mercoledì 11 gennaio 2017

ODIO L'INVERNO, ODE ALL'ESTATE

si. odio l'inverno e non ci posso fare niente. ho provato a trovare lati positivi ma non ce l'ho fatta. ho provato a guardarlo sotto varie angolature ma non c'è un solo motivo per il quale non dico possa arrivare ad amarlo ma almeno ad apprezzarlo. niente. le giornate sono più corte, la mattina devi alzarti ed uscire dal tepore del letto per immergerti in una giornata faticosa che inizia con temperature che invogliano solo al letargo. devi vestirti con un sacco di roba stando attenta a che sia facile da togliere però, che se vai in un ufficio pubblico o in un supermercato, dove in estate rischi di morire assiderata per l'aria condizionata impostata a 10°C adesso rischi di squalgliarti come un pupazzo di neve al sole. poi al mattino nell'economia della giornata devi calcolare 5 minuti per eventuale sbrinamento vetri prima di partire, se la notte la temperatura è scesa sotto zero e quindi i vetri della macchina sono ghiacciati. poi non devi scordarti sciarpa guanti e se non hai tanti capelli come me pure un cappello che non guasta. devi rinunciare alla bicicletta, oppure no, ma sai che infagottata così pedalerai male, suderai tantissimo e quando arriverai a destinazione ti verrà voglia di spogliarti e il risultato sarà un immediato "colpo di freddo". e dei vestiti che quando li lavi non asciugano mai? ne vogliamo parlare? e delle lenzuola e degli asciugamani che ti ritrovi stesi sui termosifoni che sembri un'accampato? ti muovi come robocop e sembri l'omino della michelin, se metti le scarpe eleganti ti ritrovi con due blocchi di ghiaccio al posto dei piedi, quindi ripieghi su due scarponcelli sexissimi con tanto di calzettone di lana che fanno tanto escursione in montagna, peccato che abiti in una ridente cittadina sul mare. che poi che c'avranno da ridere tutte 'ste cittadine? Viareggio proprio niente anche se, per carità, siamo già fortunati... i giorni veramente di freddo insopportabile da noi sono pochi e basta un raggio di sole che sembra primavera e il mare si sa mitiga le temperature e poi nelle giornate veramente fredde ma asciutte e assolate l'aria è limpida e il panorama intorno è bellissimo. si vedono le apuane, gli appennini innevati, si vede la costa da livorno a porto venere, si scorge distintamente tino e tinetto,di fronte a noi si vede benissimo il dito della corsica, la gorgona e i tramonti hanno colori mozzafiato. ma vuoi mettere l'estate? si. ode alla mia amata estate: una maglietta, un paio di pantaloncini, ciabatte e via. pronti per uscire. lavi le cose le stendi e sono asciutte. ti svegli che il sole è già alto e hai già finito di cenare quando finalmente se ne va a dormire. l'ora del crepuscolo, che è quella che più amo, che sembra non voler finire mai. quell'ora dove il sole ci ha già abbandonato ma il giorno non si decide a lasciar posto alla notte, quel limbo che profuma di giorno che sta per morire e di notte che sta per cominciare. che contiene tutte le belle cose ancora calde della giornata e tutte le promesse di una notte ancora da vivere... se solo potessi inseguirei l'estate. con una valigia piena di stracci leggeri e colorati, come i sogni ed i pensieri. che pure quelli d'estate sembrano più leggeri e colorati. in inverno è tutto più pesante. persino il cibo che dobbiamo mangiare per scaldarci ed il vino che lo accompagna. solo il volo dei coriandoli riesce ad essere leggero e colorato in inverno. ma quello lo sappiamo solo noi viareggini. ed è l'unica cosa che apprezzo dell'inverno... anche perchè quando arriva è quasi primavera. e perchè l'amore per burlamacco mi fa sscordare "il naso ghiaccio"... ma vuoi mettere un tuffo alla lecciona e il profumo dei camucioli?

domenica 18 dicembre 2016

un amico

uno dei miei più grandi amici abita all'estero da qualche anno. sono più di venti anni che ci conosciamo e che ci vogliamo bene. manteniamo i contatti per telefono e messaggi e ogni tanto viene in Italia e ci vediamo. qualche giorno fa ha pubblicato su facebook una foto che lo ritraeva bello e felice e mi è venuto in mente che una decina di anni fa scrissi su un blog un racconto sulla nostra amicizia. è ancora attuale e quindi lo condivido su questo blog.

