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giovedì 2 novembre 2017

EMOZIONI IN UN ANGOLO

sono andata a prendere un caffè a casa di un amico. non c'ero mai stata. sapevo che abitava in un angolo antico di Viareggio. un angolo che io considero anche magico. immaginavo cosa si vedesse dal suo balcone, ma vederlo mi ha emozionato. un po' perché mi è sembrato di vedere uno scorcio di un'altra città, osservare un angolo a me noto della "mi' Viareggio" ma da un'altra prospettiva mi ha regalato cinque minuti di "vacanza"... amplificata dalla luce crepuscolare e dall'atmosfera di festa che erano nell'aria. un po' perché da quel balcone si vede, ed anche quello da un'altra prospettiva ma comunque ben riconoscibile, il punto esatto dove ho avuto il brutto incidente dove ho rischiato la vita e che per molti versi la vita, che fortunatamente non ho perso,  mi ha cambiato. un po' perché l'odore della darsena, intesa non come quartiere viareggino ma proprio nel senso di canale, darsena, porto, ormeggi, banchine...che ben si percepisce da così vicino, mi ha riportato indietro negli anni, a quando lavoravo nella nautica e ancora di più, chiudendo un attimo gli occhi, a quando navigavo e dall'oblò della mia cabina entrava lo stesso odore. un po' perché Viareggio è Viareggio e in quell'angolo mi è sembrata più Viareggio del solito. e per un attimo mi sono sentita alla fine dell'800. nella Viareggio timida cantata da Egisto. e non mi sarei meravigliata se avessi visto passare un barcobestia. o correre qualche ragazzino coi calzoni corti gridando "all'ariulò". o passeggiare qualche dama con l'ombrellino. o qualche sposa con la gonna nera lunga e lo scialle andare incontro al su' sposo che tornava dal mare.

mercoledì 11 gennaio 2017

ODIO L'INVERNO, ODE ALL'ESTATE

si. odio l'inverno e non ci posso fare niente. ho provato a trovare lati positivi ma non ce l'ho fatta. ho provato a guardarlo sotto varie angolature ma non c'è un solo motivo per il quale non dico possa arrivare ad amarlo ma almeno ad apprezzarlo. niente. le giornate sono più corte, la mattina devi alzarti ed uscire dal tepore del letto per immergerti in una giornata faticosa che inizia con temperature che invogliano solo al letargo. devi vestirti con un sacco di roba stando attenta a che sia facile da togliere però, che se vai in un ufficio pubblico o in un supermercato, dove in estate rischi di morire assiderata per l'aria condizionata impostata a 10°C adesso rischi di squalgliarti come un pupazzo di neve al sole. poi al mattino nell'economia della giornata devi calcolare 5 minuti per eventuale sbrinamento vetri prima di partire, se la notte la temperatura è scesa sotto zero e quindi i vetri della macchina sono ghiacciati. poi non devi scordarti sciarpa guanti e se non hai tanti capelli come me pure un cappello che non guasta. devi rinunciare alla bicicletta, oppure no, ma sai che infagottata così pedalerai male, suderai tantissimo e quando arriverai a destinazione ti verrà voglia di spogliarti e il risultato sarà un immediato "colpo di freddo". e dei vestiti che quando li lavi non asciugano mai? ne vogliamo parlare? e delle lenzuola e degli asciugamani che ti ritrovi stesi sui termosifoni che sembri un'accampato? ti muovi come robocop e sembri l'omino della michelin, se metti le scarpe eleganti ti ritrovi con due blocchi di ghiaccio al posto dei piedi, quindi ripieghi su due scarponcelli sexissimi con tanto di calzettone di lana che fanno tanto escursione in montagna, peccato che abiti in una ridente cittadina sul mare. che poi che c'avranno da ridere tutte 'ste cittadine? Viareggio proprio niente anche se, per carità, siamo già fortunati... i giorni veramente di freddo insopportabile da noi sono pochi e basta un raggio di sole che sembra primavera e il mare si sa mitiga le temperature e poi nelle giornate veramente fredde ma asciutte e assolate l'aria è limpida e il panorama intorno è bellissimo. si vedono le apuane, gli appennini innevati, si vede la costa da livorno a porto venere, si scorge distintamente tino e tinetto,di fronte a noi si vede benissimo il dito della corsica, la gorgona e i tramonti hanno colori mozzafiato. ma vuoi mettere l'estate? si. ode alla mia amata estate: una maglietta, un paio di pantaloncini, ciabatte e via. pronti per uscire. lavi le cose le stendi e sono asciutte. ti svegli che il sole è già alto e hai già finito di cenare quando finalmente se ne va a dormire. l'ora del crepuscolo, che è quella che più amo, che sembra non voler finire mai. quell'ora dove il sole ci ha già abbandonato ma il giorno non si decide a lasciar posto alla notte, quel limbo che profuma di giorno che sta per morire e di notte che sta per cominciare. che contiene tutte le belle cose ancora calde della giornata e tutte le promesse di una notte ancora da vivere... se solo potessi inseguirei l'estate. con una valigia piena di stracci leggeri e colorati, come i sogni ed i pensieri. che pure quelli d'estate sembrano più leggeri e colorati. in inverno è tutto più pesante. persino il cibo che dobbiamo mangiare per scaldarci ed il vino che lo accompagna. solo il volo dei coriandoli riesce ad essere leggero e colorato in inverno. ma quello lo sappiamo solo noi viareggini. ed è l'unica cosa che apprezzo dell'inverno... anche perchè quando arriva è quasi primavera. e perchè l'amore per burlamacco mi fa sscordare "il naso ghiaccio"... ma vuoi mettere un tuffo alla lecciona e il profumo dei camucioli?

