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giovedì 2 novembre 2017

EMOZIONI IN UN ANGOLO

sono andata a prendere un caffè a casa di un amico. non c'ero mai stata. sapevo che abitava in un angolo antico di Viareggio. un angolo che io considero anche magico. immaginavo cosa si vedesse dal suo balcone, ma vederlo mi ha emozionato. un po' perché mi è sembrato di vedere uno scorcio di un'altra città, osservare un angolo a me noto della "mi' Viareggio" ma da un'altra prospettiva mi ha regalato cinque minuti di "vacanza"... amplificata dalla luce crepuscolare e dall'atmosfera di festa che erano nell'aria. un po' perché da quel balcone si vede, ed anche quello da un'altra prospettiva ma comunque ben riconoscibile, il punto esatto dove ho avuto il brutto incidente dove ho rischiato la vita e che per molti versi la vita, che fortunatamente non ho perso,  mi ha cambiato. un po' perché l'odore della darsena, intesa non come quartiere viareggino ma proprio nel senso di canale, darsena, porto, ormeggi, banchine...che ben si percepisce da così vicino, mi ha riportato indietro negli anni, a quando lavoravo nella nautica e ancora di più, chiudendo un attimo gli occhi, a quando navigavo e dall'oblò della mia cabina entrava lo stesso odore. un po' perché Viareggio è Viareggio e in quell'angolo mi è sembrata più Viareggio del solito. e per un attimo mi sono sentita alla fine dell'800. nella Viareggio timida cantata da Egisto. e non mi sarei meravigliata se avessi visto passare un barcobestia. o correre qualche ragazzino coi calzoni corti gridando "all'ariulò". o passeggiare qualche dama con l'ombrellino. o qualche sposa con la gonna nera lunga e lo scialle andare incontro al su' sposo che tornava dal mare.

domenica 26 marzo 2017

RICORDI IN MUSICA

qualche anno fa ho gestito per un anno e mezzo un circolo nell'entroterra versiliese  insieme al mio allora compagno. un circolo dove si poteva mangiare cose tipicamente toscane cucinate da me e cose esotiche cucinate da lui oltre ai classici taglieri di affettati e formaggi... dove si poteva bere del vino di ottima qualità che compravamo in una cantina del chianti e servivamo sfuso in quartini e mezzini da osteria, ma anche bottiglie più "blasonate" che sceglievo con cura per avventori più esigenti che coccolavo volentieri avendo anche io la passione per il buon bere... dove si trovava una piccola ma interessante selezione di rum e di wiskey... ma soprattutto al sabato si trovava sempre musica live che spaziava dal jazz al blues passando dal country e dal rock...
per mille motivi abbiamo dovuto abbandonare la gestione, ma con tutti i musicisti siamo rimasti in contatto ed è continuata la frequentazione. la mia storia d'amore è finita, ma nel frattempo con alcuni dei musicisti  è nata una vera  amicizia che si è consolidata nel tempo. alcuni hanno conosciuto tramite me amici miei che gestiscono locali ed hanno così acquisito nuove "piazze"... uno di loro ci ha persino trovato moglie, in una  nuova piazza... e tutti quando mi incontrano mi chiedono di riaprire qualcosa perchè io ero riuscita a creare un ambiente carino, piacevole, dove la musica era in primo piano... ma anche tutto il resto era curato...
ieri sera due di loro, un bassista ed un chitarrista, suonavano a Forte dei Marmi insieme ad un batterista che non conoscevo. le formazioni sono mobili... uno che suona con quello che poi suona con l'altro... il bello è anche questo... non li avevo mai sentiti suonare insieme... il chitarrista aveva spesso suonato da me ma come "one man band"...mentre il bassista era ormai di casa in serate quasi sempre con un altro chitarrista, qualche volta in jam improvvisate, qualche volta solo come avventore, abitando vicino al circolo ed essendo un appassionato della nostra semplice ma saporita cucina era ormai di famiglia, avendo fatto amicizia anche con mio padre e mio fratello che ogni tanto venivano a darmi una mano quando c'erano serate "affollate"...
sono uscita di casa stanca, reduce da un periodo che mi ha fiaccato fisicamente e psicologicamente ma avevo troppa voglia di salutarli e di sentire un po' di bella musica blues suonata dal vivo e bene.
il tempo era terribile... dopo la bellissima giornata di sole si era alzato un vento di libeccio fortissimo e pioveva e prima di uscire il divano mi strizzava l'occhio... ma dopo una bella doccia ho fatto quello che ultimamente faccio spesso: ho indossato abiti colorati, rosetto e un sorriso... e sono uscita...
uscendo ho ricevuto la telefonata di un amico. non aveva avuto una bella giornata. gli ho detto che per andare dove dovevo andare (sembro Totò) sarei passata da dove era lui per lavoro e quindi potevo passare a salutarlo. a volte un abbraccio in silenzio fa più di mille parole. e così ho fatto. ed è stato un bel momento. impossibile da raccontare. certi momenti vanno solo vissuti...
poi ho guidato verso il Forte. non ho acceso la radio... il silenzio, la pioggia sottile, il tergicristallo, i miei pensieri... mi è venuto in mente quando quella strada, almeno per un tratto, la facevo per andare a casa del diavolo (come chiamavo io Seravezza, con tutto il rispetto per Seravezza, ma per come vivevo io quel periodo lavorativo...) o di quando, proseguendo verso il Forte, la facevo per andare "nel salotto buono del diavolo" come chiamavo io il Liceo di Forte dei Marmi, scuola dalla quale dipendeva il professionale presso il quale lavoravo io, dove c'era... un diavolo... appunto...
pensieri che si accavallano,  si sovrappongono, si mescolano... arrivo nella strada dove c'è il pub... e dove c'è il liceo... che strano... mi sembrava più lontano quando ci venivo per lavoro... ironia della sorte... il locale è a pochi metri dalla scuola... davanti  non c'è posto... proseguo.. e parcheggio proprio di fronte al cancello della scuola... mi vengono le lacrime agli occhi... non certo per emozioni positive, nè per nostalgia... e nemmeno per rabbia, ormai superata... ma per commozione... mentre parcheggio e chiudo la macchina ripenso a qullo che ho subito, a come ho lottato... a chi mi ha sostenuto e a chi mi ha voltato le spalle.... guardo il cancello e ripenso a quella mattina dove appoggiato al cancello c'era quello striscione.... "solidarietà a tiziana"... perchè avevo subito un provvedimento disciplinare non giusto, solo perchè avevo rivendicato i miei diritti.... ed alcuni colleghi mi appoggiavano... provvedimento che tutti mi consigliavano di accettare "muta e rassegnata" perchè impossibile lottare contro chi me lo aveva fatto.... ma che io, don chisciotte de' noaltri, a costo di lottare contro i mulini a vento, certa della mia ragione, non intendevo assolutamente accettare... mi incammino verso il locale, a pochi metri... e sorrido... (per inciso feci  ricorso avverso il provvedimento e il tribunale del lavoro mi ha dato ragione ed il provvedimento di cinque giorni di sospensione dal servizio con conseguente sospensione ai fini della carriera è stato annullato ed i cinque giorni di stipendio restituiti, anche se ancora materialmente no).
arrivo al locale, sorrisi, abbracci, battute, cazzate, brindisi, ricordi.... e la solita domanda.... "ma quando riapri qualcosa? te si che ci sapevi fare!"... è una soddisfazione... capisco di aver lasciato una traccia. una traccia positiva. e non può che farmi piacere... poi inizia il live.
mi lascio portare dalla musica, dai ricordi... continuo a pensare che mi piacerebbe avere ancora un locale così. piccolo, dove chi vuole può sicuramente bere bene, mangiare qualcosa ed ascoltare buona musica.
ascolto musica mentre messaggio con il mio amico incontrato poco prima. lui bloccato dal lavoro non è potuto venire con me. me ne dispiace. lui continua a raccontarmi cosa lo preoccupa in questo periodo particolare della sua vita. io cerco di tranquillizzarlo. so di non poter fare molto solo con le parole scritte ma ci provo... e credo di riuscirci.
arriva una amica, anche lei frequentatrice del mio locale, golosa dei miei "salsicce e rapini", amica del bassista e adesso anche sua allieva. è con il suo compagno, sommelier come me. al solito parliamo di musica e di vino. al solito lei mi dice che il "borgo rosso" (questo il nome del mio circolo) manca... e che devo assolutamente riaprire qualcosa... sorrido. si, decisamente il mio locale ha lasciato un segno.
poi la musica finisce, saluti, baci, promesse di vedersi presto, resto a parlare un po' con il bassista amico, con il batterista appena conosciuto e la sua fidanzata, mentre il chitarrista compila il borderò per la SIAE... non sono in forma... i dolori dovuti alla fibromialgia si fanno sentire, la debolezza per il recente virus herpes zoster (volgarmente detto fuoco di sant'antonio) che mi ha colpito la scorsa settimana e l'antivirale che ho dovuto prendere per combatterlo mi fanno sentire uno straccio.... saluto e me ne torno a casa. di nuovo decido di non accendere la radio... sono comunque cullata dalla musica ascoltata nella serata che ho ancora nelle orecchie e da quella che da qualche giorno ho nel cuore e nella mente. perchè malgrado sia un periodo a tratti di pioggia debole ma anche di temporali forti... è spuntato un raggio di sole e quindi vedo l'arcobaleno. per questo mi vesto di nuovi colori. e sorrido.






