sabato 25 febbraio 2017

PENSIERI A SPASSO, RICORDI LONTANI, EMOZIONI VICINE...


qualche giorno fa una classe della scuola dove lavoro stava preparando un progetto da presentare ad una scuola media in aula magna e serviva la mia "assistenza tecnica". tra le cose che dovevano mostrare c'era una versione particolare di Africa dei Toto ed io mi sono emozionata perchè per uno strano gioco di associazioni che a volte la mente fa mi è venuto in mente Wolfgang, il mio amico tedesco che per un paio d'anni (quasi trent'anni fa) è stato mio fidanzato. lì per lì non capivo il nesso tra la canzone e  lui, poi ho ricordato che in una delle tante cassette che mi aveva registrato con musica che spaziava tra i vari generi, che lui con molto gusto mescolava rendendole molto piacevoli all'ascolto e mai noiose e monotematiche, c'era proprio anche quella canzone. e mi sono emozionata perchè sono tornata indietro di secoli, al tempo del nostro lontano amore. ma anche della nostra robusta amicizia, che si è mantenuta malgrado la distanza, malgrado la vita che scorre, gli anni che passano, gli eventi che accadono... e siamo sempre rimasti in contatto  e ci siamo anche rivisti qualche volta oltre che sentiti spesso per telefono. ho conosciuto anche un paio di sue successive fidanzate e una volta lui ha ospitato per un paio di giorni me e il mio allora fidanzato di passaggio per la Germania mentre andavamo in vacanza in Olanda. insomma ci volevamo un gran bene. parlo al passato perchè purtroppo da qualche anno non riesco più a rintracciarlo e poichè l'ultima volta che l'ho sentito, tre anni fa, aveva problemi di salute... e temo che se ne sia andato. e da qui la mia grande emozione che mi ha portato alle lacrime.
ieri era il giorno dell'evento. previsto per le 9.30. un'oretta prima abbiamo provato il tutto. cercando  di non farmi prendere dall'emozione di nuovo quando ho fatto partire il filmato, ho guardato fuori dalla finestra... ma non è stata una buona idea... perchè stava piovendo. non pioggia forte, non pioggerellina primaverile. ma la pioggia fitta noiosa e insistente tipica tedesca. e il tetto della scuola accanto alla nostra bagnato dalla pioggia, i tigli del cortile ancora senza foglie, il cielo grigio... insomma per un attimo mi è sembrato di essere in germania. gli occhi si sono inumiditi. di nuovo l'emozione si è stretta in un nodo in gola... ho respirato profondamente. non volevo piangere. e non solo per pudore, per non farmi di nuovo cogliere con le lacrime agli occhi dalla prof e da alcuni studenti.... ma perchè penso che Wolfi, così lo chiamavano gli amici, non avrebbe voluto. allora  ho sorriso. e poi mi sono alzata e con la scusa di andare a sentire se l'audio in fondo all'aula magna era OK mi sono distratta...
quando poi c'è stato l'evento tutto è andato bene e della canzone, peraltro in una versione molto particolare eseguita a cappella da una corale https://www.youtube.com/watch?v=-c9-poC5HGw, con la simulazione dell rumore della pioggia (quindi anche la giornata era adatta) fatto con le mani ed eseguito anche dai nostri studenti, mi sono solo goduta l'esecuzione e la giusta emozione senza tristezza. perchè voglio continuare a sperare che il mio Wolfi stia bene. che abbia solo cambiato numero di telefono. e magari anche città. e che abbia perso il mio numero per cui non riesce a comunicare il cambio di indirizzo come ha sempre fatto ogni volta che è successo...spero di riuscire prima o poi a rintracciarlo e a ridere con lui di questi miei pensieri strampalati. di fare un viaggio in germania con mio figlio che ancora non ha conosciuto. far vedere a mio figlio dove ho abitato per un periodo e presentargli una gran bella persona.

