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lunedì 10 maggio 2021

TORNARE A SCRIVERE... IN ATTESA DI TORNARE A VIVERE VERAMENTE...

eccomi! dopo più di un anno ho deciso che voglio ricominciare a scrivere... 
ho continuato a farlo in tutto questo tempo su foglietti al volo, su agende scarabocchiando tra un appuntamento e l'altro, scrivendo biglietti a coloro a cui voglio bene... ma qui no.
e stamattina quando ho aperto il blog per curiosità e ho visto l'ultimo post, scritto nel giorno in cui iniziava il lock down dello scorso anno, quando fiduciosa dicevo che sicuramente tutto sarebbe finito presto... ho pensato a quante cose sono successe... e quasi tutte brutte. e non solo per la pandemia. il 2020 è stato un anno horribilis, anche personalmente e per la mia famiglia. e il 2021, almeno per adesso,  pare non essere da meno. e tutto quello che credevo, pensavo, speravo... come tutti, che sarebbe finito presto... il maledetto virus... è ancora tra noi. variato, mutato... ma non sconfitto. 
anche il carnevale quest'anno non si è fatto. non era mai accaduto dai tempi della guerra. se tutto va bene i  cinque corsi mascherati previsti si faranno tra fine settembre e inizio ottobre. una collocazione sul calendario inusuale ma magari avrà i suoi lati positivi. bel tempo, turisti già presenti per la stagione balneare... chissà. 
e io sono ancora qua. con i miei millemila acciacchi e i miei millemila problemi... ma  non ho perso il sorriso, la speranza, l'ottimismo.

ho finalmente chiesto il trasferimento in altra scuola e l'ho anche ottenuto. ogni tanto una cosa bella accade. sono di nuovo al nautico, quella che fu la mia scuola da studentessa e dove ho iniziato il mio lavoro di assistente tecnico. e dove sto benissimo. 

prosegue la mia passione per il mondo del vino e continuo a scriverne su winesurf, la rivista on line con la quale collaboro ormai da sette anni. ma la pandemia ha bloccato anche le manifestazioni, tutte annullate, e modificato il modo di fare degustazioni... solo agli inizi di agosto, quando ci fu un po' di ripresa e di miglioramento  sono riuscita ad andare a degustare per la guida in franciacorta. bella esperienza come sempre. ma poi ad ottobre la situazione nazionale ha di nuovo iniziato a precipitare con nuovi contagi.

ho anche avuto un incidente stradale, a febbraio, che mi ha lasciato a piedi. nel senso che ho praticamente  distrutto la macchina e siccome ho torto non mi posso permettere di ripararla quindi per il momento vado in bicicletta. ma guardo il lato positivo: potevo farmi male... e poi un po' di moto fa bene. a settembre, con l'arrivo dell'autunno, deciderò come affrontare le piogge ed il freddo... ora ho solo voglia di tornare alla normalità, di tornare a vivere, di fare un tuffo catartico nel mio mare... e dimenticare tutte le brutture e le negatività... ma purtroppo solo da un paio di giorni fa abbastanza caldo... fino all'altra settimana non sembrava nemmeno primavera...

 

giovedì 1 febbraio 2018

FEBBRAIO

ricordavo di aver dedicato un post a questo mese che mi piace un sacco... e sono andata a ricercarlo... era il 15 febbraio del 2015... l'ho copiato, l'ho "rincicciato" e lo ripubblico... perché davvero febbraio è un mese che adoro. l'allungamento delle giornate è sempre più percettibile, ogni giorno un po' di più. è un mese corto, e quindi corre veloce attraverso il carnevale e quando finisce è praticamente primavera. qualcuno si aspetterà che dica anche che è il mese degli innamorati invece non lo dico. intanto perché  sono anticonformista, sono anticonvenzionale... sono anti. e soprattutto non sopporto le feste comandate, specialmente quando non hanno senso, specialmente quando sono trovate commerciali, specialmente quando decidono per te come e quando dovresti ricordare qualcosa o qualcuno... e poi perché per me o si ama tutti i giorni o non si ama mai ed il massimo che faccio per san valentino, da sempre, è ricordare le persone che amo in senso universale. i pochi ma veri amici, la famiglia, mio figlio. mi piace tanto febbraio che lo scelsi pure come mese per sposarmi. e non certo, appunto, perché è il mese degli innamorati, come qualcuno mi disse una volta saputa la data (18 febbraio)... in realtà fu  un caso. e tra l'altro per come sono andate le cose non ha nemmeno portato grande fortuna. ma io alla fortuna non credo e quindi sarebbe successo tutto quello che è successo a prescindere dalla data scelta... semplicemente volevamo andare in viaggio di nozze alle Maldive e quello era il periodo giusto, inoltre il mio ex marito lavorava su uno yacht e da marzo ad ottobre compreso era impegnatissimo col lavoro e non avrebbe potuto prendere la licenza matrimoniale né le ferie. la scelta era tra i mesi da novembre a marzo... lui fece scegliere a me e febbraio mi sembrò  la scelta migliore. ça va sans dire... poi in febbraio, esattamente il 27 febbraio del 1999, sempre per caso perché in anticipo sulla tabella di marcia che prevedeva la nascita quasi un mese dopo, è poi anche nato mio figlio. facendo così crescere la mia passione per questo mese. perché da quel giorno,  ogni anno in febbraio ho un motivo in più per festeggiare. febbraio mi piace tanto anche perché lo considero  il ponte verso l'estate. mi sa di giro di boa. ogni giorno diminuisce la distanza che mi separa dalla mia stagione preferita mentre aumentano i minuti di luce... la mattina quando mi alzo, alla solita ora, è ogni giorno più chiaro... e la sera il sole tarda un po'  a tramontare... ogni giorno di più.
dopo febbraio mi sembra tutto in discesa. anche se è solo una sensazione. a febbraio sopporto meglio tutto. anche le giornate grigie, fredde, umide, ventose... uggiose. come quella di oggi. perché poi guardo il calendario e vedo quei 28 giorni che mi sorridono come le maschere che lo rappresentano.e allora sorrido anche io. in attesa di inforcare la bici nella  prima giornata di sole e pedalare incontro alla primavera. tra coriandoli e stelle filanti.in attesa dell'estate, del sole che brucia sulla pelle e del salmastro che appiccica i capelli. 




