sabato 30 agosto 2014

MANCANZA

mi mancavi. troppe cose negli ultimi tempi ci hanno tenuti distanti. mi mancava il tuo abbraccio. mi mancava sentirmi avvolgere da te e sentire il tuo sapore sulle mie labbra. mi mancava ascoltarti. e così oggi ti ho raggiunto. e già vederti mi ha riconciliato con il mondo e mi ha dato un senso di serenità. quando poi finalmente mi sono immersa in te ti ho sentito di nuovo mio. il mio mare.


venerdì 29 agosto 2014

ANSIA DA PRESTAZIONE

ecco. mi inizia. fino ad oggi solo contentezza. anno (scolastico) nuovo, vita (lavorativa) nuova... ambiente nuovo, scuola nuova, colleghi nuovi... ma finalmente nella mia Viareggio. e questo ultimo è il punto positivo numero uno. ma ora che il giorno si avvicina, tutte le cose positive che il trasferimento comporta sono nascoste sotto una leggera coperta di ansia. leggera si, come la copertina che in questa bizzarra estate alcuni freddolosi hanno sempre tenuto a portata di mano perché in certe sere avrebbe potuto far comodo, che però copre. copre la contentezza che continua a sbucare perché comunque è tanta e non ce la fa ad essere tutta coperta... straborda... copre la curiosità che però, per natura, fa sempre capolino (altrimenti che curiosità sarebbe?). copre l'entusiasmo che però, in fermento com'è, smuove la coperta e riappare subito. però c'è. questo sottile velo di ansia. non vedo l'ora che sia il primo di settembre e al tempo stesso temo quel giorno e quelli che immediatamente dopo arriveranno. sono fin troppo consapevole dell'impegno che mi aspetta invece, almeno per questi ultimi tre giorni prima dello START preferirei essere più incosciente e fatalista. ma non sarei la tiziana. la tiziana è anche questo. con tutto quello che di positivo e negativo c'è nell'essere consapevoli. delle difficoltà e dei propri limiti. ma anche, fortunatamente, delle proprie capacità. di impegno, di adattamento, di apprendimento... e allora il sorriso torna, e almeno per il momento ripiego la copertina e la metto in un cassetto. e dò aria solo a pensieri positivi. ce la farò.

mercoledì 27 agosto 2014

FINE ANNO (scolastico)

chi lavora a scuola come me arriva a fine agosto come si arriva a fine dicembre... pieni di aspettative e di buoni propositi e di speranze per l'anno nuovo. che per noi che lavoriamo a scuola inizia il primo di settembre. perché per noi l'anno lavorativo dura dodici mesi come per tutti, con circa 30 giorni di ferie come per tutti ma prende una parte di un anno solare e parte dell'anno solare successivo. si considera cioè l'anno scolastico. ma non l'anno scolastico inteso come periodo di attività didattica, quello cioè degli studenti (e in diciamo anche degli insegnanti) cioè da metà settembre a metà giugno, bensì dal 1° di settembre al 31 agosto. e quindi in questi giorni è tutto un trionfo di "auguri" e di  "buon anno" esattamente come negli ultimi giorni di dicembre. tra pochi giorni finirà ufficialmente l'anno scolastico 2013/14 per me e per i miei colleghi ATA e anche per i docenti che però in estate anche se non sono in ferie hanno solo l'obbligo di essere reperibili e disponibili ma non devono essere presenti a scuola come invece noi tecnici, amministrativi e bidelli. per chi è di ruolo e non cambia sede ci sono poche novità. al limite può perdere qualche collega che se ne va perché precario o perché ha chiesto il trasferimento. o anche il dirigente scolastico (preside) perchè va in pensione o perché viene trasferito... ma  chi è precario ha in questi giorni l'ansia di sapere se e dove lavorerà. ed è quindi destinatario anche di "in bocca al lupo" oltre che di auguri di buon anno. per chi invece è di ruolo ma, come me, ha fatto domanda di trasferimento e l'ha ottenuto, ha l'adrenalina a mille. è contento, curioso, un po' preoccupato e molti altri stati d'animo si alternano e si confondono. personalmente sono contenta perché finalmente torno, dopo 7 anni, a  lavorare a Viareggio. sono curiosa perché sarò in una scuola dove non ho mai lavorato. e sono un po'  preoccupata perché sarò di nuovo tecnico dell'area informatica e non più dell'area meccanica e quindi dovrò ripassare alcune cose, studiarne altre, organizzarmi il nuovo lavoro... e tutto ciò mi piace. mi stimola. mi "energizza".