La prima volta che l'ho visto era estate, ad una festa in piazza, perchè il fidanzato di una mia amica era amico suo, e si fermò a salutarlo, mentre la mia amica mi diceva chi era. Perchè ne avevo sentito parlare tante volte come di una persona speciale ed affascinante, e quindi mi aveva sempre incusiosito.
Effettivamente lo trovai affascinante, almeno fisicamente, perchè come persona non lo potevo sapere. Nessuno ci presentò, eravamo nella confusione della festa e tra me e lui c'era qualche metro di distanza e parecchie persone. Questo non impedì ai nostri sguardi di incontrarsi, per un istante che durò pochi secondi, ma che dopo più di dieci  anni ricordo ancora.
Niente di che, anche perchè io ero in compagnia del mio allora fidanzato, lui era in compagnia della sua allora fidanzata, e comunque nessuno dei due provò particolare interesse, ma entrambi  avevamo riconosciuto qualcosa di nostro nell'altro. Anche se probabilmente dopo pochi minuti nessuno dei due avrebbe più pensato a quell'incontro...

Passò quasi un anno. Era una calda domenica di inizio estate. Sulla spiaggia vedo il fidanzato della mia amica che nel frattempo avevo un po' perso di vista, mi avvicino per salutarlo, per avere  notizie della mia amica, per chiedergli che ci fa su quella spiaggia che loro di solito non frequentano.
Mi dice che è venuto a trovare un amico, e mi indica lui, che lo sta raggiungendo. Questa volta me lo presenta, ci sono le condizioni per farlo. Io lo riconosco, lui no, ma non importa. Mi invitano a seguirli al ristorante, ma io rifiuto ringraziando. Per me la vita da spiaggia è mare, sole e frutta, preferisco cenare che pranzare, in generale, d'estate a maggior ragione, con il caldo che fa!
Saluto, auguro buon appetito, mi sistemo sulla battima, mi bagno e mi asciugo al sole e mi bagno di nuovo, godendo di quella assolata giornata di Giugno.
Dopo un paio d'ore i due amici tornano, e mi raggiungono mettendosi a conversare. Poi S. se ne va, fa troppo caldo, e poi la fidanzata, la mia amica,  lo aspetta per non so quale impegno, ci saluta e noi restiamo a parlare senza renderci conto del tempo che passa veloce.
Se ripenso a quel pomeriggio lo vedo come una scena di un film, quando il regista per far vedere lo scorrere del tempo inquadra i protagonisti nella stessa posizione, con lo stesso sfondo ma  con le luci cambiate. Ecco, noi eravamo li, sulla battima, alle tre del pomeriggio come alle cinque, alle sei, alle sette...cambiava l'altezza del sole nel cielo, e di conseguenza la luce ed i colori intorno a noi, e si allungavano le ombre sulla spiaggia, e diminuivano le persone e quindi le voci, ed i chiacchericci ed il vociare dei bambini lasciava il posto allo sciabordìo della risacca mentre i gabbiani iniziavano ad arrivare alla ricerca di qualche rifiuto commestibile lasciato dai bagnanti, ed i bagnini iniziavano a chiudere gli ombrelloni ed a rassettare la spiaggia. Uno di loro ci conosceva bene (perchè anche se non c'eravamo mai incontrati scoprimmo di frequentare la stessa spiaggia da un po') e passando continuava a chiederci cosa mai c'eravamo raccontati in tutto il pomeriggio, e quante cose avevamo mai ancora da dire, visto che non davamo cenni di cedimento... arrivarono le otto.
P. disse che a quel punto doveva comprarsi qualcosa di pronto per cena , perchè la sua quasi ex-ragazza, che ancora viveva con lui in attesa di trovarsi una nuova sistemazione, non era a casa, sarebbe rientrata in serata, dopo cena, e lui avrebbe dovuto comprare qualcosa da  cucinarsi e fare la spesa anche per l'indomani, ma ormai era tardi.
Io abitavo da sola, e buttai lì un invito molto informale, dissi che se voleva potevo offrirgli un piatto di spaghetti o un insalata. Lui accettò ma pose una condizione: doveva cucinare lui. Mi chiese se avevo gli ingredienti per fare la pasta di S.Lorenzo, una ricetta che aveva trovato su una confezione di pasta, che aveva provato e gli era piaciuta. Provò ad elencare gli ingredienti, avevo tutto.
Affare fatto, lui a casa sua per una doccia, io a casa mia per la doccia e per preparare gli ingredienti. Che gli feci trovare allineati sul piano di lavoro del mio angolo cottura da single!
Era un piatto molto estivo. Gli ingredienti tutti a crudo sul quale butti la pasta cotta che quindi diventa subito tiepida, condisci con un filo d'olio e via.
Ovviamente continuammo a conversare, come due vecchi amici, anche molto complici. Continuavamo a riconoscerci come c'eravamo riconosciuti in quello sguardo un anno prima...
Finimmo di parlare alle 5 della mattina! Solo perchè decidemmo di farlo, perchè in realtà avremmo potuto continuare! Infatti non avevamo affatto esaurito la voglia di raccontarsi, di confrontarsi, di spaziare dai discorsi futili ai grandi temi, dai discorsi seri agli scherzi. Lui se ne andò, io andai a letto. Dopo poche ore eravamo sulla stessa spiaggia, quasi nella stessa posizione del giorno prima, ed il nostro amico bagnino scherzava chiedendoci se per caso avevamo passato la notte lì.
Dopo qualche giorno il nostro chiaccherare si trasformò in flirtare, conservando però il sapore del gioco, insomma, eravamo un po' più che amici ma fondamentalmente, principalmente, amici.
Con lui stavo bene e dimenticavo le recenti delusioni, affettive e professionali. Ed anche i problemi, primo fra tutti la disoccupazione!
Dopo qualche settimana trovai lavoro su uno yacht, e così passai quasi tre mesi in Corsica, dove incontrai anche una persona per la quale persi la testa e il cuore.
Quando tornai rividi P. e ci raccontammo i nostri tre mesi, il mio amore per la persona conosciuta in Corsica, la fine della sua convivenza e quindi la chiusura definitiva della sua lunga storia, la sua storia estiva con una persona che conosceva da anni e che conoscevo anch'io, insomma riprendemmo a frequentarci e a raccontarci, come facevamo nelle lunghe giornate di sole e di mare. Questa volta passeggiando sul molo, gustandoci il salmastro di quel mare autunnale che tanto amavamo, o davanti al suo caminetto, bevendo un bicchiere di vino.
Poi una sera ci fu un fraintendimento, per telefono, ci capimmo male, ci spiegammo peggio, e il nostro rapporto si incrinò.
E forse a causa di un po' d'orgoglio, o forse perchè in quel momento i nostri sentimenti erano confusi, e cercavamo nell'altro cose che l'altro in quel momento non poteva o non voleva darci, o forse perchè i nostri sentimenti erano diversi da quello che pensavamo, facemmo una gran litigata, e non cercammo di chiarirci, perdendoci di vista.
E quando ci rincontrammo  l'estate successiva sulla stessa spiaggia ci evitammo accuratamente.
Quando dopo anni, ho avuto bisogno di un aiuto che professionalmente lui poteva darmi, ho esitato un po' ma poi ho chiamato, e lui è stato il solito. Come se ci fossimo salutati la sera prima, come se tutti quegli anni non fossero passati. E quello stupido litigio non fosse mai avvenuto.
Tra l'altro scoprimmo che conosceva benissimo la persona che che nel frattempo avevo incontrato ed era diventato mio  marito, o meglio lo conosceva quando mio marito era un bambino e lui un ragazzino, ed abitavano vicini.