mercoledì 15 novembre 2017

PENSIERI AL VOLO (di gabbiano)

Sarò sintetica, forse ermetica.
Ancora qualche dolore fisico e il tempo novembrino non aiuta.
Il senso di serenità interiore invece si. Scalda l'anima.
Come il raggio rosso di sole che stamattina si insinuava tra due nuvole grigie.
E io mi sento leggera come il volo di un gabbiano che ho seguito poco fa con lo sguardo.
Ed Egisto (Malfatti) sarebbe contento.

giovedì 2 novembre 2017

EMOZIONI IN UN ANGOLO

sono andata a prendere un caffè a casa di un amico. non c'ero mai stata. sapevo che abitava in un angolo antico di Viareggio. un angolo che io considero anche magico. immaginavo cosa si vedesse dal suo balcone, ma vederlo mi ha emozionato. un po' perché mi è sembrato di vedere uno scorcio di un'altra città, osservare un angolo a me noto della "mi' Viareggio" ma da un'altra prospettiva mi ha regalato cinque minuti di "vacanza"... amplificata dalla luce crepuscolare e dall'atmosfera di festa che erano nell'aria. un po' perché da quel balcone si vede, ed anche quello da un'altra prospettiva ma comunque ben riconoscibile, il punto esatto dove ho avuto il brutto incidente dove ho rischiato la vita e che per molti versi la vita, che fortunatamente non ho perso,  mi ha cambiato. un po' perché l'odore della darsena, intesa non come quartiere viareggino ma proprio nel senso di canale, darsena, porto, ormeggi, banchine...che ben si percepisce da così vicino, mi ha riportato indietro negli anni, a quando lavoravo nella nautica e ancora di più, chiudendo un attimo gli occhi, a quando navigavo e dall'oblò della mia cabina entrava lo stesso odore. un po' perché Viareggio è Viareggio e in quell'angolo mi è sembrata più Viareggio del solito. e per un attimo mi sono sentita alla fine dell'800. nella Viareggio timida cantata da Egisto. e non mi sarei meravigliata se avessi visto passare un barcobestia. o correre qualche ragazzino coi calzoni corti gridando "all'ariulò". o passeggiare qualche dama con l'ombrellino. o qualche sposa con la gonna nera lunga e lo scialle andare incontro al su' sposo che tornava dal mare.

giovedì 31 agosto 2017

UN MESE VOLATO VIA

un mese è passato dall'ultimo post... sembra ieri che irrequieta cercavo di trovare una nuova identità a questo vecchio blog eppure è già passato un mese. un mese da quando lamentavo stanchezza e bisogno di ferie ad oggi che mi ritrovo ancora stanca, di nuovo al lavoro, malgrado le ferie godute ma purtroppo già finite. ferie godute nel vero senso della parola, pochi giorni, poco più di due settimane, durante i quali ho però cercato di distrarmi, di riposarmi, di pensare meno possibile ai problemi prendendomi i miei tempi ed i miei spazi. rinunciando qualche volta a cose piacevoli che avrei potuto fare quando però il mio fisico mi diceva che non ce l'avrebbe fatta a sopportarne il peso. perchè si sa, anche le cose piacevoli come un viaggio, una cena, una gita fuori porta... possono talvolta essere stancanti. rinunciando anche a cose che avrei voluto fare ma che il mio portafoglio non mi ha permesso di fare, come una bella vacanza, per esempio. e rinunciando infine a cose che avrei dovuto fare ma che il poco tempo, la poca voglia, la troppa stanchezza, non mi hanno permesso di fare, come imbiancare le stanze del mio appartamento, mettere in ordine gli armadi, buttare un po' di cose vecchie e inutilizzate da tempo... ferie che non sono state, per come mi sento,  evidentemente sufficienti a ricarmi completamente. nè fisicamente nè psicologicamente. la mia malattia ha tra i sintomi anche una stanchezza cronica e spesso incoercibile. oltre ai dolori che spesso impediscono anche attività banali. e questo non aiuta l'umore ed anche se fortunatamente ho il carattere che compensa... qualche volta il carattere da solo non basta. se poi ci aggiungiamo qualche piccola seccatura, il quadro è completo...
e così dopo una mini vacanza, che mi sono potuta permettere solo perchè praticamente a costo zero, in Provenza ospite per tre  giorni di un vecchio amico, con viaggio di andata super economico in treno e rientro in italia in moto con lui facendo tappa in costa azzurra un paio di giorni ospiti di amici suoi, ed il resto delle ferie in Versilia (ironico, per chi non lo sapesse io abito a Viareggio), eccomi di nuovo già da più di una settimana rientrata a scuola, a preparare i dispositivi informatici delle aule e dei laboratori per il prossimo anno scolastico. quasi pronta per il nuovo anno, che per chi lavora nella scuola come me inizia a settembre. con tutte le incognite e le aspettative del nuovo anno. con le speranze e le paure. perchè anche se sono nella stessa scuola, e questo che sta per cominciare sarà il quarto anno,  quest'anno ci sarà qualche cambiamento ai vertici e tra i colleghi. ma a questo punto non mi resta che sperare, ed iniziare a fare il conto alla rovescia, proprio come si fa il il 31 dicembre... perchè da domani, 1° settembre, anno (scolastico) nuovo, vita (lavorativa) nuova... in alto i calici quindi, e buon anno...