oggi era il mio ultimo giorno di lavoro nella vecchia scuola. da oggi sono ufficialmente in ferie per tre giorni e poi da Lunedì settimana nuova, mese nuovo, anno (scolastico) nuovo, scuola (e anche lavoro) nuovo... insomma vita (almeno quella lavorativa) nuova.
pensavo di finire ormai l'anno nella sede centrale a Viareggio poiché quella distaccata di Seravezza nel periodo estivo è chiusa. invece un operaio doveva venire a fare alcuni interventi proprio sui torni dell'officina meccanica e quindi stamani sono andata per l'ultima volta a casa del diavolo. avevo iniziato a cdefinire Seravezza così, scherzosamente, appena ebbi l'incarico... perchè mi pareva lontanissimo. a casa del diavolo, appunto. e quindi chiamavo così quel "paesotto" che sa di montagna ma che non è nemmeno collina, solo che ne ha l'aspetto. forse perché si trova in una conca dove si incontrano due fiumi (il Serra e il Vezza, che evidentemente hanno dato nome al paese) ed è circondato da monti. poi per vari motivi, ben noti a chi mi conosce bene,  ho pensato che mai nome fu più appropriato per definire il mio posto di lavoro. e per me, fino allo scorso anno, quella scuola (e non il paese) era davvero la casa del diavolo. ma torniamo ad oggi. di nuovo Seravezza, di nuovo quel tragitto che non so quante volte ho fatto. in tutte le stagioni, con il paesaggio che mi scorreva dal finestrino sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso. con gli alberi spogli in autunno e verdi in estate ma sempre gli stessi alberi. con i giardini più fioriti in primavera ma sempre gli stessi giardini. le scuole, l'ospedale, il supermercato, le stradine sconosciute ai più percorse nel tentativo di guadagnare quei cinque minuti che se riuscivi a risparmiare sia all'andata che al ritorno diventavano dieci e nell'economia della giornata erano a volte fondamentali. stamani ho rivisto la statua di Botero a Pietrasanta, i laboratori di marmo a Vallecchia, e l'indicazione della strada per Strettoia che mi ha ricordato il circolo ARCI che ho gestito per un anno e mezzo. e l'indicazione per Solaio che invece mi sa di tordelli e di festa dell'unità che non si chiama più così. perchè gli anni passano e le cose cambiano. ma vado fuori tema. di certo non fuori strada che ormai la macchina ci arriva da sola, a Seravezza. attraverso il ponte di ferro che passa uno dei due fiumi (mnon ricordo mai quale dei due) e poi il secondo ponte di ferro in quel tratto di strada dove non prende il telefono e nemmeno la radio. neanche radio maria, che invece prende ovunque. e a dir la verità ogni tanto fa capolino anche in quel tratto di strada, dimenticato dagli uomini ed evidentemente anche da dio, con un pezzo di una qualche preghiera che io zittisco subito spengendo la radio. e mica si può sentire l'avemaria o il padrenostro mentre si va a casa del diavolo. e che diamine. e così oggi ho rivisto la "mia" officina. con i "miei" torni,  le "mie" morse e tutti i "miei "attrezzi" e i "miei" strumenti. che avevo già salutato a giugno anche se non sapevo ancora se avrei avuto il trasferimento. ma ci speravo. e ho rivisto i miei ultimi 6 anni di vita lavorativa. compreso quello "sabbatico" che mi presi per allontanarmi dal diavolo. e adesso, con tutte le sensazioni che mi porto dentro, mi vado a fare una doccia. e dopo mi rilasso un po'  sul divano con il mio micio ed un buon libro. e in questi ultimi tre giorni di ferie mi preparerò al capodanno. sperando che sia col botto.

domenica 24 agosto 2014

IERI, 23 Agosto, AUGURI EGISTO

100 anni sono passati da quando vedesti la luce nella tua Viareggio. e io ieri ti ho ricordato così, con uno scritto di poche parole che ho pubblicato altrove e poi ho dimenticato di pubblicare anche qui. provvedo subito, anche se con un giorno di ritardo rispetto alla tua data di nascita...  a "imperitura memoria"... come ti garbava dire a te. e già che ci sono lo amplio anche un po'.