Dopo un po'  ci perdemmo di nuovo di vista, questa volta per i diversi impegni familiari e per il diverso stile di vita. Lui ancora single impenitente, io sposata e con un bambino piccolo da accudire.
Nel frattempo avevo cambiato anche spiaggia, quindi gli incontri erano rarissimi anche in estate.
Poi lo incontro con una nuova fidanzata, lo vedo sereno, ne sono felice. Vengo a sapere dal "bagnino" della vecchia spiaggia, ancora in contatto con lui, che si è sposato e che proprio lui gli ha fatto da testimone! Bene, mai dire mai, non ci avrei mai  creduto...
E infatti, quando lo incontro e mi congratulo per l'avvenuto matrimonio mi dice che si è già separato...e sono passate solo poche settimane dal giorno del si! Mi dispiace. A lui no. Riconosce di aver fatto un errore. Ma la considera una tappa della sua vita che comunque gli ha dato molto.
Da allora non ci siamo  più persi, anche se i nostri diversi stili di vita ancora ci separano. Lui è tornato ad essere uno scapolo impenitente e per di più sempre in viaggio, io ho ripreso a lavorare ed ho un figlio che cresce e con lui crescono gli impegni.
Questa è la storia di una amicizia vera , che dopo più di dieci anni e qualche intoppo resiste ancora. Sempre più profonda, intensa, per qulacuno forse inconcepibile, incomprensibile. Per noi, che la viviamo, semplicemente bella.
Gli intoppi sono dovuti ai nostri caratteri, così simili. E' per questo che ci siamo "riconosciuti", subito, con uno sguardo prima, a pelle dopo.  Per noi guardare l'altro è come guardarsi alo specchio. A volte riconosciamo nell'altro i nostri stessi lati positivi, che ci fanno sentire bene, con noi stessi e con gli altri. Altre volte quelli negativi, che non ci piacciono. E allora lo facciamo notare all'altro. E nasce il confronto. Altre volte ancora invece, il lato negativo non ci piace proprio, prima in noi e poi  nell'altro, e viene la rabbia, e  nasce lo scontro.
Però siamo ancora qua. E quando iniziamo a parlare non ci fermiamo più. E sicuramente potremmo arrivare all'alba, come quel giorno di dieci anni fa. Ma adesso ci sono impegni che ce lo impediscono. Per fortuna, dopo tanti anni, ci capiamo al volo, a volte anche solo con un semplice sguardo, e quindi i tempi diconversazione si sono notevolmente ridotti anchese la voglia di raccontarsi e confrontarsi è rimasta la stessa.