venerdì 21 luglio 2017

MI VESTO DI NUOVI COLORI

no, i colori sono gli stessi... più o meno bianco e nero... un pizzico di azzurro.... la fotina del sole durante una eclissi parziale che sembra uno spicchio di luna... niente di nuovo quindi dal punto di vista grafico, e nemmeno niente cambia sul mio modo di gestire questo blogghettino e cioè scrivere quando ho voglia di scrivere qualcosa di particolare che mi è passato per la mente... ho solo cambiato nome e indirizzo per non essere raggiunta da chi non ho piacere che mi raggiunga.... per settimane non ho scritto perchè non mi andava che questa persona (squilibrata) che già fin troppo male mi ha fatto, leggesse anche solo una banale frase scritta da me. ma poi ho pensato che non potevo e non dovevo condizionare la mia vita ulteriormente e allora ho trovato l'escamotage tecnico... tutto resta uguale tranne l'indirizzo e il nome che ho comunicato e comunicherò solo agli amici fidati. et voilà... pronti attenti via... si riparte... il blog ha gli stessi colori ma la Tiziana no... da tempo mi sono vestita di nuovi colori.  in senso metaforico, ovviamente, perchè niente è cambiato nel mio look, ma dentro di me si. e molto.

martedì 30 maggio 2017

IL TUFFO CATARTICO

il mare è sempre stato per me importante, ed il mio rapporto con esso profondo e in qualche maniera misterioso. un legame indissolubile e atavico, ancestrale. mia madre mi ha sempre raccontato che fin da piccolissima ne ero affascinata e mi incantavo ad osservarlo in silenzio. calmo o in tempesta, dalla spiaggia o dal molo, in estate o in inverno. e negli anni è sempre stato così e ancora oggi è così. e tuffarmi mi ha sempre dato un senso di libertà, di riconciliazione con la vita dopo momenti difficili, di rilassamento dopo tensioni accumulate, quasi di purificazione dopo periodi da dimenticare... un senso di catarsi appunto, nel senso filosofico di Pitagora e Platone.
fare il primo tuffo di stagione l'ho sempre considerato un rito di buon auspicio, durante il quale faccio pensieri ben augurali per me e per chi mi vuole bene. così pure l'ultimo, anche se a fine stagione poi   non so mai se sarà veramente l'ultimo, sperando sempre in una clemenza del meteo che sposti a più tardi possibile la possibilità di tuffarsi ancora.
a volte in inverno vorrei poter avere questa opportunità, ne sento forte l'esigenza fisica, che solo il freddo mi blocca dall'assecondare. e mai come quest'anno ho atteso il primo tuffo "catartico"... soprattutto dopo aver vissuto un periodo di forte stress per mille motivi aggravati dalla conoscenza di una brutta persona che ovviamente non ho riconosciuto subito come tale, alla quale ho dato la mia fiducia e che in cambio mi ha tolto molto rubandomi tempo, serenità e soprattutto energia.
e allora domenica scorsa, complice una bellissima giornata di fine maggio, sono andata con il mio scooter verso la mia spiaggia preferita tra Viareggio e Torre del Lago, la mitica Lecciona, con il sorriso sulle labbra e i capelli (quelli che spuntavano dal casco) al vento.
ho parcheggiato e camminato un po' attraverso la pineta, ho attraversato le dune coperte di macchia mediterranea, mi sono inebriata del profumo di camuciolo (elicrisio per i non viareggini)  misto a quello del salmastro, ho guardato  la distesa di fiori gialli (i camucioli-elicrisio, appunto), le apuane in lontananza, il mare, gli ombrelloni colorati, le vele sul mare... e ho goduto della serenità che la vista mi trasmetteva.
ho apprezzato la sabbia sotto i piedi, non più fredda come in inverno, non ancora bollente come in estate. piacevole come velluto tiepido.
sono arrivata alla riva e l'acqua era trasparente. il mare calmo e invitante. l'acqua ancora fredda ma il mio rito mi attendeva ed io attendevo quel momento da tanto, troppo tempo...
ho camminato, grazie ad una secca, per parecchi metri con l'acqua che non andava oltre le mie ginocchia... ho aspettato di trovare  l'acqua abbastanza alta e dopo essermi bagnata un po' mi sono tuffata, ed ho fatto qualche bracciata... mi sono fermata ed il sole sembrava ancora più caldo sulla pelle rinfrescata dalla temperatura dell''acqua ancora primaverile...
e mi sono sentita bene. rigenerata. purificata. rilassata. serena. viva.