AUGURONI Egisto! ogni volta che ti ricordo o che ascolto una tua canzone (e mi viene la ciccia di gallina) o leggo una tua poesia... penso che ho avuto la fortuna di conoscerti. E l'onore di "fare" un paio di tue canzonette, e purtroppo il dispiacere di non essere a Viareggio quando te ne sei andato. quell'estate ero imbarcata. ero, come si dice a Viareggio, "agli sbruffi del mare". a Viareggio manchi, sai? avevi un caratteraccio, è vero. come spesso hanno gli artisti... i poeti... e quindi forse proprio dal brutto carattere nascono certe sensibilità... chissà. ricordo la prima volta che ti vidi "da vicino" e non sul palco: era novembre, eri sul letto, nella tua casa in via Garibaldi, con la vestaglia da camera, i fogli del copione sparsi sul letto... recitavi sempre, eri un vero istrione.  e in quel momento interpretavi la parte del grande regista. mentre  spiegavi, parlando con la voce impostata e la gestualità da teatrante, a me e ad altri della compagnia cosa avevi pensato per la canzonetta che sarebbe andata in scena a Febbraio: le scene che cambiavano girando... "come al Sistina" , dicesti.... pensavi sempre in grande, te. era un'idea che avevi da tempo, ci spiegasti,  e che avresti realizzato grazie a una "ghidona" presa in prestito da un giostraio della pineta. ciao Egisto. eri un monello, proprio come quello che interpretavi nello sketch della panchina e del carapugnolo... brontolavi sempre e non ti andava mai bene nulla... e io ti ho voluto bene come si vuole bene a un nonno burbero.

venerdì 22 agosto 2014

VIAREGGIO E IL TABARRACCI



ci sono angoli di Viareggio che quando ci passo davanti mi fan sentire più viareggina del solito. perché appartengono a Viareggio più di altri, perché sono la storia di Viareggio più di altri, o semplicemente perché per me sanno di Viareggio più di altri. anche se sono cambiati. anche se ne è cambiata la destinazione d'uso. del resto il Malfatti tanti anni fa cantava già "...Viareggio sei cambiata, non ti conosco più..." e ogni volta che lo incontravo si lamentava di come fosse ridotta "la su' viareggio"... mi immagino cosa potrebbe scrivere e cantare e dire se facesse un giro per Viareggio oggi. soprattutto nella irriconoscibile Via Garibaldi... che non è più la sua "Via Garibaldi piena di soldi, soldi per vivere e fare all'amor..."
facevo queste riflessioni ieri mattina presto quando sono andata al "vecchio ospedale" per farmi delle analisi. ecco. il Tabarracci è uno di quei posti che mi fanno sentire a Viareggio e di Viareggio. ci pensavo mentre cercavo disperatamente parcheggio (una delle tante note dolenti di Viareggio) e mentre cercavo disperatamente di evitare le buche (altra nota dolente). ho un problema alla schiena e mi ha detto il medico, almeno in questa fase acuta,  di portare un busto e di evitare di guidare. ma da casa mia al Tabarracci ci sarà si e no un chilometro... e quindi ho "trasgredito" alle prescrizioni mediche. senza pensare che le strade di Viareggio sono ormai dei piccoli, piccolissimi  tratti di asfalto  tra una buca e l'altra. dopo cinque  minuti di un misto tra safari e rally girando intorno all'isolato stando attenta, oltre ad evitare le buche, ai sensi unici che vengono cambiati ogni tre per due, ho parcheggiato proprio di fronte all'ospedale. sono scesa di macchina, mi sono girata e in quei pochi attimi attraversando la strada, entrando dal grande portone e salendo le scale ho ricordato quando venni, bambina contenta, a visitare mia mamma che aveva partorito mio fratello. e quando, più grandicella ma sempre bambina, fui operata di appendicite. e quando venivo, adolescente preoccupata, a trovare mio padre che aveva avuto  un brutto incidente. ho buttato lo sguardo  oltre l'ingresso ricordandomi quel corridoio che da piccola mi sembrava enorme, mi sono ricordata la cappella dove con la mamma ci fermammo a pregare, perché mio padre non era messo bene. e dove mi è sempre stato raccontato che ero stata battezzata dal frate che curava la cappella. padre Giosuè. quel frate a metà tra il burbero e il buono. che aveva, e quello lo ricordo, battezzato anche mio fratello. così diverso dal bambolotto tipo cicciobello che mi ero immaginata di avere come fratellino. cicciobello biondo e paffuto. mio fratello "scaarito" con tutti  i capelli neri. pochi secondi e così tanti ricordi. salgo le scale, quelle che una volta portavano alle camere "a pagamento". ala dell'ospedale, almeno per me bambina curiosa che ogni volta chiedeva "lassù cosa c'è",  oscura e misteriosa frequentata solo dalla Viareggio bene. da coloro che non potevano mescolarsi agli altri malati in camerate con dieci letti.
solo le scale di marmo consumate dall'usura ricordano "il Tabarracci" che fu. perchè dentro ci sono cartelli moderni che indicano i vari ambulatori, suddivisioni moderne con infissi moderni con infermieri moderni. ma per un attimo ho ricordato le infermiere con le calze bianche, la cuffietta in capo e il giacchetto blu. e le suore con quei  buffi copricapo. e padre Giosuè che vagava per i reparti portando conforto. e i dottori che conoscevano tutti. perché erano quasi tutti di Viareggio loro e quasi tutti di Viareggio i pazienti. vivevamo in un paesone dove tutti si conoscevano. per un attimo ho avuto nostalgia di quella Viareggio. poi sono uscita, ho fatto colazione da Puccinelli. una pasticceria che, come la Fauzia, mi sa di Viareggio. come mi sanno di Viareggio  la pizza di Athos e la cecina di Rizzieri. come mi sanno di Viareggio la darsena e il ponte girante, l'orologio vicino a Fappani, la torre Matilde e il ponte di Pisa, la statua del Viani sul molo, il moletto della madonnina e il muraglione in darsena.
sono tornata a casa con le paste per il figliolo. ed il sorriso nel cuore. era passata solo un'ora da quando ero uscita. ma avevo ripercorso una cinquantina d'anni...