martedì 7 febbraio 2017

BASTA UN RAGGIO DI SOLE

non è un bel periodo. problemi sul lavoro, problemi di salute, problemi problemi problemi... e il meteo non aiuta. o meglio finora non ha aiutato. già a me non piace l'invermo, il freddo, la pioggia, il grigio, il buio, le giornate corte... anche quando sono in forma, figuriamoci in un momento un po' così...  ma basta un raggio di sole per scaldarmi la pelle ed il cuore, per mettermi  addosso il buon umore e la voglia di spalancare le finestre per far entrare aria fresca e pulita che sa di primavera, per darmi l'energia della quale ho bisogno per fare pulizia ordinaria ma anche straordinaria, per togliere la polvere quotidiana ma anche  quella accumulata nei giorni no nei quali proprio non ce la facevo a far qualcosa. energia che mi fa venire voglia di mettere ordine in casa, nei cassetti, negli armadi ma anche  nella mia vita, nel mio cuore e nella mia mente. energia che mi fa pensare che è ora di buttare cianfrusaglie accumulate e inutili come alcune conoscenze portate avanti non si sa bene perchè. che è ora di curare le piante sul balcone tagliando i rami secchi bruciati dal freddo di gennaio lasciando che le foglioline verdi ed i germogli minuscoli che già si intravedono possano crescere in primavera e fiorire in estate. il cielo oggi non è proprio azzurro ed il sole è velato ma io ho voglia di ascoltare musica di carnevale e cantare a scuarciagola, ho voglia di ascoltare renato zero e piangere un po' pensando alla mia giovinezza con tenerezza, ho voglia di ascoltare bella musica rock e ballare in salotto passando l'aspirapolvere e poi un po' di blues rilassandomi con un bastoncino di incenso che brucia e un calice di vino in mano. ho voglia di sorridere e di ridere di gusto. ho voglia di fare le facce strane allo specchio dell'ascensore mentre salgo con le borse della spesa. ho voglia di salire le scale saltellando come una bambina tornando a casa quando non ho le borse della spesa. ho voglia di muovere la mia testa matta piena di capelli matti spettinati come i miei pensieri. ho voglia di andare sul molo a gustarmi un tramonto color ghiacciolo. e lasciare che la brezza del tramonto mi spettini i pensieri ed i capelli. ancora di più.
ho voglia di star bene. a volte basta un raggio di sole per scatenare pensieri positivi.

venerdì 27 gennaio 2017

MIA NONNA... PER RICORDARE, PER NON DIMENTICARE...

E' un vecchio post, che pubblicai su un vecchio blog e lo copiai anche qui quando ancora qui scrivevo poco... lo voglio riproporre oggi... per non dimenticare gli orrori dei nazisti (e mia nonna fu fortunata, in confronto a certe tragedie...)