giovedì 30 ottobre 2014

PENSIERI SULLA A12

qualche sera fa sono andata a Chiavari, invitata alla cena della consegna degli attestati di fine 1° livello del corso per sommelier di cui sono stata direttore di corso prima dell'estate. ci sono andata volentieri malgrado fossi stanca per essermi svegliata alle 6 e aver lavorato la mattina a scuola e il pomeriggio a casa. malgrado fosse una sera infrasettimanale e quindi  la mattina dopo dovessi di nuovo alzarmi alle 6 come ogni mattina. malgrado il forte mal di schiena che da giorni è tornato a farmi compagnia.
appena imboccata l'autostrada ho cominciato a pensare. tanto. forse troppo. ho persino deciso di non ascoltare musica mettendo un cd ma di ascoltare un programma radio e il notiziario. pensando di poter fermare i pensieri concentrandomi sulle parole dei conduttori. ma dopo poco mi sono accorta di non seguire i discorsi. mi sono accorta di non aver ascoltato nemmeno una notizia.
il cielo era bellissimo. sereno. stellato nonostante l'inquinamento luminoso. con uno spicchio di luna che somigliava all'immagine qui a fianco. solo che quello qui a fianco è il sole durante una eclissi. mentre quella era la luna. ma sto divagando. ecco, i miei pensieri l'altra sera facevano uguale... divagavano. facevo dei voli pindarici incredibili. da un pensiero all'altro senza collegamento. apparentemente. ma sicuramente nella mia mente un collegamento c'era. anche se bizzarro. e quando non c'era... forse c'era ma era inconscio.
il cielo stellato mi ha fatto pensare  a quando navigavo, e allora ho pensato a un mio lontano amore conosciuto proprio in quel periodo durante una sosta un po' più lunga in un porto. una storia importante durata  abbastanza a lungo per essere una storia iniziata per caso. l'unico colpo di fulmine della mia vita. uno dei pochissimi amori della mia vita.
l'autostrada che stavo percorrendo mi ha ricordato quando per lavoro sono stata due mesi  a Genova e tornavo a casa solo per il fine settimana e il pensiero di Genova mi ha riportato alla mente persone conosciute durante i miei 15 anni di lavoro nel mondo della nautica e quindi i miei 15 Saloni di Genova. ma mi ha riportato indietro anche di pochi mesi, quando per l'incarico che avevo avuto sono andata a Chiavari per una volta a settimana per due mesi. ho pensato che era fine primavera- inizio estate e le giornate stavano allungando, e io stavo bene. mentre adesso stanno accorciando, e io sto bene lo stesso. ho pensato che avevo già mal di schiena ma ancora non avevo avuto attacchi di lombalgia acuti e violenti. e che ancora non avevo fatto la risonanza magnetica e non avevo chiesto il consulto di un neurochirurgo. e non sapevo di avere due protrusioni. nome brutto che indica l'anticamera dell'ernia. nemmeno sapevo che a settembre avrei ottenuto il mio tanto atteso trasferimento in una scuola  di Viareggio. e che quindi sarebbe finita la mia vita da pendolare. dopo sei anni. e ancora non sapevo che l'estate sarebbe stata bizzarra dal punto di vista meteorologico. e nemmeno che sarei riuscita ad andare tre giorni in Franciacorta. e nemmeno immaginavo che avrei conosciuto chi poi ho conosciuto durante l'estate. e ho ricordato che ancora pensavo di essere innamorata. e forse lo ero. e che ancora pensavo che il mio rapporto, se pure traballante e in crisi da tanto, troppo tempo, forse era ancora recuperabile. e che forse non sarebbe mai finito. non ricordavo, in quel momento,  che invece tutto ha una fine (meno i würst che ne hanno due, come dicono i tedeschi) e che io l'ho sempre pensato. volevo credere ad una eccezione. senza non voler vedere che l'unica cosa che non aveva fine in quella storia era la reciproca sofferenza da quando qualcosa si era definitivamente rotto. e che non sapevo nemmeno esattamente cosa, si fosse rotto. e nemmeno esattamente quando. ma si era rotto. e che era già finito da tempo. quello che avevo creduto, ormai quasi cinque anni prima, essere "per sempre".... in realtà aveva una scadenza.  come lo yogurt. con la differenza che la data non è indicata da alcuna parte. in una cosa che in vita mia non avevo mai creduto essere possibile... per un periodo ci avevo creduto. e mi ero sbagliata.
in mezzo a pensieri spettinati come i miei capelli, aggrovigliati come i miei capelli... ma anche morbidi come i miei capelli... sono arrivata a Chiavari.
uscita autostrada, ristorante. ottima cena, e tante soddisfazioni. buoni vini, e alcune  gratificazioni. persone piacevoli. alcune molto simpatiche. peccato che anche se non siamo lontanissimi non siamo  nemmeno vicini vicini. perché alcune di quelle persone le frequenterei volentieri.
di nuovo in auto. di nuovo autostrada. di nuovo pensieri. tanti. forse troppi. ho faticato a tenerli fermi. cercavo di fissarli come fissavo la linea di mezzeria.
facevo il conto alla rovescia dei chilometri che mi separavano dal mio letto. e dei sogni ad occhi aperti che mi separano  dalla mia serenità. fine viaggio. uscita viareggio. pedaggio.  casa. letto. sonno. e ancora sogni. vita.