giovedì 21 agosto 2014

SANTORINI parte terza. the end. con riflessioni extra.

ed eccoci arrivati alla fine della vacanza. e quindi del racconto. con qualche divagazione finale. 


e così, tra un tramonto da brivido ed una serata da incanto, la mia favola stava finendo...
tra facciate bianche e tetti turchesi, tra mare trasparente e cieli stellati, il mio tuffo nelle sfumature del blu stava finendo...
tra un ouzo e due pistacchi, una insalata greca e un polpo alla griglia, uno yogurt con miele e noccioline ed una mussaka, la settimana greca stava finendo...
tra un incontro casuale proprio con quell'amico ufficiale su navi da crociera che mi aveva parlato tanto di Santorini e nuove conoscenze con gente del posto e non, la mia vacanza stava finendo...
tra un "ma te che ci fai a Santorini?" esclamato da quell'amico  ed un "te di dove sei?" chiesto in varie lingue, anche la mia pausa cosmopolita stava finendo...
poi un idea: e se prolungassi di una settimana? e se mi cambiassero il volo senza spendere una grossa cifra?
ci provai, e fu uno di quei momenti in cui hai la sensazione di essere fortunata. una persona aveva chiesto di anticipare il rientro per impegni imprevisti di lavoro. incredibile. l'agenzia non fece che scambiare i biglietti. fantastico. né io né quella persona dovemmo pagare alcuna penale. né acquistare nuovi biglietti. uno scambio alla pari. et voila!
non erano ancora arrivati i telefonini, ed io non avevo nemmeno una carta di credito, viaggiavo con i contanti che ormai erano quasi finiti. mi precipitai in un posto telefonico pubblico, chiamai casa, chiesi a mia madre (abituata, ma mai abbastanza, ai miei colpi di testa) se mi poteva fare un vaglia postale internazionale perché la mia vacanza sarebbe durata una settimana di più. mi chiese se per caso mi fossi innamorata di qualcuno. e io risposi: "si, di quest'isola". poi feci le valigie, lasciai quell'albergo fin troppo chic per approdare in quella pensioncina a poche dracme a notte dove alloggiava la mia occasionale compagna di avventura conosciuta in aereo. una pensione a gestione familiare che non era niente di che, ma era pulita e decorosa. e soprattutto molto economica. con un piccolo supermarket di fronte, dove andavo a comprare frutta e yogurt ogni mattina prima di andare in spiaggia. e ancora più vicina al centro dove ogni sera andavo a gustarmi tramonti da brivido e serate da incanto. e la mia favola continuò.
Inevitabilmente anche quella settimana finì, e con essa finì anche, questa volta veramente, la mia vacanza.
Sono passati molti anni, ho fatto altri viaggi, altre vacanze,  ma per me, quella, rimane "la" Vacanza. con la V maiuscola. non una vacanza qualsiasi. e quando mi chiedono quale è stato il viaggio più bello rispondo senza dubbio: "quello a Santorini".
ho viaggiato molto, prima e dopo Santorini. in Italia e all'estero, per diletto e per lavoro, ma quello che ho vissuto a Santorini non l'avevo e non l'ho più vissuto altrove. mai più ho riprovato quelle sensazioni. in Italia o all'estero, da sola o in compagnia, che fosse una vacanza o un viaggio di lavoro, niente mi ha fatto rivivere un solo momento magico come quelli innumerevoli vissuti a Santorini.
viaggi di lavoro con momenti di relax piacevoli ce ne sono stati,  ma niente di paragonabile.