sabato 25 febbraio 2017

PENSIERI A SPASSO, RICORDI LONTANI, EMOZIONI VICINE...


qualche giorno fa una classe della scuola dove lavoro stava preparando un progetto da presentare ad una scuola media in aula magna e serviva la mia "assistenza tecnica". tra le cose che dovevano mostrare c'era una versione particolare di Africa dei Toto ed io mi sono emozionata perchè per uno strano gioco di associazioni che a volte la mente fa mi è venuto in mente Wolfgang, il mio amico tedesco che per un paio d'anni (quasi trent'anni fa) è stato mio fidanzato. lì per lì non capivo il nesso tra la canzone e  lui, poi ho ricordato che in una delle tante cassette che mi aveva registrato con musica che spaziava tra i vari generi, che lui con molto gusto mescolava rendendole molto piacevoli all'ascolto e mai noiose e monotematiche, c'era proprio anche quella canzone. e mi sono emozionata perchè sono tornata indietro di secoli, al tempo del nostro lontano amore. ma anche della nostra robusta amicizia, che si è mantenuta malgrado la distanza, malgrado la vita che scorre, gli anni che passano, gli eventi che accadono... e siamo sempre rimasti in contatto  e ci siamo anche rivisti qualche volta oltre che sentiti spesso per telefono. ho conosciuto anche un paio di sue successive fidanzate e una volta lui ha ospitato per un paio di giorni me e il mio allora fidanzato di passaggio per la Germania mentre andavamo in vacanza in Olanda. insomma ci volevamo un gran bene. parlo al passato perchè purtroppo da qualche anno non riesco più a rintracciarlo e poichè l'ultima volta che l'ho sentito, tre anni fa, aveva problemi di salute... e temo che se ne sia andato. e da qui la mia grande emozione che mi ha portato alle lacrime.
ieri era il giorno dell'evento. previsto per le 9.30. un'oretta prima abbiamo provato il tutto. cercando  di non farmi prendere dall'emozione di nuovo quando ho fatto partire il filmato, ho guardato fuori dalla finestra... ma non è stata una buona idea... perchè stava piovendo. non pioggia forte, non pioggerellina primaverile. ma la pioggia fitta noiosa e insistente tipica tedesca. e il tetto della scuola accanto alla nostra bagnato dalla pioggia, i tigli del cortile ancora senza foglie, il cielo grigio... insomma per un attimo mi è sembrato di essere in germania. gli occhi si sono inumiditi. di nuovo l'emozione si è stretta in un nodo in gola... ho respirato profondamente. non volevo piangere. e non solo per pudore, per non farmi di nuovo cogliere con le lacrime agli occhi dalla prof e da alcuni studenti.... ma perchè penso che Wolfi, così lo chiamavano gli amici, non avrebbe voluto. allora  ho sorriso. e poi mi sono alzata e con la scusa di andare a sentire se l'audio in fondo all'aula magna era OK mi sono distratta...
quando poi c'è stato l'evento tutto è andato bene e della canzone, peraltro in una versione molto particolare eseguita a cappella da una corale https://www.youtube.com/watch?v=-c9-poC5HGw, con la simulazione dell rumore della pioggia (quindi anche la giornata era adatta) fatto con le mani ed eseguito anche dai nostri studenti, mi sono solo goduta l'esecuzione e la giusta emozione senza tristezza. perchè voglio continuare a sperare che il mio Wolfi stia bene. che abbia solo cambiato numero di telefono. e magari anche città. e che abbia perso il mio numero per cui non riesce a comunicare il cambio di indirizzo come ha sempre fatto ogni volta che è successo...spero di riuscire prima o poi a rintracciarlo e a ridere con lui di questi miei pensieri strampalati. di fare un viaggio in germania con mio figlio che ancora non ha conosciuto. far vedere a mio figlio dove ho abitato per un periodo e presentargli una gran bella persona.