domenica 12 ottobre 2014

IL TRENO, IL VINO

e dopo il treno preso dopo secoli martedì, per andare a Firenze per la giornata dello champagne, c'è il treno preso di nuovo dopo solo due giorni, giovedì,  per tornare a Firenze per la presentazione della guida dell'Espresso. stessa stazione di partenza, praticamente stesso treno anche se con orario diverso (quello delle 8.10 anziché quello delle 9.10) stesse fermate. stesso caleidoscopio di immagini fuori dal finestrino, stesso assortimento di varia umanità dentro lo scompartimento, stesso groviglio di pensieri spettinati (come i miei capelli) dentro la mente, stesso intreccio di piacevoli sensazioni dentro l'anima.
ovviamente anche stessa corsa per raggiungere la stazione  da casa mia perché anche se stavolta cerco di calcolare bene i tempi, una serie di imprevisti casalinghi mi porta ugualmente a correre per non perdere il treno.
però stavolta riesco a fare il biglietto in stazione. ed anche a convalidarlo nell'apposita macchinetta! Viareggio ormai è una stazione di serie B. pochi treni, niente fermate per le varie frecce... rosse, bianche o azzurre che siano. biglietteria aperta solo in certi orari e solo una su sei. coda. impiegata lenta. signora gentile che mi fa passare avanti ché tanto doveva solo chiedere informazioni. annuncio treno, corsa nel sottopasso, scale salite di corsa, binario sbagliato, scale discese di corsa, e risalite di corsa stavolta al binario giusto, treno. al primo posto libero mi siedo e vedo una faccia conosciuta. una professoressa che insegna nella scuola dove lavoravo lo scorso anno. io ero nella sede distaccata ma ci siamo incrociate qualche volta e reciprocamente piaciute. ci salutiamo e intanto il caldo (già appiccicoso fuori),  aumenta per reazione alla corsa. camicia bianca pulita e ben stirata e ancora profumata di ammorbidente... già stropicciata. appoggio la schiena al sedile per rilassarmi e riprendere una respirazione e una traspirazione normali ma la poltroncina di plastica non aiuta. la camicia si appiccica ancora di più e diventa un tutt'uno con la mia pelle e con la plastica dello schienale. mi metto seduta senza appoggiarmi e mi  salta  un bottone della camicia, fortunatamente il più basso. ho sempre ago e filo in borsa. mai quando serve. perfetto. così, per non andare a giro con la pancia all'aria sarò costretta a tenere il giubbotto legato in vita tutto il giorno. tanto è freddo.... rido tra me e me. Fantozzi in confronto a me è un dilettante...
il treno si muove. partiamo. e ad ogni metro percorso e per ogni minuto che passa penso che la mia giornata fiorentina si avvicina. un'altra giornata tutta per me e dedicata alla mia passione: il vino a 360°... come mi piace dire... dalla vigna al bicchiere.
parlo con la prof.  mi dice del suo nuovo impegno come vicepreside. io le dico della nuova scuola dove ho chiesto ed ottenuto il trasferimento. di quanto sia contenta non solo per la vicinanza a casa ma anche per il tipo di laboratorio nel quale sono impegnata. tra le tante cose che ci siamo dette tra Viareggio e Lucca dove lei è scesa mi dice anche che ha sentito dire che sono in gamba sul lavoro. be'... son soddisfazioni, non si vive di solo pane. ci salutiamo. lei ha un appuntamento in provincia per la scuola. io, le dico, vado a Firenze a degustare i vini premiati come eccellenze dall'Espresso. scopro così che anche lei è sommelier e quindi, mi dice, un po' mi invidia.
resto sola con i miei pensieri. sto bene. da qualche settimana ho ripreso in mano la mia vita e ho deciso di coccolarmi un po'. di volermi più bene. di ascoltare di più il mio corpo e i segnali che mi manda. mal di schiena? si certo, la discopatia. l'inizio di ernia... ma anche fardelli che mi son portata sulle spalle e spesso anche inutilmente. e allora terapie farmacologiche per superare l'attacco acuto, fisioterapie per togliere dolori e contrazioni. ma adesso che sto meglio... ho capito che bisogna anche fermarsi quando si è stanchi. regalarsi momenti di relax. riposare il corpo ma anche la mente. fare cose piacevoli. trovare il tempo di fare attività fisica. e circondarsi di persone positive. sto facendo tutto questo. e i primi risultati stanno già arrivando.
a Montecatini sale un gruppo di vacanzieri tedeschi non proprio giovanissimi. li ascolto un po'. non per farmi i fatti loro ma perché voglio testare cosa ricordo della loro lingua che io amo ma che ormai non ho più molte occasioni di parlare.
ad un certo punto uno di loro va in bagno. arriva una ragazza e chiede se il posto è libero. lei parla solo italiano e loro solo tedesco. non si capiscono. lei capisce che è libero e si siede. loro dicono di no allora si alza. tra di loro si chiedono "chissà come si dice occupato in italiano" allora io dico loro come si dice e iniziamo a scambiare qualche battuta. mi fanno i complimenti per il mio tedesco e io invece chiedo scusa perché, dico,  ho dimenticato molto. però piano piano riaffiora tutto. dico loro che anche quando andavo spesso in Germania anche per lavoro all'inizio mi sembrava di non ricordare niente ma poi tutto mi tornava in mente piano piano. e aggiungo che se poi bevo un paio di birre dopo parlo benissimo, tanto bene che sembro nata a Berlino. li faccio ridere di gusto. ma chi l'ha detto che i tedeschi sono freddi? alcuni di loro sono ridanciani e goderecci. e anche piacevoli. riprendo a