quando per lavoro navigavo ho visto posti affascinanti come Santorini, ho navigato in acque turchesi come quelle di Santorini. ma non era Santorini, non era la stessa situazione. e forse anch'io non ero la stessa persona.
certo, il viaggio di nozze alle Maldive, un po' per l'atmosfera da paradiso terrestre propria degli atolli, con quei colori e quei profumi, un po' per la situazione di "luna di miele" è chiaro che lo ricordo con piacere.
e come potrei scordare la prima settimana bianca della mia vita, con il neo maritino provetto sciatore ed io invece imbranata alla prima esperienza sciistica che mi sono fatta delle gran cadute,  delle gran discussioni con racchette sci e scarponi, ma anche delle gran risate.
e poi, con il bebè, dopo  qualche gita fuori porta da mattina a sera, o al massimo brevi week-end la prima vera vacanza, una settimana nel Mar Rosso,  quando il bimbo aveva appena 2 anni. solo noi tre, una full-immersion di famiglia e di mare prima che il marito-papà partisse per qualche mese per lavoro.
e in seguito le settimane bianche con  il bimbo ed il marito.
e quel viaggio di lavoro di mio marito, a Parigi, trasformato in mini vacanza seguendolo ed aggiungendoci un soggiorno ad Euro Disney, e tornare bambini insieme a nostro figlio.
e ancora  in Francia qualche mese dopo, questa volta portandoci anche i miei, e vedere gli occhi di mia madre brillare, e quelli di mio padre sgranati dallo stupore, perchè loro hanno viaggiato poco, e quindi riescono ancora a meravigliarsi di tutto, con lo stesso entusiasmo dei bambini. con il piccolo Lorenzo che si sentiva grande, perché a Parigi c'era già stato,  e faceva da cicerone ai nonni. che tornarono definitivamente bambini quando arrivammo a Disneyland.
e la settimana bianca da sola con il bimbo perché il marito-papà era impegnato con il lavoro.
e la settimana bianca per il primo natale da separata. sola con mio figlio. lontana dalle tre P... come mi divertivo a dire: parenti panettoni e palle (di natale). ma soprattutto lontana da chi indelicatamente chiedeva perché ci fossimo separati.  o da chi mi guardava con sospetto pensando: "sicuramente è colpa tua, con il  caratterino che hai" o da chi invece mi guardava con pietà perché pensava "e ora come farà, con un bimbo ancora piccolo, un lavoro precario". invece ci eravamo separati di comune accordo. proprio per questo il bimbo non ne ha risentito più di tanto. e io ce l'ho fatta. ma torniamo alle vacanze. ormai viaggiare con il bimbo da sola mi piaceva. e lui era un piccolo globe trotter che sembrava nato con la valigia. e allora siamo tornati nel mar rosso, che lui non ricordava.  e poi in tunisia. e in danimarca. e ancora in tunisia. tutte belle vacanze. in posti diversi che ci hanno regalato sensazioni diverse e tutte da ricordare con piacere. ma Santorini mi è rimasta dentro. 
quella a Santorini è stata la mia prima, vera, unica vacanza.  dove sono riuscita a staccare veramente la spina. a dimenticare tutto e tutti. a stare sola, e bene, con me stessa. ma soprattutto, e proprio per tutto questo,  è stata, e resterà, la MIA vacanza.

mercoledì 20 agosto 2014

SANTORINI parte seconda

ecco la seconda parte del racconto "ripescato, tagliato e cucito" che narra le gesta di me, in vacanza a santorini...