domenica 18 dicembre 2016

un amico

uno dei miei più grandi amici abita all'estero da qualche anno. sono più di venti anni che ci conosciamo e che ci vogliamo bene. manteniamo i contatti per telefono e messaggi e ogni tanto viene in Italia e ci vediamo. qualche giorno fa ha pubblicato su facebook una foto che lo ritraeva bello e felice e mi è venuto in mente che una decina di anni fa scrissi su un blog un racconto sulla nostra amicizia. è ancora attuale e quindi lo condivido su questo blog.

La prima volta che l'ho visto era estate, ad una festa in piazza, perchè il fidanzato di una mia amica era amico suo, e si fermò a salutarlo, mentre la mia amica mi diceva chi era. Perchè ne avevo sentito parlare tante volte come di una persona speciale ed affascinante, e quindi mi aveva sempre incusiosito.
Effettivamente lo trovai affascinante, almeno fisicamente, perchè come persona non lo potevo sapere. Nessuno ci presentò, eravamo nella confusione della festa e tra me e lui c'era qualche metro di distanza e parecchie persone. Questo non impedì ai nostri sguardi di incontrarsi, per un istante che durò pochi secondi, ma che dopo più di dieci  anni ricordo ancora.
Niente di che, anche perchè io ero in compagnia del mio allora fidanzato, lui era in compagnia della sua allora fidanzata, e comunque nessuno dei due provò particolare interesse, ma entrambi  avevamo riconosciuto qualcosa di nostro nell'altro. Anche se probabilmente dopo pochi minuti nessuno dei due avrebbe più pensato a quell'incontro...

Passò quasi un anno. Era una calda domenica di inizio estate. Sulla spiaggia vedo il fidanzato della mia amica che nel frattempo avevo un po' perso di vista, mi avvicino per salutarlo, per avere  notizie della mia amica, per chiedergli che ci fa su quella spiaggia che loro di solito non frequentano.
Mi dice che è venuto a trovare un amico, e mi indica lui, che lo sta raggiungendo. Questa volta me lo presenta, ci sono le condizioni per farlo. Io lo riconosco, lui no, ma non importa. Mi invitano a seguirli al ristorante, ma io rifiuto ringraziando. Per me la vita da spiaggia è mare, sole e frutta, preferisco cenare che pranzare, in generale, d'estate a maggior ragione, con il caldo che fa!
Saluto, auguro buon appetito, mi sistemo sulla battima, mi bagno e mi asciugo al sole e mi bagno di nuovo, godendo di quella assolata giornata di Giugno.
Dopo un paio d'ore i due amici tornano, e mi raggiungono mettendosi a conversare. Poi S. se ne va, fa troppo caldo, e poi la fidanzata, la mia amica,  lo aspetta per non so quale impegno, ci saluta e noi restiamo a parlare senza renderci conto del tempo che passa veloce.
Se ripenso a quel pomeriggio lo vedo come una scena di un film, quando il regista per far vedere lo scorrere del tempo inquadra i protagonisti nella stessa posizione, con lo stesso sfondo ma  con le luci cambiate. Ecco, noi eravamo li, sulla battima, alle tre del pomeriggio come alle cinque, alle sei, alle sette...cambiava l'altezza del sole nel cielo, e di conseguenza la luce ed i colori intorno a noi, e si allungavano le ombre sulla spiaggia, e diminuivano le persone e quindi le voci, ed i chiacchericci ed il vociare dei bambini lasciava il posto allo sciabordìo della risacca mentre i gabbiani iniziavano ad arrivare alla ricerca di qualche rifiuto commestibile lasciato dai bagnanti, ed i bagnini iniziavano a chiudere gli ombrelloni ed a rassettare la spiaggia. Uno di loro ci conosceva bene (perchè anche se non c'eravamo mai incontrati scoprimmo di frequentare la stessa spiaggia da un po') e passando continuava a chiederci cosa mai c'eravamo raccontati in tutto il pomeriggio, e quante cose avevamo mai ancora da dire, visto che non davamo cenni di cedimento... arrivarono le otto.
P. disse che a quel punto doveva comprarsi qualcosa di pronto per cena , perchè la sua quasi ex-ragazza, che ancora viveva con lui in attesa di trovarsi una nuova sistemazione, non era a casa, sarebbe rientrata in serata, dopo cena, e lui avrebbe dovuto comprare qualcosa da  cucinarsi e fare la spesa anche per l'indomani, ma ormai era tardi.
Io abitavo da sola, e buttai lì un invito molto informale, dissi che se voleva potevo offrirgli un piatto di spaghetti o un insalata. Lui accettò ma pose una condizione: doveva cucinare lui. Mi chiese se avevo gli ingredienti per fare la pasta di S.Lorenzo, una ricetta che aveva trovato su una confezione di pasta, che aveva provato e gli era piaciuta. Provò ad elencare gli ingredienti, avevo tutto.
Affare fatto, lui a casa sua per una doccia, io a casa mia per la doccia e per preparare gli ingredienti. Che gli feci trovare allineati sul piano di lavoro del mio angolo cottura da single!
Era un piatto molto estivo. Gli ingredienti tutti a crudo sul quale butti la pasta cotta che quindi diventa subito tiepida, condisci con un filo d'olio e via.
Ovviamente continuammo a conversare, come due vecchi amici, anche molto complici. Continuavamo a riconoscerci come c'eravamo riconosciuti in quello sguardo un anno prima...
Finimmo di parlare alle 5 della mattina! Solo perchè decidemmo di farlo, perchè in realtà avremmo potuto continuare! Infatti non avevamo affatto esaurito la voglia di raccontarsi, di confrontarsi, di spaziare dai discorsi futili ai grandi temi, dai discorsi seri agli scherzi. Lui se ne andò, io andai a letto. Dopo poche ore eravamo sulla stessa spiaggia, quasi nella stessa posizione del giorno prima, ed il nostro amico bagnino scherzava chiedendoci se per caso avevamo passato la notte lì.
Dopo qualche giorno il nostro chiaccherare si trasformò in flirtare, conservando però il sapore del gioco, insomma, eravamo un po' più che amici ma fondamentalmente, principalmente, amici.
Con lui stavo bene e dimenticavo le recenti delusioni, affettive e professionali. Ed anche i problemi, primo fra tutti la disoccupazione!
Dopo qualche settimana trovai lavoro su uno yacht, e così passai quasi tre mesi in Corsica, dove incontrai anche una persona per la quale persi la testa e il cuore.
Quando tornai rividi P. e ci raccontammo i nostri tre mesi, il mio amore per la persona conosciuta in Corsica, la fine della sua convivenza e quindi la chiusura definitiva della sua lunga storia, la sua storia estiva con una persona che conosceva da anni e che conoscevo anch'io, insomma riprendemmo a frequentarci e a raccontarci, come facevamo nelle lunghe giornate di sole e di mare. Questa volta passeggiando sul molo, gustandoci il salmastro di quel mare autunnale che tanto amavamo, o davanti al suo caminetto, bevendo un bicchiere di vino.
Poi una sera ci fu un fraintendimento, per telefono, ci capimmo male, ci spiegammo peggio, e il nostro rapporto si incrinò.
E forse a causa di un po' d'orgoglio, o forse perchè in quel momento i nostri sentimenti erano confusi, e cercavamo nell'altro cose che l'altro in quel momento non poteva o non voleva darci, o forse perchè i nostri sentimenti erano diversi da quello che pensavamo, facemmo una gran litigata, e non cercammo di chiarirci, perdendoci di vista.
E quando ci rincontrammo  l'estate successiva sulla stessa spiaggia ci evitammo accuratamente.
Quando dopo anni, ho avuto bisogno di un aiuto che professionalmente lui poteva darmi, ho esitato un po' ma poi ho chiamato, e lui è stato il solito. Come se ci fossimo salutati la sera prima, come se tutti quegli anni non fossero passati. E quello stupido litigio non fosse mai avvenuto.
Tra l'altro scoprimmo che conosceva benissimo la persona che che nel frattempo avevo incontrato ed era diventato mio  marito, o meglio lo conosceva quando mio marito era un bambino e lui un ragazzino, ed abitavano vicini.