Mia nonna non sopportava i tedeschi. Non sopportava sentirli parlare. Non sopportava i film di guerra dove si sentiva qualche parola tedesca parlata dai soldati. Lei aveva vissuto la guerra. Lei sapeva cosa era la guerra. Era una bambina durante la prima guerra mondiale, era una giovane donna con due bambini piccoli durante la seconda. Aveva conosciuto i soldati tedeschi e la paura. Una volta un gruppo di soldati l'aveva minacciata, e le aveva portato via per qualche ora mio zio. Il suo bambino più grande. Così, per farle uno scherzo. Perchè facevano anche questo. Un diversivo come un altro. Per loro. Non per mia nonna che temette il peggio. L'avevano minacciata di portare il bambino in un campo di concentramento se non avesse dato loro qualcosa da mangiare. E ridendo avevano preso il bimbo. Anche loro avevano fame, forse. Lassù per i boschi di castagni della montagna pistoiese. Mia nonna aveva portato loro qualche patata e un po' di farina di castagne. Cose preziose in quei momenti. Ma dette a loro tutto quello che poteva. Pur sapendo che così lei e i suoi figli sarebbero rimasti giorni senza mangiare. Magari i soldati non ne avevano davvero bisogno. O forse si. Magari loro stavano solo "giocando". Mia nonna no. E ancora dopo anni sentiva il suono di quelle parole in un italiano storpiato con spiccato accento tedesco... e quando raccontava ne imitava il suono. Mia nonna non fu felice quando mi fidanzai con un ragazzo tedesco. Ma era una donna intelligente e capiva che come noi italiani non siamo tutti mafiosi, i tedeschi non di oggi non hanno le  colpe dei loro avi e non sono tutti cattivi... e forse nemmeno quelli di allora erano tutti cattivi. Molti soldati erano poveri giovani costretti a fare cose che non avrebbero voluto fare. Mia nonna però raccontò l'episodio anche a Wolfgang, a voce alta. Come se il tono alto della voce potesse quello che la non conoscenza della lingua non poteva. Wolfgang non capiva l'italiano, se non qualche parola. Mia nonna non parlava il tedesco. E nemmeno avrebbe voluto impararlo. A mia nonna non piacevano i tedeschi. E continuavano a non piacerle. Anche se disse a Wolfgang di chiamarla nonna. A mia nonna, anticlericale, piaceva Papa Wojtyla. A mia nonna, sono sicura, non sarebbe piaciuto Papa Ratzinger. E non solo perchè era tedesco. Non so cosa mi ha ispirato a scrivere queste cose... forse il fatto che in questi giorni mia nonna avrebbe compiuto 100 anni)... forse perchè oggi è il giorno della memoria e basterebbe guardare gli occhi umidi di chi ha vissuto certe atrocità per non dimenticare... forse perchè papa Ratzinger non piace nemmeno a me e quando fa e dice certe cazzate piace ancora meno...

appendice:
mia nonna avrebbe avuto 100 anni quando scrissi e poi pubblicai per la prima volta il post... oggi ne avrebbe 108! e papa Ratzinger è emerito ma continua a non piacermi. sono atea ma papa Francesco mi piace un po' di più e forse piacerebbe anche a mia nonna.

