di nuovo mio. il mio mare.


giovedì 21 agosto 2014

SANTORINI parte terza. the end. con riflessioni extra.

ed eccoci arrivati alla fine della vacanza. e quindi del racconto. con qualche divagazione finale. 


e così, tra un tramonto da brivido ed una serata da incanto, la mia favola stava finendo...
tra facciate bianche e tetti turchesi, tra mare trasparente e cieli stellati, il mio tuffo nelle sfumature del blu stava finendo...
tra un ouzo e due pistacchi, una insalata greca e un polpo alla griglia, uno yogurt con miele e noccioline ed una mussaka, la settimana greca stava finendo...
tra un incontro casuale proprio con quell'amico ufficiale su navi da crociera che mi aveva parlato tanto di Santorini e nuove conoscenze con gente del posto e non, la mia vacanza stava finendo...
tra un "ma te che ci fai a Santorini?" esclamato da quell'amico  ed un "te di dove sei?" chiesto in varie lingue, anche la mia pausa cosmopolita stava finendo...
poi un idea: e se prolungassi di una settimana? e se mi cambiassero il volo senza spendere una grossa cifra?
ci provai, e fu uno di quei momenti in cui hai la sensazione di essere fortunata. una persona aveva chiesto di anticipare il rientro per impegni imprevisti di lavoro. incredibile. l'agenzia non fece che scambiare i biglietti. fantastico. né io né quella persona dovemmo pagare alcuna penale. né acquistare nuovi biglietti. uno scambio alla pari. et voila!
non erano ancora arrivati i telefonini, ed io non avevo nemmeno una carta di credito, viaggiavo con i contanti che ormai erano quasi finiti. mi precipitai in un posto telefonico pubblico, chiamai casa, chiesi a mia madre (abituata, ma mai abbastanza, ai miei colpi di testa) se mi poteva fare un vaglia postale internazionale perché la mia vacanza sarebbe durata una settimana di più. mi chiese se per caso mi fossi innamorata di qualcuno. e io risposi: "si, di quest'isola". poi feci le valigie, lasciai quell'albergo fin troppo chic per approdare in quella pensioncina a poche dracme a notte dove alloggiava la mia occasionale compagna di avventura conosciuta in aereo. una pensione a gestione familiare che non era niente di che, ma era pulita e decorosa. e soprattutto molto economica. con un piccolo supermarket di fronte, dove andavo a comprare frutta e yogurt ogni mattina prima di andare in spiaggia. e ancora più vicina al centro dove ogni sera andavo a gustarmi tramonti da brivido e serate da incanto. e la mia favola continuò.
Inevitabilmente anche quella settimana finì, e con essa finì anche, questa volta veramente, la mia vacanza.
Sono passati molti anni, ho fatto altri viaggi, altre vacanze,  ma per me, quella, rimane "la" Vacanza. con la V maiuscola. non una vacanza qualsiasi. e quando mi chiedono quale è stato il viaggio più bello rispondo senza dubbio: "quello a Santorini".
ho viaggiato molto, prima e dopo Santorini. in Italia e all'estero, per diletto e per lavoro, ma quello che ho vissuto a Santorini non l'avevo e non l'ho più vissuto altrove. mai più ho riprovato quelle sensazioni. in Italia o all'estero, da sola o in compagnia, che fosse una vacanza o un viaggio di lavoro, niente mi ha fatto rivivere un solo momento magico come quelli innumerevoli vissuti a Santorini.