domenica 24 agosto 2014

IERI, 23 Agosto, AUGURI EGISTO

100 anni sono passati da quando vedesti la luce nella tua Viareggio. e io ieri ti ho ricordato così, con uno scritto di poche parole che ho pubblicato altrove e poi ho dimenticato di pubblicare anche qui. provvedo subito, anche se con un giorno di ritardo rispetto alla tua data di nascita...  a "imperitura memoria"... come ti garbava dire a te. e già che ci sono lo amplio anche un po'.

AUGURONI Egisto! ogni volta che ti ricordo o che ascolto una tua canzone (e mi viene la ciccia di gallina) o leggo una tua poesia... penso che ho avuto la fortuna di conoscerti. E l'onore di "fare" un paio di tue canzonette, e purtroppo il dispiacere di non essere a Viareggio quando te ne sei andato. quell'estate ero imbarcata. ero, come si dice a Viareggio, "agli sbruffi del mare". a Viareggio manchi, sai? avevi un caratteraccio, è vero. come spesso hanno gli artisti... i poeti... e quindi forse proprio dal brutto carattere nascono certe sensibilità... chissà. ricordo la prima volta che ti vidi "da vicino" e non sul palco: era novembre, eri sul letto, nella tua casa in via Garibaldi, con la vestaglia da camera, i fogli del copione sparsi sul letto... recitavi sempre, eri un vero istrione.  e in quel momento interpretavi la parte del grande regista. mentre  spiegavi, parlando con la voce impostata e la gestualità da teatrante, a me e ad altri della compagnia cosa avevi pensato per la canzonetta che sarebbe andata in scena a Febbraio: le scene che cambiavano girando... "come al Sistina" , dicesti.... pensavi sempre in grande, te. era un'idea che avevi da tempo, ci spiegasti,  e che avresti realizzato grazie a una "ghidona" presa in prestito da un giostraio della pineta. ciao Egisto. eri un monello, proprio come quello che interpretavi nello sketch della panchina e del carapugnolo... brontolavi sempre e non ti andava mai bene nulla... e io ti ho voluto bene come si vuole bene a un nonno burbero.