mercoledì 11 gennaio 2017

ODIO L'INVERNO, ODE ALL'ESTATE

si. odio l'inverno e non ci posso fare niente. ho provato a trovare lati positivi ma non ce l'ho fatta. ho provato a guardarlo sotto varie angolature ma non c'è un solo motivo per il quale non dico possa arrivare ad amarlo ma almeno ad apprezzarlo. niente. le giornate sono più corte, la mattina devi alzarti ed uscire dal tepore del letto per immergerti in una giornata faticosa che inizia con temperature che invogliano solo al letargo. devi vestirti con un sacco di roba stando attenta a che sia facile da togliere però, che se vai in un ufficio pubblico o in un supermercato, dove in estate rischi di morire assiderata per l'aria condizionata impostata a 10°C adesso rischi di squalgliarti come un pupazzo di neve al sole. poi al mattino nell'economia della giornata devi calcolare 5 minuti per eventuale sbrinamento vetri prima di partire, se la notte la temperatura è scesa sotto zero e quindi i vetri della macchina sono ghiacciati. poi non devi scordarti sciarpa guanti e se non hai tanti capelli come me pure un cappello che non guasta. devi rinunciare alla bicicletta, oppure no, ma sai che infagottata così pedalerai male, suderai tantissimo e quando arriverai a destinazione ti verrà voglia di spogliarti e il risultato sarà un immediato "colpo di freddo". e dei vestiti che quando li lavi non asciugano mai? ne vogliamo parlare? e delle lenzuola e degli asciugamani che ti ritrovi stesi sui termosifoni che sembri un'accampato? ti muovi come robocop e sembri l'omino della michelin, se metti le scarpe eleganti ti ritrovi con due blocchi di ghiaccio al posto dei piedi, quindi ripieghi su due scarponcelli sexissimi con tanto di calzettone di lana che fanno tanto escursione in montagna, peccato che abiti in una ridente cittadina sul mare. che poi che c'avranno da ridere tutte 'ste cittadine? Viareggio proprio niente anche se, per carità, siamo già fortunati... i giorni veramente di freddo insopportabile da noi sono pochi e basta un raggio di sole che sembra primavera e il mare si sa mitiga le temperature e poi nelle giornate veramente fredde ma asciutte e assolate l'aria è limpida e il panorama intorno è bellissimo. si vedono le apuane, gli appennini innevati, si vede la costa da livorno a porto venere, si scorge distintamente tino e tinetto,di fronte a noi si vede benissimo il dito della corsica, la gorgona e i tramonti hanno colori mozzafiato. ma vuoi mettere l'estate? si. ode alla mia amata estate: una maglietta, un paio di pantaloncini, ciabatte e via. pronti per uscire. lavi le cose le stendi e sono asciutte. ti svegli che il sole è già alto e hai già finito di cenare quando finalmente se ne va a dormire. l'ora del crepuscolo, che è quella che più amo, che sembra non voler finire mai. quell'ora dove il sole ci ha già abbandonato ma il giorno non si decide a lasciar posto alla notte, quel limbo che profuma di giorno che sta per morire e di notte che sta per cominciare. che contiene tutte le belle cose ancora calde della giornata e tutte le promesse di una notte ancora da vivere... se solo potessi inseguirei l'estate. con una valigia piena di stracci leggeri e colorati, come i sogni ed i pensieri. che pure quelli d'estate sembrano più leggeri e colorati. in inverno è tutto più pesante. persino il cibo che dobbiamo mangiare per scaldarci ed il vino che lo accompagna. solo il volo dei coriandoli riesce ad essere leggero e colorato in inverno. ma quello lo sappiamo solo noi viareggini. ed è l'unica cosa che apprezzo dell'inverno... anche perchè quando arriva è quasi primavera. e perchè l'amore per burlamacco mi fa sscordare "il naso ghiaccio"... ma vuoi mettere un tuffo alla lecciona e il profumo dei camucioli?

domenica 18 dicembre 2016

un amico

uno dei miei più grandi amici abita all'estero da qualche anno. sono più di venti anni che ci conosciamo e che ci vogliamo bene. manteniamo i contatti per telefono e messaggi e ogni tanto viene in Italia e ci vediamo. qualche giorno fa ha pubblicato su facebook una foto che lo ritraeva bello e felice e mi è venuto in mente che una decina di anni fa scrissi su un blog un racconto sulla nostra amicizia. è ancora attuale e quindi lo condivido su questo blog.

La prima volta che l'ho visto era estate, ad una festa in piazza, perchè il fidanzato di una mia amica era amico suo, e si fermò a salutarlo, mentre la mia amica mi diceva chi era. Perchè ne avevo sentito parlare tante volte come di una persona speciale ed affascinante, e quindi mi aveva sempre incusiosito.
Effettivamente lo trovai affascinante, almeno fisicamente, perchè come persona non lo potevo sapere. Nessuno ci presentò, eravamo nella confusione della festa e tra me e lui c'era qualche metro di distanza e parecchie persone. Questo non impedì ai nostri sguardi di incontrarsi, per un istante che durò pochi secondi, ma che dopo più di dieci  anni ricordo ancora.
Niente di che, anche perchè io ero in compagnia del mio allora fidanzato, lui era in compagnia della sua allora fidanzata, e comunque nessuno dei due provò particolare interesse, ma entrambi  avevamo riconosciuto qualcosa di nostro nell'altro. Anche se probabilmente dopo pochi minuti nessuno dei due avrebbe più pensato a quell'incontro...