Dopo un po'  ci perdemmo di nuovo di vista, questa volta per i diversi impegni familiari e per il diverso stile di vita. Lui ancora single impenitente, io sposata e con un bambino piccolo da accudire.
Nel frattempo avevo cambiato anche spiaggia, quindi gli incontri erano rarissimi anche in estate.
Poi lo incontro con una nuova fidanzata, lo vedo sereno, ne sono felice. Vengo a sapere dal "bagnino" della vecchia spiaggia, ancora in contatto con lui, che si è sposato e che proprio lui gli ha fatto da testimone! Bene, mai dire mai, non ci avrei mai  creduto...
E infatti, quando lo incontro e mi congratulo per l'avvenuto matrimonio mi dice che si è già separato...e sono passate solo poche settimane dal giorno del si! Mi dispiace. A lui no. Riconosce di aver fatto un errore. Ma la considera una tappa della sua vita che comunque gli ha dato molto.
Da allora non ci siamo  più persi, anche se i nostri diversi stili di vita ancora ci separano. Lui è tornato ad essere uno scapolo impenitente e per di più sempre in viaggio, io ho ripreso a lavorare ed ho un figlio che cresce e con lui crescono gli impegni.
Questa è la storia di una amicizia vera , che dopo più di dieci anni e qualche intoppo resiste ancora. Sempre più profonda, intensa, per qulacuno forse inconcepibile, incomprensibile. Per noi, che la viviamo, semplicemente bella.
Gli intoppi sono dovuti ai nostri caratteri, così simili. E' per questo che ci siamo "riconosciuti", subito, con uno sguardo prima, a pelle dopo.  Per noi guardare l'altro è come guardarsi alo specchio. A volte riconosciamo nell'altro i nostri stessi lati positivi, che ci fanno sentire bene, con noi stessi e con gli altri. Altre volte quelli negativi, che non ci piacciono. E allora lo facciamo notare all'altro. E nasce il confronto. Altre volte ancora invece, il lato negativo non ci piace proprio, prima in noi e poi  nell'altro, e viene la rabbia, e  nasce lo scontro.
Però siamo ancora qua. E quando iniziamo a parlare non ci fermiamo più. E sicuramente potremmo arrivare all'alba, come quel giorno di dieci anni fa. Ma adesso ci sono impegni che ce lo impediscono. Per fortuna, dopo tanti anni, ci capiamo al volo, a volte anche solo con un semplice sguardo, e quindi i tempi diconversazione si sono notevolmente ridotti anchese la voglia di raccontarsi e confrontarsi è rimasta la stessa.


altri anni sono passati, nel frattempo io mi sono separata, lui ha perso prima la madre e poi il padre, quindi i motivi per rientrare in Italia sono diminuiti per cui ci vediamo sempre meno. nelle foto che ogni tanto pubblica su facebook, comeho già scritto,  lo vedo felice. ha una nuova compagna incontrata dove vive ed è ancora affasscinante. non più un bel ragazzo  moro dallo sguardo tenebroso ma un affascinante signore brizzolato. ma soprattutto è ancora il  mio  grande amico P.