viaggi di lavoro con momenti di relax piacevoli ce ne sono stati,  ma niente di paragonabile.
quando per lavoro navigavo ho visto posti affascinanti come Santorini, ho navigato in acque turchesi come quelle di Santorini. ma non era Santorini, non era la stessa situazione. e forse anch'io non ero la stessa persona.
certo, il viaggio di nozze alle Maldive, un po' per l'atmosfera da paradiso terrestre propria degli atolli, con quei colori e quei profumi, un po' per la situazione di "luna di miele" è chiaro che lo ricordo con piacere.
e come potrei scordare la prima settimana bianca della mia vita, con il neo maritino provetto sciatore ed io invece imbranata alla prima esperienza sciistica che mi sono fatta delle gran cadute,  delle gran discussioni con racchette sci e scarponi, ma anche delle gran risate.
e poi, con il bebè, dopo  qualche gita fuori porta da mattina a sera, o al massimo brevi week-end la prima vera vacanza, una settimana nel Mar Rosso,  quando il bimbo aveva appena 2 anni. solo noi tre, una full-immersion di famiglia e di mare prima che il marito-papà partisse per qualche mese per lavoro.
e in seguito le settimane bianche con  il bimbo ed il marito.
e quel viaggio di lavoro di mio marito, a Parigi, trasformato in mini vacanza seguendolo ed aggiungendoci un soggiorno ad Euro Disney, e tornare bambini insieme a nostro figlio.
e ancora  in Francia qualche mese dopo, questa volta portandoci anche i miei, e vedere gli occhi di mia madre brillare, e quelli di mio padre sgranati dallo stupore, perchè loro hanno viaggiato poco, e quindi riescono ancora a meravigliarsi di tutto, con lo stesso entusiasmo dei bambini. con il piccolo Lorenzo che si sentiva grande, perché a Parigi c'era già stato,  e faceva da cicerone ai nonni. che tornarono definitivamente bambini quando arrivammo a Disneyland.
e la settimana bianca da sola con il bimbo perché il marito-papà era impegnato con il lavoro.
e la settimana bianca per il primo natale da separata. sola con mio figlio. lontana dalle tre P... come mi divertivo a dire: parenti panettoni e palle (di natale). ma soprattutto lontana da chi indelicatamente chiedeva perché ci fossimo separati.  o da chi mi guardava con sospetto pensando: "sicuramente è colpa tua, con il  caratterino che hai" o da chi invece mi guardava con pietà perché pensava "e ora come farà, con un bimbo ancora piccolo, un lavoro precario". invece ci eravamo separati di comune accordo. proprio per questo il bimbo non ne ha risentito più di tanto. e io ce l'ho fatta. ma torniamo alle vacanze. ormai viaggiare con il bimbo da sola mi piaceva. e lui era un piccolo globe trotter che sembrava nato con la valigia. e allora siamo tornati nel mar rosso, che lui non ricordava.  e poi in tunisia. e in danimarca. e ancora in tunisia. tutte belle vacanze. in posti diversi che ci hanno regalato sensazioni diverse e tutte da ricordare con piacere. ma Santorini mi è rimasta dentro. 
quella a Santorini è stata la mia prima, vera, unica vacanza.  dove sono riuscita a staccare veramente la spina. a dimenticare tutto e tutti. a stare sola, e bene, con me stessa. ma soprattutto, e proprio per tutto questo,  è stata, e resterà, la MIA vacanza.