Passò quasi un anno. Era una calda domenica di inizio estate. Sulla spiaggia vedo il fidanzato della mia amica che nel frattempo avevo un po' perso di vista, mi avvicino per salutarlo, per avere  notizie della mia amica, per chiedergli che ci fa su quella spiaggia che loro di solito non frequentano.
Mi dice che è venuto a trovare un amico, e mi indica lui, che lo sta raggiungendo. Questa volta me lo presenta, ci sono le condizioni per farlo. Io lo riconosco, lui no, ma non importa. Mi invitano a seguirli al ristorante, ma io rifiuto ringraziando. Per me la vita da spiaggia è mare, sole e frutta, preferisco cenare che pranzare, in generale, d'estate a maggior ragione, con il caldo che fa!
Saluto, auguro buon appetito, mi sistemo sulla battima, mi bagno e mi asciugo al sole e mi bagno di nuovo, godendo di quella assolata giornata di Giugno.
Dopo un paio d'ore i due amici tornano, e mi raggiungono mettendosi a conversare. Poi S. se ne va, fa troppo caldo, e poi la fidanzata, la mia amica,  lo aspetta per non so quale impegno, ci saluta e noi restiamo a parlare senza renderci conto del tempo che passa veloce.
Se ripenso a quel pomeriggio lo vedo come una scena di un film, quando il regista per far vedere lo scorrere del tempo inquadra i protagonisti nella stessa posizione, con lo stesso sfondo ma  con le luci cambiate. Ecco, noi eravamo li, sulla battima, alle tre del pomeriggio come alle cinque, alle sei, alle sette...cambiava l'altezza del sole nel cielo, e di conseguenza la luce ed i colori intorno a noi, e si allungavano le ombre sulla spiaggia, e diminuivano le persone e quindi le voci, ed i chiacchericci ed il vociare dei bambini lasciava il posto allo sciabordìo della risacca mentre i gabbiani iniziavano ad arrivare alla ricerca di qualche rifiuto commestibile lasciato dai bagnanti, ed i bagnini iniziavano a chiudere gli ombrelloni ed a rassettare la spiaggia. Uno di loro ci conosceva bene (perchè anche se non c'eravamo mai incontrati scoprimmo di frequentare la stessa spiaggia da un po') e passando continuava a chiederci cosa mai c'eravamo raccontati in tutto il pomeriggio, e quante cose avevamo mai ancora da dire, visto che non davamo cenni di cedimento... arrivarono le otto.
P. disse che a quel punto doveva comprarsi qualcosa di pronto per cena , perchè la sua quasi ex-ragazza, che ancora viveva con lui in attesa di trovarsi una nuova sistemazione, non era a casa, sarebbe rientrata in serata, dopo cena, e lui avrebbe dovuto comprare qualcosa da  cucinarsi e fare la spesa anche per l'indomani, ma ormai era tardi.
Io abitavo da sola, e buttai lì un invito molto informale, dissi che se voleva potevo offrirgli un piatto di spaghetti o un insalata. Lui accettò ma pose una condizione: doveva cucinare lui. Mi chiese se avevo gli ingredienti per fare la pasta di S.Lorenzo, una ricetta che aveva trovato su una confezione di pasta, che aveva provato e gli era piaciuta. Provò ad elencare gli ingredienti, avevo tutto.
Affare fatto, lui a casa sua per una doccia, io a casa mia per la doccia e per preparare gli ingredienti. Che gli feci trovare allineati sul piano di lavoro del mio angolo cottura da single!
Era un piatto molto estivo. Gli ingredienti tutti a crudo sul quale butti la pasta cotta che quindi diventa subito tiepida, condisci con un filo d'olio e via.
Ovviamente continuammo a conversare, come due vecchi amici, anche molto complici. Continuavamo a riconoscerci come c'eravamo riconosciuti in quello sguardo un anno prima...
Finimmo di parlare alle 5 della mattina! Solo perchè decidemmo di farlo, perchè in realtà avremmo potuto continuare! Infatti non avevamo affatto esaurito la voglia di raccontarsi, di confrontarsi, di spaziare dai discorsi futili ai grandi temi, dai discorsi seri agli scherzi. Lui se ne andò, io andai a letto. Dopo poche ore eravamo sulla stessa spiaggia, quasi nella stessa posizione del giorno prima, ed il nostro amico bagnino scherzava chiedendoci se per caso avevamo passato la notte lì.
Dopo qualche giorno il nostro chiaccherare si trasformò in flirtare, conservando però il sapore del gioco, insomma, eravamo un po' più che amici ma fondamentalmente, principalmente, amici.
Con lui stavo bene e dimenticavo le recenti delusioni, affettive e professionali. Ed anche i problemi, primo fra tutti la disoccupazione!
Dopo qualche settimana trovai lavoro su uno yacht, e così passai quasi tre mesi in Corsica, dove incontrai anche una persona per la quale persi la testa e il cuore.
Quando tornai rividi P. e ci raccontammo i nostri tre mesi, il mio amore per la persona conosciuta in Corsica, la fine della sua convivenza e quindi la chiusura definitiva della sua lunga storia, la sua storia estiva con una persona che conosceva da anni e che conoscevo anch'io, insomma riprendemmo a frequentarci e a raccontarci, come facevamo nelle lunghe giornate di sole e di mare. Questa volta passeggiando sul molo, gustandoci il salmastro di quel mare autunnale che tanto amavamo, o davanti al suo caminetto, bevendo un bicchiere di vino.
Poi una sera ci fu un fraintendimento, per telefono, ci capimmo male, ci spiegammo peggio, e il nostro rapporto si incrinò.
E forse a causa di un po' d'orgoglio, o forse perchè in quel momento i nostri sentimenti erano confusi, e cercavamo nell'altro cose che l'altro in quel momento non poteva o non voleva darci, o forse perchè i nostri sentimenti erano diversi da quello che pensavamo, facemmo una gran litigata, e non cercammo di chiarirci, perdendoci di vista.
E quando ci rincontrammo  l'estate successiva sulla stessa spiaggia ci evitammo accuratamente.
Quando dopo anni, ho avuto bisogno di un aiuto che professionalmente lui poteva darmi, ho esitato un po' ma poi ho chiamato, e lui è stato il solito. Come se ci fossimo salutati la sera prima, come se tutti quegli anni non fossero passati. E quello stupido litigio non fosse mai avvenuto.
Tra l'altro scoprimmo che conosceva benissimo la persona che che nel frattempo avevo incontrato ed era diventato mio  marito, o meglio lo conosceva quando mio marito era un bambino e lui un ragazzino, ed abitavano vicini.