altri anni sono passati, nel frattempo io mi sono separata, lui ha perso prima la madre e poi il padre, quindi i motivi per rientrare in Italia sono diminuiti per cui ci vediamo sempre meno. nelle foto che ogni tanto pubblica su facebook, comeho già scritto,  lo vedo felice. ha una nuova compagna incontrata dove vive ed è ancora affasscinante. non più un bel ragazzo  moro dallo sguardo tenebroso ma un affascinante signore brizzolato. ma soprattutto è ancora il  mio  grande amico P.

domenica 15 febbraio 2015

FEBBRAIO


febbraio. un mese che adoro. l'allungamento delle giornate è sempre più percettibile, corre veloce attraverso il carnevale e quando finisce è praticamente primavera.

qualcuno si aspetterà che dica anche che è il mese degli innamorati invece non lo dico perché per me si ama tutti i giorni e il massimo che faccio per san valentno, da sempre, è ricordare le persone che amo in senso universale.
mi piace tanto febbraio che lo scelsi pure come mese per sposarmi. ma in realtà fu un caso. volevamo andare in viaggio di nozze alle maldive e quello era il periodo giusto.
ed in febbraio è anche nato mio figlio. sempre per caso perché in anticipo sulla tabella di marcia che prevedeva la nascita quasi un mese dopo.
mi piace perché lo trovo il ponte verso l'estate. mi sa di giro di boa.
dopo febbraio mi sembra tutto in discesa.
anche se è solo una sensazione. 

giovedì 30 ottobre 2014

PENSIERI SULLA A12

qualche sera fa sono andata a Chiavari, invitata alla cena della consegna degli attestati di fine 1° livello del corso per sommelier di cui sono stata direttore di corso prima dell'estate. ci sono andata volentieri malgrado fossi stanca per essermi svegliata alle 6 e aver lavorato la mattina a scuola e il pomeriggio a casa. malgrado fosse una sera infrasettimanale e quindi  la mattina dopo dovessi di nuovo alzarmi alle 6 come ogni mattina. malgrado il forte mal di schiena che da giorni è tornato a farmi compagnia.
appena imboccata l'autostrada ho cominciato a pensare. tanto. forse troppo. ho persino deciso di non ascoltare musica mettendo un cd ma di ascoltare un programma radio e il notiziario. pensando di poter fermare i pensieri concentrandomi sulle parole dei conduttori. ma dopo poco mi sono accorta di non seguire i discorsi. mi sono accorta di non aver ascoltato nemmeno una notizia.
il cielo era bellissimo. sereno. stellato nonostante l'inquinamento luminoso. con uno spicchio di luna che somigliava all'immagine qui a fianco. solo che quello qui a fianco è il sole durante una eclissi. mentre quella era la luna. ma sto divagando. ecco, i miei pensieri l'altra sera facevano uguale... divagavano. facevo dei voli pindarici incredibili. da un pensiero all'altro senza collegamento. apparentemente. ma sicuramente nella mia mente un collegamento c'era. anche se bizzarro. e quando non c'era... forse c'era ma era inconscio.
il cielo stellato mi ha fatto pensare  a quando navigavo, e allora ho pensato a un mio lontano amore conosciuto proprio in quel periodo durante una sosta un po' più lunga in un porto. una storia importante durata  abbastanza a lungo per essere una storia iniziata per caso. l'unico colpo di fulmine della mia vita. uno dei pochissimi amori della mia vita.
l'autostrada che stavo percorrendo mi ha ricordato quando per lavoro sono stata due mesi  a Genova e tornavo a casa solo per il fine settimana e il pensiero di Genova mi ha riportato alla mente persone conosciute durante i miei 15 anni di lavoro nel mondo della nautica e quindi i miei 15 Saloni di Genova. ma mi ha riportato indietro anche di pochi mesi, quando per l'incarico che avevo avuto sono andata a Chiavari per una volta a settimana per due mesi. ho pensato che era fine primavera- inizio estate e le giornate stavano allungando, e io stavo bene. mentre adesso stanno accorciando, e io sto bene lo stesso. ho pensato che avevo già mal di schiena ma ancora non avevo avuto attacchi di lombalgia acuti e violenti. e che ancora non avevo fatto la risonanza magnetica e non avevo chiesto il consulto di un neurochirurgo. e non sapevo di avere due protrusioni. nome brutto che indica l'anticamera dell'ernia. nemmeno sapevo che a settembre avrei ottenuto il mio tanto atteso trasferimento in una scuola  di Viareggio. e che quindi sarebbe finita la mia vita da pendolare. dopo sei anni. e ancora non sapevo che l'estate sarebbe stata bizzarra dal punto di vista meteorologico. e nemmeno che sarei riuscita ad andare tre giorni in Franciacorta. e nemmeno immaginavo che avrei conosciuto chi poi ho conosciuto durante l'estate. e ho ricordato che ancora pensavo di essere innamorata. e forse lo ero. e che ancora pensavo che il mio rapporto, se pure traballante e in crisi da tanto, troppo tempo, forse era ancora recuperabile. e che forse non sarebbe mai finito. non ricordavo, in quel momento,  che invece tutto ha una fine (meno i würst che ne hanno due, come dicono i tedeschi) e che io l'ho sempre pensato. volevo credere ad una eccezione. senza non voler vedere che l'unica cosa che non aveva fine in quella storia era la reciproca sofferenza da quando qualcosa si era definitivamente rotto. e che non sapevo nemmeno esattamente cosa, si fosse rotto. e nemmeno esattamente quando. ma si era rotto. e che era già finito da tempo. quello che avevo creduto, ormai quasi cinque anni prima, essere "per sempre".... in realtà aveva una scadenza.  come lo yogurt. con la differenza che la data non è indicata da alcuna parte. in una cosa che in vita mia non avevo mai creduto essere possibile... per un periodo ci avevo creduto. e mi ero sbagliata.
in mezzo a pensieri spettinati come i miei capelli, aggrovigliati come i miei capelli... ma anche morbidi come i miei capelli... sono arrivata a Chiavari.
uscita autostrada, ristorante. ottima cena, e tante soddisfazioni. buoni vini, e alcune  gratificazioni. persone piacevoli. alcune molto simpatiche. peccato che anche se non siamo lontanissimi non siamo  nemmeno vicini vicini. perché alcune di quelle persone le frequenterei volentieri.
di nuovo in auto. di nuovo autostrada. di nuovo pensieri. tanti. forse troppi. ho faticato a tenerli fermi. cercavo di fissarli come fissavo la linea di mezzeria.
facevo il conto alla rovescia dei chilometri che mi separavano dal mio letto. e dei sogni ad occhi aperti che mi separano  dalla mia serenità. fine viaggio. uscita viareggio. pedaggio.  casa. letto. sonno. e ancora sogni. vita.