guardare il caleidoscopio fuori dal finestrino e la signora più vicina a me riprende a parlarmi. mi chiede dove ho imparato il tedesco e dove sono stata in Germania. io le dico che ho fatto solo un piccolo corso privato ma che sono stata spesso a trovare amici vicino ad Heidelberg, dove poi  mi ero anche iscritta all'università per fare un corso per stranieri che poi non ho fatto perché mentre ero là ad organizzarmi cercando casa e lavoro ho avuto un brutto incidente e sono rimasta in ospedale tre mesi e dopo sono rientrata in Italia. le chiedo da dove vengono. lei mi dice da un paesino piccolo del nord, vicino alla Danimarca e aggiunge che viene spesso in Italia, che ama tutta l'Italia ma che adora la Toscana. io le dico che effettivamente l'Italia è tutta bella ma che la Toscana è la regione più bella perché abbiamo tutto. le città d'arte, il mare, le montagne, la campagna...  in coro (anche con un'altra "frau" che si è unita alla conversazione) diciamo che la cucina è ottima. ridiamo per averlo detto insieme... e io aggiungo che c'è pure il vino buono... e un signore, unico uomo del gruppo, marito di una di loro indicandomi mi dice "e poi ci sono le belle donne".... che galantuomo. ringrazio. eh be'... anche queste son soddisfazioni. :-)
tra una chiacchera e l'altra arriviamo a Firenze. li saluto augurando loro un buon proseguo di vacanza. vado verso un bar. un caffè è quello che ci vuole. poi direzione Leopolda. dove incontro il mio amico giornalista che mi ha "regalato" la possibilità di entrare a questa manifestazione riservata agli operatori accreditandomi come collaboratrice della sua rivista. in realtà la collaborazione è appena appena cominciata ma spero che si svilupperà. io le idee ce l'ho. se trovo chi le apprezza poi me ne viene anche di più.
sono quasi emozionata. ho fatto cinque o sei edizioni di questa manifestazione ma sempre a fare servizio come sommelier. il primo anno poi, non ancora diplomata, solo come supporto ai sommelier. che guardavo con ammirazione sognando un giorno di indossare lo stesso smoking ma soprattutto di conoscere il vino come loro. ho indossato lo smoking ed ho imparato molte cose. sono come loro. forse, senza falsa modestia, anche meglio di alcuni di loro. li guardo e sono belli. eleganti e professionali. il colpo d'occhio è davvero bello.e mi congratulo con alcuni di loro e con i capo servizio. e con il responsabile nazionale dei sommelier. e con il segretario nazionale e con  il presidente. mi ricordo per un attimo quando ero di là dal banco. la tensione del prima,  la fatica del durante e la stanchezza del dopo. ma anche la soddisfazione a fine giornata. ma penso anche che oggi, finalmente dalla parte di qua, posso assaggiare, degustare e commentare con chi di vino ne ha masticato e "sputato" tanto. e ne ha fatto un lavoro.
si, il vino si sputa. questo lo scrivo per chi non è pratico di degustazioni professionali. alle manifestazioni dove si assaggiano molti vini, alle degustazioni tecniche dove si assaggiano e si valutano alcuni vini, alle degustazioni dei concorsi dove degustatori professionisti valutano e  premiano parecchi vini, alle degustazioni dove esperti e giornalisti valutano e "recensiscono" vini e  aziende e dove in una mattinata vengono assaggiati settanta-ottanta vini... ovviamente "si sputa"... pena l'ubriacatura o comunque la perdita di lucidità e capacità gustativa...
sono stata bene. ho rivisto facce amiche. ho salutato colleghi di altre delegazioni che non vedevo da tempo. ho rivisto "vignaioli" amici e ne ho conosciuti altri.  ho assaggiato (e sputato) parecchi vini. e come al solito mi sono sentita bravina quando ho dato giudizi che coincidevano con quelli di chi è avanti a me anni luce.
veniamo via che mi sembra tardissimo, per l'intensità della giornata. in realtà è solo primo pomeriggio. autostrada, chiacchere, risate, sosta caffè, considerazioni, complimenti, suggerimenti. ho ancora tanto da imparare, dico io, un po' sconsolata.  ma sono sulla buona strada, mi dicono. resto  perplessa e allora aggiungono che sono già brava...così dicono. e ci voglio credere. continuando a studiare e ad assaggiare.
e a sputare. son soddisfazioni (saranno un po' troppe per oggi?) che danno una impennata alla mia autostima.
casa, doccia, appuntamento per  prova di degustazione professionale di alcuni vini tra i quali un chianti, un chianti classico, un pinot nero toscano e alcuni IGT toscani. sarà che nel frattempo ho dovuto risolvere un problema imprevisto. e avevo quindi la testa altrove. sarà che ero stanca. sarà che le degustazioni si fanno la mattina. sarà che non avevo mai fatto una degustazione professionale "di valutazione" (avevo solo assistito a degustazioni di questo tipo come supporto per prendere le bottiglie a batterie di cinque alla volta dal frigorifero e/o dalla cantina e portarle ai degustatori). sarà  che non sono poi così brava... ma è stata una tragedia. e la mia autostima ha avuto un calo vertiginoso. sono riuscita a riderci sopra perché l'ironia e l'autoironia sono parte di me. però  non ero contenta...
ma mi ripiglio... eh, se mi ripiglio... alla prossima, amici degustatori professionisti che avete così tanta pazienza con me che sono alle prime armi...e grazie davvero. mi avete insegnato già tanto. adesso sta a me. stappare, degustare, sputare, considerare, esprimere giudizi.
imparare.