Dopo un po'  ci perdemmo di nuovo di vista, questa volta per i diversi impegni familiari e per il diverso stile di vita. Lui ancora single impenitente, io sposata e con un bambino piccolo da accudire.
Nel frattempo avevo cambiato anche spiaggia, quindi gli incontri erano rarissimi anche in estate.
Poi lo incontro con una nuova fidanzata, lo vedo sereno, ne sono felice. Vengo a sapere dal "bagnino" della vecchia spiaggia, ancora in contatto con lui, che si è sposato e che proprio lui gli ha fatto da testimone! Bene, mai dire mai, non ci avrei mai  creduto...
E infatti, quando lo incontro e mi congratulo per l'avvenuto matrimonio mi dice che si è già separato...e sono passate solo poche settimane dal giorno del si! Mi dispiace. A lui no. Riconosce di aver fatto un errore. Ma la considera una tappa della sua vita che comunque gli ha dato molto.
Da allora non ci siamo  più persi, anche se i nostri diversi stili di vita ancora ci separano. Lui è tornato ad essere uno scapolo impenitente e per di più sempre in viaggio, io ho ripreso a lavorare ed ho un figlio che cresce e con lui crescono gli impegni.
Questa è la storia di una amicizia vera , che dopo più di dieci anni e qualche intoppo resiste ancora. Sempre più profonda, intensa, per qulacuno forse inconcepibile, incomprensibile. Per noi, che la viviamo, semplicemente bella.
Gli intoppi sono dovuti ai nostri caratteri, così simili. E' per questo che ci siamo "riconosciuti", subito, con uno sguardo prima, a pelle dopo.  Per noi guardare l'altro è come guardarsi alo specchio. A volte riconosciamo nell'altro i nostri stessi lati positivi, che ci fanno sentire bene, con noi stessi e con gli altri. Altre volte quelli negativi, che non ci piacciono. E allora lo facciamo notare all'altro. E nasce il confronto. Altre volte ancora invece, il lato negativo non ci piace proprio, prima in noi e poi  nell'altro, e viene la rabbia, e  nasce lo scontro.
Però siamo ancora qua. E quando iniziamo a parlare non ci fermiamo più. E sicuramente potremmo arrivare all'alba, come quel giorno di dieci anni fa. Ma adesso ci sono impegni che ce lo impediscono. Per fortuna, dopo tanti anni, ci capiamo al volo, a volte anche solo con un semplice sguardo, e quindi i tempi diconversazione si sono notevolmente ridotti anchese la voglia di raccontarsi e confrontarsi è rimasta la stessa.