mercoledì 20 agosto 2014

SANTORINI parte seconda

ecco la seconda parte del racconto "ripescato, tagliato e cucito" che narra le gesta di me, in vacanza a santorini...


dopo aver preso visione e possesso della stanza, sfatto le valige e fatta una doccia, decisi di rilassarmi in piscina. ormai era tardi per mettermi alla scoperta dell'isola, rimandai all'indomani l'inizio vero della vacanza "greca", e così feci quello che io ritengo assurdo e cioè mi spaparanzai a bordo vasca con un cocktail alla frutta tanto colorato quanto cattivo. assurdo perché quando stai sul bordo di una piscina non ha molta importanza dove è situata la piscina stessa, quindi stare in una bella isola circondata da un mare splendido e stare in piscina non ha generalmente senso, lo aveva in quel momento, che era solo un momento di relax post viaggio. la sera feci un giro per il centro dell'isola, piena di scintillanti vetrine piene di delfini di ogni dimensione fatti con ogni materiale più o meno prezioso. e vista la passione che ho per i delfini, pensai che quella era proprio la mia isola!
il giorno successivo andai al mare. scesi per quella scalinata famosa di Santorini, a picco sul mare, e mi immersi in una caletta che a me pareva piena di acqua minerale, tanto era limpida, invece mi fu detto che era il punto più sporco dell'isola, perché lì le correnti portavano tutto l'inquinamento del porto vicino dove arrivavano e partivano i traghetti. non ho mai capito se le meduse stanno nell'acqua pulita o in quella sporca, ci sono diverse scuole di pensiero, fatto sta che ne beccai una tuffandomi, ed il dolore fu talmente intenso che iniziai ad annaspare e io, discreta nuotatrice, pensai di affogare! non sapevo che fare, continuavo a buttare sopra l'ustione acqua minerale, che mi dava solo 10 secondi di sollievo e così riaffrontai la famosa scalinata, questa volta in salita, sotto il sole cocente del primo pomeriggio, con un braccio in fiamme. cercai una farmacia, la trovai, e mi scontrai per la prima volta con la mentalità greca, che è molto rilassata, very easy. attesi l'orario di apertura, niente. aspettai ancora, niente. allora chiesi a che ora aprisse la farmacia e mi fu risposto... a volte apre alle 16,30 a volte alle 17... a volte non apre proprio! erano quasi le 18, ci rinunciai, mi incamminai verso l'albergo. pensai che i greci erano un po' come noi, ecco perché quel loro proverbio "italiani - greci una faccia una razza" in fondo siamo mediterranei, se non fratelli sicuramente cugini!
in albergo mi dettero un pomata, e mi fecero vedere su una cartina tutte le spiagge più belle dove sarei dovuta andare, e così feci a partire dalla mattina dopo.
la mia occasionale compagna di viaggio si era ormai aggregata a me. scoprì che malgrado avesse azzardato una vacanza non organizzata e da sola, era molto meno avventurosa di me. aveva paura di tutto, si vergognava, si imbarazzava. io invece stavo benissimo, per la prima volta in vita mia  mi sentivo libera. non dovevo aspettare nessuno, non dovevo rispettare nessun orario, potevo decidere di ora in ora cosa avrei fatto nell'ora successiva. per poi magari cambiare idea. intanto pensavo che in un altra vita, se c'è stata, ero sicuramente una greca. mi sentivo stranamente a casa, completamente a mio agio, ed un giorno ho pure avuto un dejavu: percorrendo una stradina ho immaginato cosa ci fosse dietro una chiesetta ed effettivamente era così. ma la cosa non mi turbò, anzi, mi dette una piacevole sensazione. intanto avevamo conosciuto gente. del posto e non. quelli del posto ci fecero scoprire taverne e disco-bar frequentati da greci e non da turisti, quelli "non" si aggregarono a noi proprio perché disertavamo i posti da turisti preferendo scoprire l'anima di quell'isola incantata che lo era ancora di più quando a tarda sera iniziava a salire dalla "caldera" la nebbia. santorini è un isola vulcanica e la caldera è il vecchio cratere che si è riempito di acqua, e di notte, quando la temperatura si abbassa, l'acqua calda del mare evapora e forma quella nebbia che avvolge l'isola rendendola ancora più affascinante e un po' misteriosa. e le stelle stavano a guardare... ed io mi lasciavo avvolgere da quell'atmosfera da favola...
quelle stelle che nelle isole, grazie al poco inquinamento luminoso, sembrano più vicine. tanto belle da sembrare finte, con le costellazioni riconoscibili come su un atlante astronomico, tanto nitide che ti aspetti che ci sia anche scritto il nome. e le stelle continuavano a guardare. ed io continuavo a vivere la mia favola...


continua... 

martedì 19 agosto 2014

SANTORINI parte prima

da qualche giorno ho nostalgia di santorini. forse perché ho voglia e bisogno di una vacanza che da tempo non faccio e ho anche voglia e bisogno di mare e di sole che quest'anno per vari motivi, non ultimo le bizzarre condizioni meteo, ho trascurato. e sono andata a ricercare le foto di quella che fu LA vacanza. e mi è venuto a mente che avevo anche scritto un racconto su quella vacanza e l'ho ripescato. è lungo, l'ho rivisto un po'... l'ho tagliato e ricucito e  lo ripropongo in due o più puntate...