dopo aver preso visione e possesso della stanza, sfatto le valige e fatta una doccia, decisi di rilassarmi in piscina. ormai era tardi per mettermi alla scoperta dell'isola, rimandai all'indomani l'inizio vero della vacanza "greca", e così feci quello che io ritengo assurdo e cioè mi spaparanzai a bordo vasca con un cocktail alla frutta tanto colorato quanto cattivo. assurdo perché quando stai sul bordo di una piscina non ha molta importanza dove è situata la piscina stessa, quindi stare in una bella isola circondata da un mare splendido e stare in piscina non ha generalmente senso, lo aveva in quel momento, che era solo un momento di relax post viaggio. la sera feci un giro per il centro dell'isola, piena di scintillanti vetrine piene di delfini di ogni dimensione fatti con ogni materiale più o meno prezioso. e vista la passione che ho per i delfini, pensai che quella era proprio la mia isola!
il giorno successivo andai al mare. scesi per quella scalinata famosa di Santorini, a picco sul mare, e mi immersi in una caletta che a me pareva piena di acqua minerale, tanto era limpida, invece mi fu detto che era il punto più sporco dell'isola, perché lì le correnti portavano tutto l'inquinamento del porto vicino dove arrivavano e partivano i traghetti. non ho mai capito se le meduse stanno nell'acqua pulita o in quella sporca, ci sono diverse scuole di pensiero, fatto sta che ne beccai una tuffandomi, ed il dolore fu talmente intenso che iniziai ad annaspare e io, discreta nuotatrice, pensai di affogare! non sapevo che fare, continuavo a buttare sopra l'ustione acqua minerale, che mi dava solo 10 secondi di sollievo e così riaffrontai la famosa scalinata, questa volta in salita, sotto il sole cocente del primo pomeriggio, con un braccio in fiamme. cercai una farmacia, la trovai, e mi scontrai per la prima volta con la mentalità greca, che è molto rilassata, very easy. attesi l'orario di apertura, niente. aspettai ancora, niente. allora chiesi a che ora aprisse la farmacia e mi fu risposto... a volte apre alle 16,30 a volte alle 17... a volte non apre proprio! erano quasi le 18, ci rinunciai, mi incamminai verso l'albergo. pensai che i greci erano un po' come noi, ecco perché quel loro proverbio "italiani - greci una faccia una razza" in fondo siamo mediterranei, se non fratelli sicuramente cugini!
in albergo mi dettero un pomata, e mi fecero vedere su una cartina tutte le spiagge più belle dove sarei dovuta andare, e così feci a partire dalla mattina dopo.
la mia occasionale compagna di viaggio si era ormai aggregata a me. scoprì che malgrado avesse azzardato una vacanza non organizzata e da sola, era molto meno avventurosa di me. aveva paura di tutto, si vergognava, si imbarazzava. io invece stavo benissimo, per la prima volta in vita mia  mi sentivo libera. non dovevo aspettare nessuno, non dovevo rispettare nessun orario, potevo decidere di ora in ora cosa avrei fatto nell'ora successiva. per poi magari cambiare idea. intanto pensavo che in un altra vita, se c'è stata, ero sicuramente una greca. mi sentivo stranamente a casa, completamente a mio agio, ed un giorno ho pure avuto un dejavu: percorrendo una stradina ho immaginato cosa ci fosse dietro una chiesetta ed effettivamente era così. ma la cosa non mi turbò, anzi, mi dette una piacevole sensazione. intanto avevamo conosciuto gente. del posto e non. quelli del posto ci fecero scoprire taverne e disco-bar frequentati da greci e non da turisti, quelli "non" si aggregarono a noi proprio perché disertavamo i posti da turisti preferendo scoprire l'anima di quell'isola incantata che lo era ancora di più quando a tarda sera iniziava a salire dalla "caldera" la nebbia. santorini è un isola vulcanica e la caldera è il vecchio cratere che si è riempito di acqua, e di notte, quando la temperatura si abbassa, l'acqua calda del mare evapora e forma quella nebbia che avvolge l'isola rendendola ancora più affascinante e un po' misteriosa. e le stelle stavano a guardare... ed io mi lasciavo avvolgere da quell'atmosfera da favola...
quelle stelle che nelle isole, grazie al poco inquinamento luminoso, sembrano più vicine. tanto belle da sembrare finte, con le costellazioni riconoscibili come su un atlante astronomico, tanto nitide che ti aspetti che ci sia anche scritto il nome. e le stelle continuavano a guardare. ed io continuavo a vivere la mia favola...


continua...