domenica 12 ottobre 2014

IL TRENO, IL VINO

e dopo il treno preso dopo secoli martedì, per andare a Firenze per la giornata dello champagne, c'è il treno preso di nuovo dopo solo due giorni, giovedì,  per tornare a Firenze per la presentazione della guida dell'Espresso. stessa stazione di partenza, praticamente stesso treno anche se con orario diverso (quello delle 8.10 anziché quello delle 9.10) stesse fermate. stesso caleidoscopio di immagini fuori dal finestrino, stesso assortimento di varia umanità dentro lo scompartimento, stesso groviglio di pensieri spettinati (come i miei capelli) dentro la mente, stesso intreccio di piacevoli sensazioni dentro l'anima.
ovviamente anche stessa corsa per raggiungere la stazione  da casa mia perché anche se stavolta cerco di calcolare bene i tempi, una serie di imprevisti casalinghi mi porta ugualmente a correre per non perdere il treno.
però stavolta riesco a fare il biglietto in stazione. ed anche a convalidarlo nell'apposita macchinetta! Viareggio ormai è una stazione di serie B. pochi treni, niente fermate per le varie frecce... rosse, bianche o azzurre che siano. biglietteria aperta solo in certi orari e solo una su sei. coda. impiegata lenta. signora gentile che mi fa passare avanti ché tanto doveva solo chiedere informazioni. annuncio treno, corsa nel sottopasso, scale salite di corsa, binario sbagliato, scale discese di corsa, e risalite di corsa stavolta al binario giusto, treno. al primo posto libero mi siedo e vedo una faccia conosciuta. una professoressa che insegna nella scuola dove lavoravo lo scorso anno. io ero nella sede distaccata ma ci siamo incrociate qualche volta e reciprocamente piaciute. ci salutiamo e intanto il caldo (già appiccicoso fuori),  aumenta per reazione alla corsa. camicia bianca pulita e ben stirata e ancora profumata di ammorbidente... già stropicciata. appoggio la schiena al sedile per rilassarmi e riprendere una respirazione e una traspirazione normali ma la poltroncina di plastica non aiuta. la camicia si appiccica ancora di più e diventa un tutt'uno con la mia pelle e con la plastica dello schienale. mi metto seduta senza appoggiarmi e mi  salta  un bottone della camicia, fortunatamente il più basso. ho sempre ago e filo in borsa. mai quando serve. perfetto. così, per non andare a giro con la pancia all'aria sarò costretta a tenere il giubbotto legato in vita tutto il giorno. tanto è freddo.... rido tra me e me. Fantozzi in confronto a me è un dilettante...
il treno si muove. partiamo. e ad ogni metro percorso e per ogni minuto che passa penso che la mia giornata fiorentina si avvicina. un'altra giornata tutta per me e dedicata alla mia passione: il vino a 360°... come mi piace dire... dalla vigna al bicchiere.
parlo con la prof.  mi dice del suo nuovo impegno come vicepreside. io le dico della nuova scuola dove ho chiesto ed ottenuto il trasferimento. di quanto sia contenta non solo per la vicinanza a casa ma anche per il tipo di laboratorio nel quale sono impegnata. tra le tante cose che ci siamo dette tra Viareggio e Lucca dove lei è scesa mi dice anche che ha sentito dire che sono in gamba sul lavoro. be'... son soddisfazioni, non si vive di solo pane. ci salutiamo. lei ha un appuntamento in provincia per la scuola. io, le dico, vado a Firenze a degustare i vini premiati come eccellenze dall'Espresso. scopro così che anche lei è sommelier e quindi, mi dice, un po' mi invidia.
resto sola con i miei pensieri. sto bene. da qualche settimana ho ripreso in mano la mia vita e ho deciso di coccolarmi un po'. di volermi più bene. di ascoltare di più il mio corpo e i segnali che mi manda. mal di schiena? si certo, la discopatia. l'inizio di ernia... ma anche fardelli che mi son portata sulle spalle e spesso anche inutilmente. e allora terapie farmacologiche per superare l'attacco acuto, fisioterapie per togliere dolori e contrazioni. ma adesso che sto meglio... ho capito che bisogna anche fermarsi quando si è stanchi. regalarsi momenti di relax. riposare il corpo ma anche la mente. fare cose piacevoli. trovare il tempo di fare attività fisica. e circondarsi di persone positive. sto facendo tutto questo. e i primi risultati stanno già arrivando.
a Montecatini sale un gruppo di vacanzieri tedeschi non proprio giovanissimi. li ascolto un po'. non per farmi i fatti loro ma perché voglio testare cosa ricordo della loro lingua che io amo ma che ormai non ho più molte occasioni di parlare.
ad un certo punto uno di loro va in bagno. arriva una ragazza e chiede se il posto è libero. lei parla solo italiano e loro solo tedesco. non si capiscono. lei capisce che è libero e si siede. loro dicono di no allora si alza. tra di loro si chiedono "chissà come si dice occupato in italiano" allora io dico loro come si dice e iniziamo a scambiare qualche battuta. mi fanno i complimenti per il mio tedesco e io invece chiedo scusa perché, dico,  ho dimenticato molto. però piano piano riaffiora tutto. dico loro che anche quando andavo spesso in Germania anche per lavoro all'inizio mi sembrava di non ricordare niente ma poi tutto mi tornava in mente piano piano. e aggiungo che se poi bevo un paio di birre dopo parlo benissimo, tanto bene che sembro nata a Berlino. li faccio ridere di gusto. ma chi l'ha detto che i tedeschi sono freddi? alcuni di loro sono ridanciani e goderecci. e anche piacevoli. riprendo a