lunedì 13 ottobre 2014

ARROGANZA

mi dicono che sono logorroica. è vero. quindi non mi offendo. anche se non mi piace il termine perchè mi sa di negativo. di persona che parla troppo e magari anche a sproposito, di cose poco interessanti e in maniera troppo prolissa.che si parla addosso, insomma.
preferisco chiaccherona. che mi sa di persona che chiacchera spesso e volentieri, praticamente sempre,  ma in modo intelligente e interessante e forse anche pure simpatico.
mi dicono anche che sono logorroica pure nello scrivere. ma anche questo non è una novità. scherzo sempre autodefinendomi "graforroica". il mio prof di lettere del primo biennio alle superiori diceva che ogni tanto mi sarebbe dovuta cadere la penna. almeno avrei fatto una pausa per raccoglierla e per verificare se scriveva. meglio se si fosse rotta almeno avrei dovuto allungare la pausa per cercare un'altra penna.
ma non è di questo che volevo parlare... e nemmeno scrivere. ma a riprova di quanto sopra detto... se parto non mi fermo... l'introduzione era solo per dire che a volte sono anche sintetica. arrivo persino ad essere ermetica. stamani, per esempio, mi basta poco per descrivere quello che ho provato venendo al lavoro, imbottigliata nel traffico, osservando gli altri automobilisti:

VIVIAMO IN UN MONDO POPOLATO DA ARROGANTI. punto.