sabato 11 ottobre 2014

IL TRENO, LO CHAMPAGNE

erano anni, ma mi sembravano secoli, che non prendevo un treno. l'ultima volta era un treno per Parigi. vagone letto. non fa testo. perchè lo presi di sera. euforia da partenza, con famiglia al seguito. e soprattutto con figlio quattrenne... ai primi cenni di stanchezza letto e sonno. disturbato, a intermittenza, non come in un vero letto. ma sonno. e poi il risveglio. praticamente a Parigi. no. non fa testo. un treno regionale (come si chiama ora) praticamente un locale (come si chiamava allora) erano almeno una venticinquina d'anni che non lo prendevo. e l'ho preso due volte in tre giorni, solo andata, per Firenze. nel senso che per il ritorno sapevo di avere un posto in auto con amici che avrei trovato là. martedì a Palazzo Borghese per la giornata dello champagne. giovedì alla Stazione Leopolda per la presentazione della guida dell'Espresso.
martedì non sapevo cosa mi aspettasse sul treno. caos? sporcizia? ritardi? sono arrivata trafelata in stazione, che è vicinissima a casa mia  ma io sono in perenne ritardo. vivo spettinata e in ritardo. da una vita. da sempre. e poi non ho saputo calcolare la distanza e il tempo necessario per percorrere tale distanza a piedi. mentre correvo  nel sottopasso per andare a fare il biglietto hanno annunciato il treno in partenza. puntuale. dietrofront. non potevo rischiare di perdere il treno. mi sarebbe saltato tutto il programma della giornata. speravo di trovare velocemente il capotreno per fare il biglietto a bordo. chè se lo cerchi te paghi solo il biglietto. se ti trova lui paghi anche la multa.
montata sul treno praticamente al volo. e  trovato  il capotreno davanti. gli dico "buongiorno, cercavo proprio lei". e lui mi fa il biglietto. gentile e sorridente. prendo posto. treno pulito e abbastanza comodo. si parte.
guardo fuori il paesaggio che scorre. e penso. a tutto. a niente. ho la testa piena di mille pensieri ma leggera. mi sto regalando una giornata tutta per me dopo un periodo di tempo indefinito ma comunque troppo lungo. e per una delle mie passioni: il vino. passione nella passione: lo champagne.
sul treno mi guardo in giro. persone e personaggi di varia umanità. il tipo in carriera che non vedo ma sento, seduto qualche posto davanti a me.  che parla ininterrottamente al telefono. chiamate ricevute, effettuate. ha parlato con clienti, con superiori, con subordinati, con segretarie e forse anche con un'amico. o un'amica. o un/una collega con il quale però, dal tono, aveva più confidenza. il tutto a voce alta. due palle.
poi c'era la mamma giovane della quale, pure di lei, ho sentito solo la voce. dall'accento napoletano, che dava istruzioni ad una baby sitter, o a un marito lasciato a casa con il bambino piccolo o ad una nonna, su cosa dare da mangiare alla creatura, la quantità  e a che ora. ma lasciare le cose dette prima no eh? anche in questo caso... due palle.
poi i due signori, marito e moglie, dall'aspetto straniero ma italiani anche se parlanti uno strano dialetto del nord,  un po' agè. marito e moglie. lui dice che ha fame. lei gli dice che non è ora di mangiare. lui borbotta rassegnato tra se e se che lei deve sempre decidere tutto, anche a che ora si deve avere fame. allora lei, pure rassegnata, tira fuori un sacchetto e dal sacchetto un piccolo panino imbottito. si sorridono. non mi hanno fatto due palle. tutt'altro. mi hanno fatto  tenerezza.
passa il controllo biglietti. intanto Firenze e la mia giornata di champagne si avvicinano. passata Lucca che una volta non mi piaceva invece ha un suo perchè. passata Pescia che mi riporta ad un sabato mattina di più di 15 anni fa, quando alle 12 il mio travaglio finiva  e mio figlio nasceva. in quella cittadina scelta solo perchè aveva  un ospedale che favoriva il parto naturale e la dimissione precoce. passata Montecatini, che mi riporta invece ad una mia esperienza di teatro amatoriale di quasi 30 anni fa... passata Prato e i suoi cinesi (ma quanti sono?)... finalmente Santa Maria Novella. puntualissimo. Firenze. caffè, passeggiata, panino (solo qualche morso) mangiato senza fame per non andare a degustare a stomaco vuoto. palazzo meraviglioso. champagne. tanta gente. tutti interessati. tutti operatori. molti conoscenti. qualche amico. tanto ben di dio. peccato sputare. ma non puoi deglutire. al terzo assaggio non sentiresti più niente. tra le maison piacevoli sorprese, qualche conferma, alcune delusioni. sento esperti che danno giudizi che coincidono con i miei. e allora mi sento brava.  so di avere ancora molta strada da fare ma capisco di averne fatta parecchia.
ad un certo punto penso che la giornata sia finita...  ed è anche giusto che sia così anche se è ancora primo pomeriggio... invece mi aspettava ancora una piacevole passeggiata per Firenze (sempre meravigliosa) in ottima compagnia, un rientro verso casa ridanciano e un pit stop per la cena a Lucca in un locale slowfood dove incontro per caso anche altri amici. arrivo a casa stanchissima. ma con un senso di serena leggerezza.

martedì 9 settembre 2014

STAGIONI ASTRONOMICHE, METEOROLOGICHE, DEL CUORE E DELL'ANIMA.