altri anni sono passati, nel frattempo io mi sono separata, lui ha perso prima la madre e poi il padre, quindi i motivi per rientrare in Italia sono diminuiti per cui ci vediamo sempre meno. nelle foto che ogni tanto pubblica su facebook, comeho già scritto,  lo vedo felice. ha una nuova compagna incontrata dove vive ed è ancora affasscinante. non più un bel ragazzo  moro dallo sguardo tenebroso ma un affascinante signore brizzolato. ma soprattutto è ancora il  mio  grande amico P.

domenica 15 febbraio 2015

FEBBRAIO


febbraio. un mese che adoro. l'allungamento delle giornate è sempre più percettibile, corre veloce attraverso il carnevale e quando finisce è praticamente primavera.

qualcuno si aspetterà che dica anche che è il mese degli innamorati invece non lo dico perché per me si ama tutti i giorni e il massimo che faccio per san valentno, da sempre, è ricordare le persone che amo in senso universale.
mi piace tanto febbraio che lo scelsi pure come mese per sposarmi. ma in realtà fu un caso. volevamo andare in viaggio di nozze alle maldive e quello era il periodo giusto.
ed in febbraio è anche nato mio figlio. sempre per caso perché in anticipo sulla tabella di marcia che prevedeva la nascita quasi un mese dopo.
mi piace perché lo trovo il ponte verso l'estate. mi sa di giro di boa.
dopo febbraio mi sembra tutto in discesa.
anche se è solo una sensazione. 