guardare il caleidoscopio fuori dal finestrino e la signora più vicina a me riprende a parlarmi. mi chiede dove ho imparato il tedesco e dove sono stata in Germania. io le dico che ho fatto solo un piccolo corso privato ma che sono stata spesso a trovare amici vicino ad Heidelberg, dove poi  mi ero anche iscritta all'università per fare un corso per stranieri che poi non ho fatto perché mentre ero là ad organizzarmi cercando casa e lavoro ho avuto un brutto incidente e sono rimasta in ospedale tre mesi e dopo sono rientrata in Italia. le chiedo da dove vengono. lei mi dice da un paesino piccolo del nord, vicino alla Danimarca e aggiunge che viene spesso in Italia, che ama tutta l'Italia ma che adora la Toscana. io le dico che effettivamente l'Italia è tutta bella ma che la Toscana è la regione più bella perché abbiamo tutto. le città d'arte, il mare, le montagne, la campagna...  in coro (anche con un'altra "frau" che si è unita alla conversazione) diciamo che la cucina è ottima. ridiamo per averlo detto insieme... e io aggiungo che c'è pure il vino buono... e un signore, unico uomo del gruppo, marito di una di loro indicandomi mi dice "e poi ci sono le belle donne".... che galantuomo. ringrazio. eh be'... anche queste son soddisfazioni. :-)
tra una chiacchera e l'altra arriviamo a Firenze. li saluto augurando loro un buon proseguo di vacanza. vado verso un bar. un caffè è quello che ci vuole. poi direzione Leopolda. dove incontro il mio amico giornalista che mi ha "regalato" la possibilità di entrare a questa manifestazione riservata agli operatori accreditandomi come collaboratrice della sua rivista. in realtà la collaborazione è appena appena cominciata ma spero che si svilupperà. io le idee ce l'ho. se trovo chi le apprezza poi me ne viene anche di più.
sono quasi emozionata. ho fatto cinque o sei edizioni di questa manifestazione ma sempre a fare servizio come sommelier. il primo anno poi, non ancora diplomata, solo come supporto ai sommelier. che guardavo con ammirazione sognando un giorno di indossare lo stesso smoking ma soprattutto di conoscere il vino come loro. ho indossato lo smoking ed ho imparato molte cose. sono come loro. forse, senza falsa modestia, anche meglio di alcuni di loro. li guardo e sono belli. eleganti e professionali. il colpo d'occhio è davvero bello.e mi congratulo con alcuni di loro e con i capo servizio. e con il responsabile nazionale dei sommelier. e con il segretario nazionale e con  il presidente. mi ricordo per un attimo quando ero di là dal banco. la tensione del prima,  la fatica del durante e la stanchezza del dopo. ma anche la soddisfazione a fine giornata. ma penso anche che oggi, finalmente dalla parte di qua, posso assaggiare, degustare e commentare con chi di vino ne ha masticato e "sputato" tanto. e ne ha fatto un lavoro.
si, il vino si sputa. questo lo scrivo per chi non è pratico di degustazioni professionali. alle manifestazioni dove si assaggiano molti vini, alle degustazioni tecniche dove si assaggiano e si valutano alcuni vini, alle degustazioni dei concorsi dove degustatori professionisti valutano e  premiano parecchi vini, alle degustazioni dove esperti e giornalisti valutano e "recensiscono" vini e  aziende e dove in una mattinata vengono assaggiati settanta-ottanta vini... ovviamente "si sputa"... pena l'ubriacatura o comunque la perdita di lucidità e capacità gustativa...
sono stata bene. ho rivisto facce amiche. ho salutato colleghi di altre delegazioni che non vedevo da tempo. ho rivisto "vignaioli" amici e ne ho conosciuti altri.  ho assaggiato (e sputato) parecchi vini. e come al solito mi sono sentita bravina quando ho dato giudizi che coincidevano con quelli di chi è avanti a me anni luce.
veniamo via che mi sembra tardissimo, per l'intensità della giornata. in realtà è solo primo pomeriggio. autostrada, chiacchere, risate, sosta caffè, considerazioni, complimenti, suggerimenti. ho ancora tanto da imparare, dico io, un po' sconsolata.  ma sono sulla buona strada, mi dicono. resto  perplessa e allora aggiungono che sono già brava...così dicono. e ci voglio credere. continuando a studiare e ad assaggiare.
e a sputare. son soddisfazioni (saranno un po' troppe per oggi?) che danno una impennata alla mia autostima.
casa, doccia, appuntamento per  prova di degustazione professionale di alcuni vini tra i quali un chianti, un chianti classico, un pinot nero toscano e alcuni IGT toscani. sarà che nel frattempo ho dovuto risolvere un problema imprevisto. e avevo quindi la testa altrove. sarà che ero stanca. sarà che le degustazioni si fanno la mattina. sarà che non avevo mai fatto una degustazione professionale "di valutazione" (avevo solo assistito a degustazioni di questo tipo come supporto per prendere le bottiglie a batterie di cinque alla volta dal frigorifero e/o dalla cantina e portarle ai degustatori). sarà  che non sono poi così brava... ma è stata una tragedia. e la mia autostima ha avuto un calo vertiginoso. sono riuscita a riderci sopra perché l'ironia e l'autoironia sono parte di me. però  non ero contenta...
ma mi ripiglio... eh, se mi ripiglio... alla prossima, amici degustatori professionisti che avete così tanta pazienza con me che sono alle prime armi...e grazie davvero. mi avete insegnato già tanto. adesso sta a me. stappare, degustare, sputare, considerare, esprimere giudizi.
imparare.