domenica 12 ottobre 2014

IL TRENO, IL VINO

e dopo il treno preso dopo secoli martedì, per andare a Firenze per la giornata dello champagne, c'è il treno preso di nuovo dopo solo due giorni, giovedì,  per tornare a Firenze per la presentazione della guida dell'Espresso. stessa stazione di partenza, praticamente stesso treno anche se con orario diverso (quello delle 8.10 anziché quello delle 9.10) stesse fermate. stesso caleidoscopio di immagini fuori dal finestrino, stesso assortimento di varia umanità dentro lo scompartimento, stesso groviglio di pensieri spettinati (come i miei capelli) dentro la mente, stesso intreccio di piacevoli sensazioni dentro l'anima.
ovviamente anche stessa corsa per raggiungere la stazione  da casa mia perché anche se stavolta cerco di calcolare bene i tempi, una serie di imprevisti casalinghi mi porta ugualmente a correre per non perdere il treno.
però stavolta riesco a fare il biglietto in stazione. ed anche a convalidarlo nell'apposita macchinetta! Viareggio ormai è una stazione di serie B. pochi treni, niente fermate per le varie frecce... rosse, bianche o azzurre che siano. biglietteria aperta solo in certi orari e solo una su sei. coda. impiegata lenta. signora gentile che mi fa passare avanti ché tanto doveva solo chiedere informazioni. annuncio treno, corsa nel sottopasso, scale salite di corsa, binario sbagliato, scale discese di corsa, e risalite di corsa stavolta al binario giusto, treno. al primo posto libero mi siedo e vedo una faccia conosciuta. una professoressa che insegna nella scuola dove lavoravo lo scorso anno. io ero nella sede distaccata ma ci siamo incrociate qualche volta e reciprocamente piaciute. ci salutiamo e intanto il caldo (già appiccicoso fuori),  aumenta per reazione alla corsa. camicia bianca pulita e ben stirata e ancora profumata di ammorbidente... già stropicciata. appoggio la schiena al sedile per rilassarmi e riprendere una respirazione e una traspirazione normali ma la poltroncina di plastica non aiuta. la camicia si appiccica ancora di più e diventa un tutt'uno con la mia pelle e con la plastica dello schienale. mi metto seduta senza appoggiarmi e mi  salta  un bottone della camicia, fortunatamente il più basso. ho sempre ago e filo in borsa. mai quando serve. perfetto. così, per non andare a giro con la pancia all'aria sarò costretta a tenere il giubbotto legato in vita tutto il giorno. tanto è freddo.... rido tra me e me. Fantozzi in confronto a me è un dilettante...
il treno si muove. partiamo. e ad ogni metro percorso e per ogni minuto che passa penso che la mia giornata fiorentina si avvicina. un'altra giornata tutta per me e dedicata alla mia passione: il vino a 360°... come mi piace dire... dalla vigna al bicchiere.
parlo con la prof.  mi dice del suo nuovo impegno come vicepreside. io le dico della nuova scuola dove ho chiesto ed ottenuto il trasferimento. di quanto sia contenta non solo per la vicinanza a casa ma anche per il tipo di laboratorio nel quale sono impegnata. tra le tante cose che ci siamo dette tra Viareggio e Lucca dove lei è scesa mi dice anche che ha sentito dire che sono in gamba sul lavoro. be'... son soddisfazioni, non si vive di solo pane. ci salutiamo. lei ha un appuntamento in provincia per la scuola. io, le dico, vado a Firenze a degustare i vini premiati come eccellenze dall'Espresso. scopro così che anche lei è sommelier e quindi, mi dice, un po' mi invidia.
resto sola con i miei pensieri. sto bene. da qualche settimana ho ripreso in mano la mia vita e ho deciso di coccolarmi un po'. di volermi più bene. di ascoltare di più il mio corpo e i segnali che mi manda. mal di schiena? si certo, la discopatia. l'inizio di ernia... ma anche fardelli che mi son portata sulle spalle e spesso anche inutilmente. e allora terapie farmacologiche per superare l'attacco acuto, fisioterapie per togliere dolori e contrazioni. ma adesso che sto meglio... ho capito che bisogna anche fermarsi quando si è stanchi. regalarsi momenti di relax. riposare il corpo ma anche la mente. fare cose piacevoli. trovare il tempo di fare attività fisica. e circondarsi di persone positive. sto facendo tutto questo. e i primi risultati stanno già arrivando.
a Montecatini sale un gruppo di vacanzieri tedeschi non proprio giovanissimi. li ascolto un po'. non per farmi i fatti loro ma perché voglio testare cosa ricordo della loro lingua che io amo ma che ormai non ho più molte occasioni di parlare.
ad un certo punto uno di loro va in bagno. arriva una ragazza e chiede se il posto è libero. lei parla solo italiano e loro solo tedesco. non si capiscono. lei capisce che è libero e si siede. loro dicono di no allora si alza. tra di loro si chiedono "chissà come si dice occupato in italiano" allora io dico loro come si dice e iniziamo a scambiare qualche battuta. mi fanno i complimenti per il mio tedesco e io invece chiedo scusa perché, dico,  ho dimenticato molto. però piano piano riaffiora tutto. dico loro che anche quando andavo spesso in Germania anche per lavoro all'inizio mi sembrava di non ricordare niente ma poi tutto mi tornava in mente piano piano. e aggiungo che se poi bevo un paio di birre dopo parlo benissimo, tanto bene che sembro nata a Berlino. li faccio ridere di gusto. ma chi l'ha detto che i tedeschi sono freddi? alcuni di loro sono ridanciani e goderecci. e anche piacevoli. riprendo a