giovedì 30 ottobre 2014

PENSIERI SULLA A12

qualche sera fa sono andata a Chiavari, invitata alla cena della consegna degli attestati di fine 1° livello del corso per sommelier di cui sono stata direttore di corso prima dell'estate. ci sono andata volentieri malgrado fossi stanca per essermi svegliata alle 6 e aver lavorato la mattina a scuola e il pomeriggio a casa. malgrado fosse una sera infrasettimanale e quindi  la mattina dopo dovessi di nuovo alzarmi alle 6 come ogni mattina. malgrado il forte mal di schiena che da giorni è tornato a farmi compagnia.
appena imboccata l'autostrada ho cominciato a pensare. tanto. forse troppo. ho persino deciso di non ascoltare musica mettendo un cd ma di ascoltare un programma radio e il notiziario. pensando di poter fermare i pensieri concentrandomi sulle parole dei conduttori. ma dopo poco mi sono accorta di non seguire i discorsi. mi sono accorta di non aver ascoltato nemmeno una notizia.
il cielo era bellissimo. sereno. stellato nonostante l'inquinamento luminoso. con uno spicchio di luna che somigliava all'immagine qui a fianco. solo che quello qui a fianco è il sole durante una eclissi. mentre quella era la luna. ma sto divagando. ecco, i miei pensieri l'altra sera facevano uguale... divagavano. facevo dei voli pindarici incredibili. da un pensiero all'altro senza collegamento. apparentemente. ma sicuramente nella mia mente un collegamento c'era. anche se bizzarro. e quando non c'era... forse c'era ma era inconscio.
il cielo stellato mi ha fatto pensare  a quando navigavo, e allora ho pensato a un mio lontano amore conosciuto proprio in quel periodo durante una sosta un po' più lunga in un porto. una storia importante durata  abbastanza a lungo per essere una storia iniziata per caso. l'unico colpo di fulmine della mia vita. uno dei pochissimi amori della mia vita.
l'autostrada che stavo percorrendo mi ha ricordato quando per lavoro sono stata due mesi  a Genova e tornavo a casa solo per il fine settimana e il pensiero di Genova mi ha riportato alla mente persone conosciute durante i miei 15 anni di lavoro nel mondo della nautica e quindi i miei 15 Saloni di Genova. ma mi ha riportato indietro anche di pochi mesi, quando per l'incarico che avevo avuto sono andata a Chiavari per una volta a settimana per due mesi. ho pensato che era fine primavera- inizio estate e le giornate stavano allungando, e io stavo bene. mentre adesso stanno accorciando, e io sto bene lo stesso. ho pensato che avevo già mal di schiena ma ancora non avevo avuto attacchi di lombalgia acuti e violenti. e che ancora non avevo fatto la risonanza magnetica e non avevo chiesto il consulto di un neurochirurgo. e non sapevo di avere due protrusioni. nome brutto che indica l'anticamera dell'ernia. nemmeno sapevo che a settembre avrei ottenuto il mio tanto atteso trasferimento in una scuola  di Viareggio. e che quindi sarebbe finita la mia vita da pendolare. dopo sei anni. e ancora non sapevo che l'estate sarebbe stata bizzarra dal punto di vista meteorologico. e nemmeno che sarei riuscita ad andare tre giorni in Franciacorta. e nemmeno immaginavo che avrei conosciuto chi poi ho conosciuto durante l'estate. e ho ricordato che ancora pensavo di essere innamorata. e forse lo ero. e che ancora pensavo che il mio rapporto, se pure traballante e in crisi da tanto, troppo tempo, forse era ancora recuperabile. e che forse non sarebbe mai finito. non ricordavo, in quel momento,  che invece tutto ha una fine (meno i würst che ne hanno due, come dicono i tedeschi) e che io l'ho sempre pensato. volevo credere ad una eccezione. senza non voler vedere che l'unica cosa che non aveva fine in quella storia era la reciproca sofferenza da quando qualcosa si era definitivamente rotto. e che non sapevo nemmeno esattamente cosa, si fosse rotto. e nemmeno esattamente quando. ma si era rotto. e che era già finito da tempo. quello che avevo creduto, ormai quasi cinque anni prima, essere "per sempre".... in realtà aveva una scadenza.  come lo yogurt. con la differenza che la data non è indicata da alcuna parte. in una cosa che in vita mia non avevo mai creduto essere possibile... per un periodo ci avevo creduto. e mi ero sbagliata.
in mezzo a pensieri spettinati come i miei capelli, aggrovigliati come i miei capelli... ma anche morbidi come i miei capelli... sono arrivata a Chiavari.
uscita autostrada, ristorante. ottima cena, e tante soddisfazioni. buoni vini, e alcune  gratificazioni. persone piacevoli. alcune molto simpatiche. peccato che anche se non siamo lontanissimi non siamo  nemmeno vicini vicini. perché alcune di quelle persone le frequenterei volentieri.
di nuovo in auto. di nuovo autostrada. di nuovo pensieri. tanti. forse troppi. ho faticato a tenerli fermi. cercavo di fissarli come fissavo la linea di mezzeria.
facevo il conto alla rovescia dei chilometri che mi separavano dal mio letto. e dei sogni ad occhi aperti che mi separano  dalla mia serenità. fine viaggio. uscita viareggio. pedaggio.  casa. letto. sonno. e ancora sogni. vita.