da qualche mese ero di nuovo single dopo una convivenza sofferta, e da un paio di mesi ero tornata dai miei in attesa di un affitto decente. non stavo bene. né male. stavo.
e andavo avanti. un po' per inerzia, un po' cercando di reagire. alternando momenti no a momenti si. la gioia per essere uscita da una situazione di sofferenza ma anche la delusione, il senso di fallimento. la solitudine...
intanto era estate, intanto la gente andava al mare, intanto uscivo ogni giorno da quello che allora era il mio posto di lavoro alle 17 ed il sole mi abbagliava, riflesso sugli scafi bianchi ormeggiati nella banchina di fronte. ed ero stanca. fisicamente e mentalmente. avrei avuto bisogno di una bella vacanza. già, ma dove? e con chi? e mi avrebbero dato le ferie? e se poi trovavo la casa in affitto e a fine anno non mi rinnovavano il contratto di lavoro? forse, mi dicevo, sarebbe stato meglio risparmiare...
ma poi, un giorno... "Tiziana, dovresti fare le ferie, ne hai troppe, e  per l'organizzazione dell'ufficio sarebbe bene tu le prendessi nella prima quindicina di settembre"...
ma eravamo già alla fine di agosto... e che potevo inventare così da un giorno all'altro? come mi potevo organizzare? e dove potevo andare? che fare? ma sì, per una volta volevo  vivere alla giornata. ai soldi, alla casa da prendere in affitto, al contratto di lavoro che forse non mi rinnovavano a fine anno ci avrei pensato al mio ritorno. e così mi ritrovai all'uscita di un agenzia di viaggi con una decina di cataloghi sulla grecia. perchè entrando in agenzia l'unica cosa che ero riuscita a dire era stata "vorrei andare in grecia. anzi, su un'isola greca, per la precisione..."
le isole greche mi avevano sempre affascianato, e quella mi pareva l'occasione giusta. lo sarebbe stata?
passai la serata a sfogliare cataloghi e a confrontare prezzi. ogni posto mi pareva più bello di quello della pagina precedente. alla fine sarei voluta andare in ognuna di quelle isole. e mi venivano in  mente le parole un rap ironico di Claudio Bisio... quante isole ha questa grecia... be' veramente usava espressioni molto più colorite... era arrabbiato con la fidanzata che si era concessa una vacanza in grecia e gli raccontava che ogni sera era su un'isola e allora lui diceva... qualcosa tipo... ma quante cazzo di isolacce ha questa merda di una grecia... mi pare. comunque alla fine la mia scelta cadde su Santorini...la descrizione sul catalogo aveva suscitato in me una curiosità maggiore, mi aveva affascinato. forse influenzata dai racconti di un amico ufficiale su navi da crociera che facevano tappa anche su quell'isola. e così la mattina dopo andai a prenotare. l'impiegato esordì con  "complimenti per la scelta, Santorini ha un fascino particolare, sono famosi i suoi tramonti, è l'isola più romantica di tutta la Grecia"... fantastico, pensai, passi il fascino, passino i tramonti, ma il romanticismo... e proseguì il pensiero ad alta voce "...parto sola, forse allora è meglio se cambio isola..." l'impiegato borbottò qualcosa imbarazzato e si affrettò ad iniziare la pratica di prenotazione. purtroppo tutti i pacchetti più economici erano esauriti, e poi partendo sola volevo arrivare e trovare tutto pronto, sicuro ed organizzato e così spesi qualcosa in più del previsto. ma ormai ero decisa a concedermi questo "lusso", che sentivo di meritare, dopo gli eventi passati.
all'aeroporto conobbi una ragazza che aveva azzardato ancora più di me, nel senso che oltre a decidere di fare una vacanza da sola aveva anche scelto di prenotare solo il volo, riservandosi di cercare un alloggio dopo l'arrivo sull'isola. be' aveva ragione, all'aeroporto c'erano decine di persone che offrivano appartamenti in affitto, o camere in famiglia, in pensioni a gestione familiare, in piccoli alberghi...ce n'era per tutti i gusti, a prezzi veramente stracciati. c'era una hostess del tour operator ad aspettare me e gli altri turisti che avevano prenotato quel pacchetto e prima di salire sul pullman salutai quella occasionale compagna di viaggio dicendole di cercarmi, se voleva, nell'albergo dove alloggiavo. e così fece, il giorno stesso, comunicandomi che aveva trovato una pensioncina dove con poche dracme dormiva. con quello che pagavo io ci sarei potuta rimanere un paio di mesi. che rabbia. ma chissà... quella era la mia vacanza ed ero solo al primo giorno... una pagina ancora bianca dove tutto era ancora da scrivere.

continua... 



mercoledì 13 febbraio 2013

VOGLIA D'ESTATE...

io del freddo non ne posso più... ho voglia di sole, di mare, di sale sulla pelle e di salmastro nei capelli... ho voglia di caldo e chi se ne frega se si suda... ho voglia di magliette leggere e pantaloni svolazzanti... ho voglia di brezza leggera che ti rinfresca e ti spettina i pensieri e non di vento ghiaccio che ti congela anche la mente... ho voglia di ciabatte e non di scarponi... di sandali e non di maglioni... di costumi da bagno e non di stivali... di lenzuola fresche e non di piumini...