venerdì 22 agosto 2014

VIAREGGIO E IL TABARRACCI



ci sono angoli di Viareggio che quando ci passo davanti mi fan sentire più viareggina del solito. perché appartengono a Viareggio più di altri, perché sono la storia di Viareggio più di altri, o semplicemente perché per me sanno di Viareggio più di altri. anche se sono cambiati. anche se ne è cambiata la destinazione d'uso. del resto il Malfatti tanti anni fa cantava già "...Viareggio sei cambiata, non ti conosco più..." e ogni volta che lo incontravo si lamentava di come fosse ridotta "la su' viareggio"... mi immagino cosa potrebbe scrivere e cantare e dire se facesse un giro per Viareggio oggi. soprattutto nella irriconoscibile Via Garibaldi... che non è più la sua "Via Garibaldi piena di soldi, soldi per vivere e fare all'amor..."
facevo queste riflessioni ieri mattina presto quando sono andata al "vecchio ospedale" per farmi delle analisi. ecco. il Tabarracci è uno di quei posti che mi fanno sentire a Viareggio e di Viareggio. ci pensavo mentre cercavo disperatamente parcheggio (una delle tante note dolenti di Viareggio) e mentre cercavo disperatamente di evitare le buche (altra nota dolente). ho un problema alla schiena e mi ha detto il medico, almeno in questa fase acuta,  di portare un busto e di evitare di guidare. ma da casa mia al Tabarracci ci sarà si e no un chilometro... e quindi ho "trasgredito" alle prescrizioni mediche. senza pensare che le strade di Viareggio sono ormai dei piccoli, piccolissimi  tratti di asfalto  tra una buca e l'altra. dopo cinque  minuti di un misto tra safari e rally girando intorno all'isolato stando attenta, oltre ad evitare le buche, ai sensi unici che vengono cambiati ogni tre per due, ho parcheggiato proprio di fronte all'ospedale. sono scesa di macchina, mi sono girata e in quei pochi attimi attraversando la strada, entrando dal grande portone e salendo le scale ho ricordato quando venni, bambina contenta, a visitare mia mamma che aveva partorito mio fratello. e quando, più grandicella ma sempre bambina, fui operata di appendicite. e quando venivo, adolescente preoccupata, a trovare mio padre che aveva avuto  un brutto incidente. ho buttato lo sguardo  oltre l'ingresso ricordandomi quel corridoio che da piccola mi sembrava enorme, mi sono ricordata la cappella dove con la mamma ci fermammo a pregare, perché mio padre non era messo bene. e dove mi è sempre stato raccontato che ero stata battezzata dal frate che curava la cappella. padre Giosuè. quel frate a metà tra il burbero e il buono. che aveva, e quello lo ricordo, battezzato anche mio fratello. così diverso dal bambolotto tipo cicciobello che mi ero immaginata di avere come fratellino. cicciobello biondo e paffuto. mio fratello "scaarito" con tutti  i capelli neri. pochi secondi e così tanti ricordi. salgo le scale, quelle che una volta portavano alle camere "a pagamento". ala dell'ospedale, almeno per me bambina curiosa che ogni volta chiedeva "lassù cosa c'è",  oscura e misteriosa frequentata solo dalla Viareggio bene. da coloro che non potevano mescolarsi agli altri malati in camerate con dieci letti.
solo le scale di marmo consumate dall'usura ricordano "il Tabarracci" che fu. perchè dentro ci sono cartelli moderni che indicano i vari ambulatori, suddivisioni moderne con infissi moderni con infermieri moderni. ma per un attimo ho ricordato le infermiere con le calze bianche, la cuffietta in capo e il giacchetto blu. e le suore con quei  buffi copricapo. e padre Giosuè che vagava per i reparti portando conforto. e i dottori che conoscevano tutti. perché erano quasi tutti di Viareggio loro e quasi tutti di Viareggio i pazienti. vivevamo in un paesone dove tutti si conoscevano. per un attimo ho avuto nostalgia di quella Viareggio. poi sono uscita, ho fatto colazione da Puccinelli. una pasticceria che, come la Fauzia, mi sa di Viareggio. come mi sanno di Viareggio  la pizza di Athos e la cecina di Rizzieri. come mi sanno di Viareggio la darsena e il ponte girante, l'orologio vicino a Fappani, la torre Matilde e il ponte di Pisa, la statua del Viani sul molo, il moletto della madonnina e il muraglione in darsena.
sono tornata a casa con le paste per il figliolo. ed il sorriso nel cuore. era passata solo un'ora da quando ero uscita. ma avevo ripercorso una cinquantina d'anni...