quest'anno l'estate praticamente non c'è stata. almeno  meteorologicamente parlando. ma niente, nemmeno il maltempo,  ha potuto impedire che lo fosse astronomicamente (e menomale). e quindi le giornate erano lunghe, come ogni estate. anche se è proprio da momento che scatta l'estate astronomica, e cioè al solstizio d'estate (20 o 21 giugno, dipende dall'anno) che le giornate iniziano ad accorciare di nuovo. se pure  in maniera impercettibile. ma le ore di luce in estate sono sufficienti a farci far colazione col sole e cenare col sole. e la luce, si sa, è vita. e quei pochi minuti di luce in meno la mattina e quei pochi minuti di luce in meno la sera non cambiano la sensazione d'estate. e non sono sufficienti a farci pensare che piano piano ci avviamo all'autunno. sempre astronomicamente parlando. e nell'aria c'è  profumo d'estate. e c'era anche quest'anno. anche quando pioveva. anche quando era quasi freddo. c'era comunque profumo d'estate. adesso l'accorciarsi sempre più evidente delle giornate è percettibilissimo. si cena che è già buio, ogni sera un po' di più. e quando suona la sveglia è sempre buio. e il sole ogni mattina sorge un po' più tardi. e nell'aria c'è profumo di autunno.
oggi sono triste. e l'astronomia e la meteorologia c'entrano poco. ho un po' freddo dentro l'anima. e qualche foglia ingiallita  è caduta nel mio cuore. per fortuna ho cieli azzurri almeno nella mente. che fanno pendant con gli occhi di mio figlio. mio figlio che è il raggio di sole che riesce sempre a scaldarmi.
affronterò anche questo inverno.
e tornerà l'estate.
in tutti i sensi.
panta rei.

domenica 7 settembre 2014

IN RADA E IN NAVIGAZIONE. NEL MARE E NELLA VITA.

ieri mattina, pochi minuti dopo le 7. mentre sto per uscire dalla doccia sento il suono di notifica dell'arrivo di un messaggio. indosso un accappatoio e mentre mi asciugo penso chi possa essere mattiniero come me. è sabato mattina e io devo andare a lavorare ma nessuno tra i miei amici lavora il sabato. mio fratello a volte si. penso sia lui e mi preoccupo anche un po'. vive con i miei genitori i quali,  anche se ancora in gamba, sono pur sempre anziani e con qualche acciacco dell'età. controllo il telefono. leggo il nome del mittente. è un amico. ma il messaggio non contiene parole. solo una immagine. la apro. so che è in Corsica. in barca a vela. ci accomunano molte cose tra le quali la passione per il mare. che lui riesce a coltivare molto più di me. e spesso mi rende partecipe di qualche suo bel momento "di mare" inviandomi belle immagini. come questa. è la foto dell'alba. in rada. stare in rada significa, per chi non è "avvezzo" al mare ed è  poco pratico di termini marinareschi, dar fondo all'ancora sotto costa, in un punto riparato dal mare e dal vento, invece di entrare ed ormeggiare  in porto. ed ha un fascino particolare.
rispondo al mio amico  ringraziandolo e dicendo che le albe e i tramonti sono tra le cose che più mi mancano del mio "navigare". soprattutto quelli delle notti passate in rada. mi risponde che il senso de messaggio era proprio quello. condividere uno dei momenti che lui adora e che immaginava, conoscendomi,  amassi anche io. inizio a prepararmi per il lavoro e vestendomi ripenso a quando navigavo. mi sembra siano passati cento anni. mi sembra di averlo fatto in un'altra vita. mentre invece l'ultimo imbarco risale "solo" a diciassette anni fa. certo non pochi. ma niente in confronto all'eternità. una frase fatta, ma così è. l'eternità poi  è uno di quei concetti astratti, come immenso, infinito... che in mare prendono forma. come prendono forma alcune sensazioni  solitamente non descrivibili. serenità. pace. ma anche irrequietezza. e perché no, paura.
ripenso alle mie notti in navigazione e a quelle in rada. con le albe e i tramonti dai colori indescrivibili che nemmeno le belle foto riescono a riprodurre. al sole che nasce e scompare sempre dal mare e nel mare. sempre in un punto diverso. ma solo rispetto a chi lo guarda. perché, si sa, lui sorge sempre ad est e tramonta sempre  ad ovest. ripenso anche alle notti in porto. al tintinnare delle drizze e delle sartie delle barche a vela ormeggiate vicino a noi. perché ero marinaio su una barca a motore. e quindi quella musica tintinnante potevo goderla solo se c'era vicino qualche barca a vela. e se c'era un po' di vento. io dovevo accontentarmi di un altro "suono". anzi due. che pure adoro. uno è lo "sciabordìo" dell'acqua che batte leggermente sullo scafo dondolato da un po' di risacca. e l'altro è il "cigolìo"  dei cavi di ormeggio, ora tesi ora laschi, al ritmo della risacca. tanto più percettibile quanto più l'oblò della cabina è vicino ad uno dei cavi. e penso pure alle albe ed ai tramonti in porto. il sole che scompare dietro ad un promontorio. e risorge dal mare. o che si tuffa nel mare dopo aver attraversato con i suoi raggi rossi una foresta di alberi di legno e di acciaio. o che fa capolino da dietro un gruppo di case arroccate su una collina che si tuffa nel mare. cartoline di vita sempre diverse. mille espressioni di uno stesso fenomeno. sempre diverso e sempre uguale.
a volte il mio amico mi invia anche brevi filmati. di lui al timone che recita, con la voce attraversata dal rumore del vento,  termini e numeri che solo un appassionato di mare può decifrare. sono i dati di navigazione. rotta. vento. mare. vele. manovre.
allora ripenso ai miei anni di scuola. quando studiando navigazione, astronomia, meteorologia ed oceanografia immaginavo un giorno di solcare i mari, di approdare in terre lontane, di attraversare le tempeste e di assaporare le calme. in realtà poi l'ho fatto solo per pochi anni. realmente. ma continuo a farlo ogni giorno. con la fantasia, continuando ad immaginare traversate oceaniche e navigazioni costiere. nel ricordo, continuando a ripensare a notti trascorse nel silenzio della rada o in porto tra il tintinnìo delle manovre e il cigolìo delle cime. nella realtà, continuando a navigare nel mare della vita. superando tempeste ed approdando, di tanto in tanto, in qualche porto sicuro.