guardare il caleidoscopio fuori dal finestrino e la signora più vicina a me riprende a parlarmi. mi chiede dove ho imparato il tedesco e dove sono stata in Germania. io le dico che ho fatto solo un piccolo corso privato ma che sono stata spesso a trovare amici vicino ad Heidelberg, dove poi  mi ero anche iscritta all'università per fare un corso per stranieri che poi non ho fatto perché mentre ero là ad organizzarmi cercando casa e lavoro ho avuto un brutto incidente e sono rimasta in ospedale tre mesi e dopo sono rientrata in Italia. le chiedo da dove vengono. lei mi dice da un paesino piccolo del nord, vicino alla Danimarca e aggiunge che viene spesso in Italia, che ama tutta l'Italia ma che adora la Toscana. io le dico che effettivamente l'Italia è tutta bella ma che la Toscana è la regione più bella perché abbiamo tutto. le città d'arte, il mare, le montagne, la campagna...  in coro (anche con un'altra "frau" che si è unita alla conversazione) diciamo che la cucina è ottima. ridiamo per averlo detto insieme... e io aggiungo che c'è pure il vino buono... e un signore, unico uomo del gruppo, marito di una di loro indicandomi mi dice "e poi ci sono le belle donne".... che galantuomo. ringrazio. eh be'... anche queste son soddisfazioni. :-)
tra una chiacchera e l'altra arriviamo a Firenze. li saluto augurando loro un buon proseguo di vacanza. vado verso un bar. un caffè è quello che ci vuole. poi direzione Leopolda. dove incontro il mio amico giornalista che mi ha "regalato" la possibilità di entrare a questa manifestazione riservata agli operatori accreditandomi come collaboratrice della sua rivista. in realtà la collaborazione è appena appena cominciata ma spero che si svilupperà. io le idee ce l'ho. se trovo chi le apprezza poi me ne viene anche di più.
sono quasi emozionata. ho fatto cinque o sei edizioni di questa manifestazione ma sempre a fare servizio come sommelier. il primo anno poi, non ancora diplomata, solo come supporto ai sommelier. che guardavo con ammirazione sognando un giorno di indossare lo stesso smoking ma soprattutto di conoscere il vino come loro. ho indossato lo smoking ed ho imparato molte cose. sono come loro. forse, senza falsa modestia, anche meglio di alcuni di loro. li guardo e sono belli. eleganti e professionali. il colpo d'occhio è davvero bello.e mi congratulo con alcuni di loro e con i capo servizio. e con il responsabile nazionale dei sommelier. e con il segretario nazionale e con  il presidente. mi ricordo per un attimo quando ero di là dal banco. la tensione del prima,  la fatica del durante e la stanchezza del dopo. ma anche la soddisfazione a fine giornata. ma penso anche che oggi, finalmente dalla parte di qua, posso assaggiare, degustare e commentare con chi di vino ne ha masticato e "sputato" tanto. e ne ha fatto un lavoro.
si, il vino si sputa. questo lo scrivo per chi non è pratico di degustazioni professionali. alle manifestazioni dove si assaggiano molti vini, alle degustazioni tecniche dove si assaggiano e si valutano alcuni vini, alle degustazioni dei concorsi dove degustatori professionisti valutano e  premiano parecchi vini, alle degustazioni dove esperti e giornalisti valutano e "recensiscono" vini e  aziende e dove in una mattinata vengono assaggiati settanta-ottanta vini... ovviamente "si sputa"... pena l'ubriacatura o comunque la perdita di lucidità e capacità gustativa...
sono stata bene. ho rivisto facce amiche. ho salutato colleghi di altre delegazioni che non vedevo da tempo. ho rivisto "vignaioli" amici e ne ho conosciuti altri.  ho assaggiato (e sputato) parecchi vini. e come al solito mi sono sentita bravina quando ho dato giudizi che coincidevano con quelli di chi è avanti a me anni luce.
veniamo via che mi sembra tardissimo, per l'intensità della giornata. in realtà è solo primo pomeriggio. autostrada, chiacchere, risate, sosta caffè, considerazioni, complimenti, suggerimenti. ho ancora tanto da imparare, dico io, un po' sconsolata.  ma sono sulla buona strada, mi dicono. resto  perplessa e allora aggiungono che sono già brava...così dicono. e ci voglio credere. continuando a studiare e ad assaggiare.
e a sputare. son soddisfazioni (saranno un po' troppe per oggi?) che danno una impennata alla mia autostima.
casa, doccia, appuntamento per  prova di degustazione professionale di alcuni vini tra i quali un chianti, un chianti classico, un pinot nero toscano e alcuni IGT toscani. sarà che nel frattempo ho dovuto risolvere un problema imprevisto. e avevo quindi la testa altrove. sarà che ero stanca. sarà che le degustazioni si fanno la mattina. sarà che non avevo mai fatto una degustazione professionale "di valutazione" (avevo solo assistito a degustazioni di questo tipo come supporto per prendere le bottiglie a batterie di cinque alla volta dal frigorifero e/o dalla cantina e portarle ai degustatori). sarà  che non sono poi così brava... ma è stata una tragedia. e la mia autostima ha avuto un calo vertiginoso. sono riuscita a riderci sopra perché l'ironia e l'autoironia sono parte di me. però  non ero contenta...
ma mi ripiglio... eh, se mi ripiglio... alla prossima, amici degustatori professionisti che avete così tanta pazienza con me che sono alle prime armi...e grazie davvero. mi avete insegnato già tanto. adesso sta a me. stappare, degustare, sputare, considerare, esprimere giudizi.
imparare.