sabato 11 ottobre 2014

IL TRENO, LO CHAMPAGNE

erano anni, ma mi sembravano secoli, che non prendevo un treno. l'ultima volta era un treno per Parigi. vagone letto. non fa testo. perchè lo presi di sera. euforia da partenza, con famiglia al seguito. e soprattutto con figlio quattrenne... ai primi cenni di stanchezza letto e sonno. disturbato, a intermittenza, non come in un vero letto. ma sonno. e poi il risveglio. praticamente a Parigi. no. non fa testo. un treno regionale (come si chiama ora) praticamente un locale (come si chiamava allora) erano almeno una venticinquina d'anni che non lo prendevo. e l'ho preso due volte in tre giorni, solo andata, per Firenze. nel senso che per il ritorno sapevo di avere un posto in auto con amici che avrei trovato là. martedì a Palazzo Borghese per la giornata dello champagne. giovedì alla Stazione Leopolda per la presentazione della guida dell'Espresso.
martedì non sapevo cosa mi aspettasse sul treno. caos? sporcizia? ritardi? sono arrivata trafelata in stazione, che è vicinissima a casa mia  ma io sono in perenne ritardo. vivo spettinata e in ritardo. da una vita. da sempre. e poi non ho saputo calcolare la distanza e il tempo necessario per percorrere tale distanza a piedi. mentre correvo  nel sottopasso per andare a fare il biglietto hanno annunciato il treno in partenza. puntuale. dietrofront. non potevo rischiare di perdere il treno. mi sarebbe saltato tutto il programma della giornata. speravo di trovare velocemente il capotreno per fare il biglietto a bordo. chè se lo cerchi te paghi solo il biglietto. se ti trova lui paghi anche la multa.
montata sul treno praticamente al volo. e  trovato  il capotreno davanti. gli dico "buongiorno, cercavo proprio lei". e lui mi fa il biglietto. gentile e sorridente. prendo posto. treno pulito e abbastanza comodo. si parte.
guardo fuori il paesaggio che scorre. e penso. a tutto. a niente. ho la testa piena di mille pensieri ma leggera. mi sto regalando una giornata tutta per me dopo un periodo di tempo indefinito ma comunque troppo lungo. e per una delle mie passioni: il vino. passione nella passione: lo champagne.
sul treno mi guardo in giro. persone e personaggi di varia umanità. il tipo in carriera che non vedo ma sento, seduto qualche posto davanti a me.  che parla ininterrottamente al telefono. chiamate ricevute, effettuate. ha parlato con clienti, con superiori, con subordinati, con segretarie e forse anche con un'amico. o un'amica. o un/una collega con il quale però, dal tono, aveva più confidenza. il tutto a voce alta. due palle.
poi c'era la mamma giovane della quale, pure di lei, ho sentito solo la voce. dall'accento napoletano, che dava istruzioni ad una baby sitter, o a un marito lasciato a casa con il bambino piccolo o ad una nonna, su cosa dare da mangiare alla creatura, la quantità  e a che ora. ma lasciare le cose dette prima no eh? anche in questo caso... due palle.
poi i due signori, marito e moglie, dall'aspetto straniero ma italiani anche se parlanti uno strano dialetto del nord,  un po' agè. marito e moglie. lui dice che ha fame. lei gli dice che non è ora di mangiare. lui borbotta rassegnato tra se e se che lei deve sempre decidere tutto, anche a che ora si deve avere fame. allora lei, pure rassegnata, tira fuori un sacchetto e dal sacchetto un piccolo panino imbottito. si sorridono. non mi hanno fatto due palle. tutt'altro. mi hanno fatto  tenerezza.
passa il controllo biglietti. intanto Firenze e la mia giornata di champagne si avvicinano. passata Lucca che una volta non mi piaceva invece ha un suo perchè. passata Pescia che mi riporta ad un sabato mattina di più di 15 anni fa, quando alle 12 il mio travaglio finiva  e mio figlio nasceva. in quella cittadina scelta solo perchè aveva  un ospedale che favoriva il parto naturale e la dimissione precoce. passata Montecatini, che mi riporta invece ad una mia esperienza di teatro amatoriale di quasi 30 anni fa... passata Prato e i suoi cinesi (ma quanti sono?)... finalmente Santa Maria Novella. puntualissimo. Firenze. caffè, passeggiata, panino (solo qualche morso) mangiato senza fame per non andare a degustare a stomaco vuoto. palazzo meraviglioso. champagne. tanta gente. tutti interessati. tutti operatori. molti conoscenti. qualche amico. tanto ben di dio. peccato sputare. ma non puoi deglutire. al terzo assaggio non sentiresti più niente. tra le maison piacevoli sorprese, qualche conferma, alcune delusioni. sento esperti che danno giudizi che coincidono con i miei. e allora mi sento brava.  so di avere ancora molta strada da fare ma capisco di averne fatta parecchia.
ad un certo punto penso che la giornata sia finita...  ed è anche giusto che sia così anche se è ancora primo pomeriggio... invece mi aspettava ancora una piacevole passeggiata per Firenze (sempre meravigliosa) in ottima compagnia, un rientro verso casa ridanciano e un pit stop per la cena a Lucca in un locale slowfood dove incontro per caso anche altri amici. arrivo a casa stanchissima. ma con un senso di serena leggerezza.

sabato 19 gennaio 2013

THE LAST WALTZ



quando abbiamo aperto il nostro piccolo circolo, il mio compagno ed io eravamo strafelici, era un nostro sogno, singolo, indipendente, che avevamo sempre avuto anche prima del nostro incontro. come ho scritto qualche tempo fa nell'ultimo post prima di una lunga pausa dallo scrivere... poi ci siamo incontrati e abbiamo unito i sogni ed è diventato il NOSTRO sogno, che eravamo riusciti a realizzare.  e che credevamo sarebbe diventata la nostra principale attività. ma poi le cose a volte cambiano... lui, in mobilità da mesi, trova lavoro... io, precaria da anni, passo di ruolo... e difficoltà logistiche, impegni familiari e lavorativi di entrambi, piccoli problemi di salute miei, postumi di quel maledetto incidente di anni fa, ci hanno portato a chiudere. e lo abbiamo fatto a fine maggio, alla grande. abbiamo chiuso con una mega jam, invitando tutti i musicisti che si erano esibiti nel nostro piccolo circolo. e abbiamo chiamato la serata  "the last waltz",  come il titolo del film concerto di Scorzese che racconta dell'ultimo live di "the band", il gruppo che accompagnava molti artisti tra i quali Bob Dylan. abbiamo tolto tavoli e sedie. era una bella serata di fine primavera ma sembrava estate, chi voleva poteva sedersi fuori, la porta era spalancata ed era un via vai di note, di gente, di emozioni, di birre fresche e di buon vino... il piccolo locale era tutto per loro: i musicisti, i loro strumenti e la loro musica erano protagonisti assoluti... più di quaranta artisti si sono alternati ed hanno suonato insieme improvvisando con una armonia ed un feeling come se avessero sempre suonato insieme... sintonia perfetta anche tra coloro che  in realtà si incontravano per la prima volta....
abbiamo un sacco di bei ricordi dei diciotto mesi di attività del circolo e molte testimonianze di affetto e di stima dei musicisti che abbiamo ospitato. ma quella sera è davvero rimasta nei nostri cuori...e non solo nei nostri...
qui di seguito un racconto della serata che un musicista pubblicò sulla nostra pagina face book:


QUANDO UN LOCALE CHIUDE, E' COME SE UN ARGINE CEDESSE.