sabato 11 ottobre 2014

IL TRENO, LO CHAMPAGNE

erano anni, ma mi sembravano secoli, che non prendevo un treno. l'ultima volta era un treno per Parigi. vagone letto. non fa testo. perchè lo presi di sera. euforia da partenza, con famiglia al seguito. e soprattutto con figlio quattrenne... ai primi cenni di stanchezza letto e sonno. disturbato, a intermittenza, non come in un vero letto. ma sonno. e poi il risveglio. praticamente a Parigi. no. non fa testo. un treno regionale (come si chiama ora) praticamente un locale (come si chiamava allora) erano almeno una venticinquina d'anni che non lo prendevo. e l'ho preso due volte in tre giorni, solo andata, per Firenze. nel senso che per il ritorno sapevo di avere un posto in auto con amici che avrei trovato là. martedì a Palazzo Borghese per la giornata dello champagne. giovedì alla Stazione Leopolda per la presentazione della guida dell'Espresso.
martedì non sapevo cosa mi aspettasse sul treno. caos? sporcizia? ritardi? sono arrivata trafelata in stazione, che è vicinissima a casa mia  ma io sono in perenne ritardo. vivo spettinata e in ritardo. da una vita. da sempre. e poi non ho saputo calcolare la distanza e il tempo necessario per percorrere tale distanza a piedi. mentre correvo  nel sottopasso per andare a fare il biglietto hanno annunciato il treno in partenza. puntuale. dietrofront. non potevo rischiare di perdere il treno. mi sarebbe saltato tutto il programma della giornata. speravo di trovare velocemente il capotreno per fare il biglietto a bordo. chè se lo cerchi te paghi solo il biglietto. se ti trova lui paghi anche la multa.
montata sul treno praticamente al volo. e  trovato  il capotreno davanti. gli dico "buongiorno, cercavo proprio lei". e lui mi fa il biglietto. gentile e sorridente. prendo posto. treno pulito e abbastanza comodo. si parte.
guardo fuori il paesaggio che scorre. e penso. a tutto. a niente. ho la testa piena di mille pensieri ma leggera. mi sto regalando una giornata tutta per me dopo un periodo di tempo indefinito ma comunque troppo lungo. e per una delle mie passioni: il vino. passione nella passione: lo champagne.
sul treno mi guardo in giro. persone e personaggi di varia umanità. il tipo in carriera che non vedo ma sento, seduto qualche posto davanti a me.  che parla ininterrottamente al telefono. chiamate ricevute, effettuate. ha parlato con clienti, con superiori, con subordinati, con segretarie e forse anche con un'amico. o un'amica. o un/una collega con il quale però, dal tono, aveva più confidenza. il tutto a voce alta. due palle.
poi c'era la mamma giovane della quale, pure di lei, ho sentito solo la voce. dall'accento napoletano, che dava istruzioni ad una baby sitter, o a un marito lasciato a casa con il bambino piccolo o ad una nonna, su cosa dare da mangiare alla creatura, la quantità  e a che ora. ma lasciare le cose dette prima no eh? anche in questo caso... due palle.
poi i due signori, marito e moglie, dall'aspetto straniero ma italiani anche se parlanti uno strano dialetto del nord,  un po' agè. marito e moglie. lui dice che ha fame. lei gli dice che non è ora di mangiare. lui borbotta rassegnato tra se e se che lei deve sempre decidere tutto, anche a che ora si deve avere fame. allora lei, pure rassegnata, tira fuori un sacchetto e dal sacchetto un piccolo panino imbottito. si sorridono. non mi hanno fatto due palle. tutt'altro. mi hanno fatto  tenerezza.
passa il controllo biglietti. intanto Firenze e la mia giornata di champagne si avvicinano. passata Lucca che una volta non mi piaceva invece ha un suo perchè. passata Pescia che mi riporta ad un sabato mattina di più di 15 anni fa, quando alle 12 il mio travaglio finiva  e mio figlio nasceva. in quella cittadina scelta solo perchè aveva  un ospedale che favoriva il parto naturale e la dimissione precoce. passata Montecatini, che mi riporta invece ad una mia esperienza di teatro amatoriale di quasi 30 anni fa... passata Prato e i suoi cinesi (ma quanti sono?)... finalmente Santa Maria Novella. puntualissimo. Firenze. caffè, passeggiata, panino (solo qualche morso) mangiato senza fame per non andare a degustare a stomaco vuoto. palazzo meraviglioso. champagne. tanta gente. tutti interessati. tutti operatori. molti conoscenti. qualche amico. tanto ben di dio. peccato sputare. ma non puoi deglutire. al terzo assaggio non sentiresti più niente. tra le maison piacevoli sorprese, qualche conferma, alcune delusioni. sento esperti che danno giudizi che coincidono con i miei. e allora mi sento brava.  so di avere ancora molta strada da fare ma capisco di averne fatta parecchia.
ad un certo punto penso che la giornata sia finita...  ed è anche giusto che sia così anche se è ancora primo pomeriggio... invece mi aspettava ancora una piacevole passeggiata per Firenze (sempre meravigliosa) in ottima compagnia, un rientro verso casa ridanciano e un pit stop per la cena a Lucca in un locale slowfood dove incontro per caso anche altri amici. arrivo a casa stanchissima. ma con un senso di serena leggerezza.