L'ULTIMO WALZER del BORGO ROSSO.


C'eravamo in bel mucchio di Musicisti e astanti Pazzi in quel piccolo covo di Comunisti, di Gente bella tosta e fiera che godeva del buon vino, di testa in cassetta, lardo di quello buono, quello che piange, Musica e Musicisti dicevo, stretti a raccontare note di carne e di passione scura, non cito i nomi perchè eravamo tanti e belli, molto belli, scusate la presunzione e pure bravi senza saperlo...o forse si. 
Quando un locale cala la serranda senza un futuro certo, molto di quello che era rimane li . Tutte quelle emozioni si impastano tra il pavimento, le mura ed il soffitto, tutto quello che ha preso vita, anche per un attimo ingrato è li sospeso come il cuore del Blues, perchè è parte della passione stessa che cigola come una catena legata ai giorni che passano. 
CARLO e TIZIANA  saranno sempre li con i loro grembiuli Rossi a dispensare bellezza  e amicizia, il loro grande cuore ha un nome perfetto che è stato e non so se rimarra' per altri il "BORGO ROSSO". Noi che nei buzzi bui oltre alla musica del Diavolo mettiamo carni di maiale e vini da poco, questo postaccio lo ricorderemo per un bel pezzo, non come loro due che in piu' ci hanno messo un sacco d'amore privato...ma almeno per me che di Case del Blues ne ho viste parecchie, il Borgo lo infilo in un'harmonica... 
Citando l'uragano Katrina,che ha distrutto gli argini a New Orleans, penso che quando un locale cosi chiude la serranda e come se un'argine cedesse su qualche cosa di sospeso, e penso anche che quel qualcosa, diverso per ognuno di noi ci finisca dentro, ci lasci un segno come un taglio leggero, un ultimo walzer che rimarra' con noi infinito. 
GRAZIE TIZIANA e GRAZIE CARLO.     
Andrea"HARPO"GIANNONI

domenica 11 gennaio 2009

CAPITA...

Capita che una vecchia amica ti venga a trovare in modo piacevolmante inaspettato, come è nel suo stile...della serie uno scambio di sms e poi:
sms mio: ma quando vieni a trovarmi?
sms suo: presto, tu quando rientri al lavoro?
sms mio: il 7 di gennaio
sms suo: bene, guardo i voli
...pausa di pochi minuti
sms suo: arrivo il 3 e parto il 6
sms mio: ti aspetto, fammi sapere l'ora di arrivo...
Susan è così...e con la stessa velocità prende decisioni anche ben più importanti...dopo aver sopportato, pensato, ragionato...decide...e quando decide non c'è possibilità di ripensamenti...decide con una fermezza e una determinazione invidiabile...lo ha fatto anche con il lavoro...
Sono stati tre giorni estremamente piacevoli, come previsto.

Poi capita che un'amica che da anni vive all'estero, che passa solo le feste di Natale e l'estate in Italia, ti inviti alla festa di compleanno della sua bambina nel giorno di befana, che in realtà è nata il 31 dicembre ma festeggia sempre dopo perchè il 31 non trova nessuno disposto a festeggiare un compleanno... tutti presi dalle feste di fine anno...sono certa che quando sarà più grande, avrà amici che aspetteranno volentieri con lei il nuovo anno brindando anche al suo compleanno...
E capita che a questa festicciola per bambini ci siano ovviamente i genitori, e che vedi volentieri alcuni di loro che è tanto che non vedi...e che improvvisamente nasce l'idea di una cena...
E capita che quando tutti se ne vanno mio figlio e la festeggiata giochino come due vecchi amici quando fino all'anno scorso, che fossimo al mare o in pineta, in estate o in inverno, a casa nostra o a casa loro... dopo 5 minuti litigavano...e che noi mamme riusciamo a farci due chiacchere tranquillamente...e ci venga da sorridere guardandoli e pensando che ci siamo conosciute più di dieci anni fa "con la pancia" facendo un corso premaman in piscina...e che dentro la nostra pancia...c'erano proprio loro!

Capita che la giornata non sia proprio bella...qualche doloretto, qualche acciacco, qualche problema, tanto freddo, tanta rabbia, tanto dolore...ma che la serata sia quella della cena organizzata quel giorno della festa di compleanno...e senti che sarà una bella serata...

Capita che vai a letto stanca ma serena...
Capita che ti svegli e ti senti bene...

sabato 3 gennaio 2009

PENSARE POSITIVO...

E' una bella giornata...un po' fredda ma bella...
Penso, non sono sicura ma spero, di essermi levata di torno (e vorrei tanto che fosse per sempre) alcune persone negative (almeno per me)...
Ho un figlio meraviglioso e anche se a volte, come è normale che sia, mi fa dannare...già mi manca pensando che se ne va due giorni via col padre...
Oggi arriva la mia amica Susan dalla Danimarca...che mi farà scompisciare anche quando parleremo di cose serie, con il suo Italiano quasi perfetto, ma parlato in modo buffo, e velocissimamente e arricchito da parole "colorite" che ha imparato quando abitava in Italia da giovanissima...
Saranno giorni piacevoli, di ricordi, di racconti, di aggiornamenti su reciproche situazioni professionali e sentimentali, di incontri con altri amici, di cibo italiano e vino rosso, di chiacchere su quanto sia bella l'Italia, piacevole il clima, ottima la cucina ed eccezionali l'italiani ma di quanto siano ridicoli certi politici, e certe leggi, e certe situazioni...e su come siano organizzati e perfetti (o quasi) i paesi del Nord Europa...
E' bello perchè lei ama l'Italia e ne riconosce pregi e difetti come se fosse italiana, e obbiettivamente fa lo stesso con il suo paese...
E anche io con il mio...che amo e critico...e con il suo che per certi versi apprezzo molto e per altri meno...
Saranno sere (è già successo) di "un gin tonic e due chiacchere prima di dormire" per poi ritrovarsi quasi all'alba con la coperta sulle ginocchia ancora a chiaccherare di quella volta che...
Che bello...22 anni, tanti chilometri, qualche incontro, telefonate e lettere prima, sms e e-mail ora...e ancora la stessa voglia di parlare e ridere...conoscersi meglio e scoprirsi...